Problemi con l'avvento del sonoro nel cinema
Il rifiuto iniziale per il sonoro è legato soprattutto agli ingenti sborsi economici che il passaggio alla nuova tecnologia avrebbe comportato. Inoltre si pensava che il linguaggio delle immagini avesse raggiunto un tale livello di perfezione che l’avvento del sonoro rischiava di corrompere.
Una certa titubanza era legata anche le probabili difficoltà tecniche cui si andava incontro (sincronia, velocità delle immagini e delle parole), oltre che alla difficoltà di distribuzione all’estero. Con il cinema muto infatti bastava tradurre le didascalie originali e sostituirle. L’introduzione della parola viene vista come una minaccia per l’universalità e l’unicità delle produzioni. Un timore che trova fondamento in quanto succede in Italia: l’avvento del sonoro e quello del fascismo sono quasi coincidenti e questo ha conseguenze importanti anche nella distribuzione cinematografica. È a partire da questo periodo, infatti, che si introduce in Italia una pratica destinata a durare fino ai giorni nostri, vale a dire il doppiaggio. Attraverso il doppiaggio non solo si traducono i dialoghi e si sentono parlare attori stranieri nella lingua del proprio Paese, ma si verificano vere e proprie manipolazioni dei dialoghi e dei contenuti dei film.
Si fanno strada nuove tecniche legate sia alla registrazione delle bande sonore che alla loro incisione e al loro missaggio. Una pratica assai comune che caratterizzerà il cinema parlato è quella del suono in presa diretta, vale a dire la registrazione del suono che avviene contemporaneamente alle riprese del film. Se il dialogo viene registrato in presa diretta vengono registrati anche i rumori. La presa diretta, a seconda dell’entità della produzione è più o meno costosa e contribuisce a migliorare o meno il lavoro. La presa diretta è un artificio tipico del cinema americano e francese, mentre in Italia è usatissima la tecnica del doppiaggio.
Continua a leggere:
- Successivo: Chaplin contro il sonoro
- Precedente: Primo cinema sonoro. "Don Juan" e "Il cantante di jazz"
Dettagli appunto:
-
Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
Altri appunti correlati:
- Storia del cinema del XX secolo. USA, Europa e autori italiani
- Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno
- Cinema italiano dopo il boom. Commedia, western e nuovi autori
- Cinema del Novecento in Europa
- Critica del cinema tra realtà, immagine e narrazione
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.