Chaplin contro il sonoro
Un grande regista come Charlie Chaplin inizialmente rifiutò in maniera categorica l’idea del passaggio al parlato. I film di Chaplin dal 1928 al 1936 saranno infatti film sonori, in cui la colonna sonora e la rumoristica sono utilizzati in maniera creativa e sempre originale, ma al contrario in questi film non troverà spazio il dialogo. Un film come "Luci della città" (1931) è esemplare: sonoro, ma non dialogato. Chaplin e i detrattori del sonoro consideravano l’introduzione della parola nel cinema un regresso e un ritorno alla dimensione teatrale, vanificando in tal modo gli sforzi del cinema di diventare sempre più un’arte visiva e aliena agli influssi letterari o teatrali.
In questi anni si arriva poi alla distinzione tra suono diegetico e suono extradiegetico. Il suono diegetico fa parte della diegesi, vale a dire l’universo narrativo della messa in scena, ciò che vediamo sullo schermo. Extradiegetico è un suono che non fa parte di tale universo, ma esiste indipendentemente da ciò che vediamo sullo schermo e si integra alla perfezione: nel caso specifico la colonna sonora.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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