Il cinema della scuola di Brighton. Williamson e Smith
James Williamson, George Albert Smith, Robert W. Paul, Cecil Hepworth. Nei film della scuola di Brighton, attrazione e narrazione si compenetrano, ma l’attrazione rimane elemento predominante che sorregge un debole pretesto narrativo. Ad esempio in "The Big Swallow" (1901) di Williamson un uomo si fa riprendere da un operatore e dopo essersi esibito si avvicina minacciosamente alla macchina da presa occupando l’intero quadro e, spalancando la bocca in primissimo piano, inghiotte l’operatore. La tendenza alla divisione dell’azione in diverse inquadrature comunicanti e/o correlate è già riscontrabile in un film di Smith del 1899, "The Kiss in The Tunnel" dove troviamo tre inquadrature a sezionare l’azione del treno che entra ed esce da una galleria (treno entra nel tunnel, due amanti che si baciano all’interno dello scompartimento, treno esce dal tunnel). Smith lavora anche sulla divisione in più inquadrature dello stesso spazio oppure sceglie di alternare le immagini di qualcuno che guarda a quello che l’osservatore sta guardando : "Grandma’s Reading Glass" (1901) composto interamente da inquadrature in campo totale di una nonna e di un bambino seduto allo stesso tavolo e da inquadrature ravvicinate degli oggetti che il bambino vede con la lente della nonna. Williamson è invece più interessato a lavorare sulla continuità d’azione tra inquadrature girate in spazi diversi. In "Stop Thief" (1901) Williamson mette in successione più inquadrature di spazi diversi ma contigui per rappresentare l’inseguimento di un ladro. L’inseguimento diventa una modalità ricorrente del cinema narrativo e emblema di un racconto linearizzato e che sfrutta il montaggio. "Fire!", sempre di Williamson, esempio più articolato e complesso: una casa inizia a bruciare, i pompieri intervengono, uno di questi soccorre un uomo intrappolato in casa e, subito dopo, ne salva anche la figlia. Alternanza tra interno ed esterno, concatenazione dei legami causa-effetto, mancanza di dissolvenze a favore invece di stacchi netti tra un’inquadratura e un’altra, prima che l’azione sia conclusa, uso corretto dei raccordi di direzione, macchina da presa che ha il dono dell’ubiquità e mostra allo spettatore il principio d’incendio prima ancora che il protagonista della vicenda se ne accorga. "Mary Jane’s Mishap" (1903) di Smith. Film importante in quanto composto a quadri, cioè a inquadrature fisse, dove però per la prima volta il punto di vista fisso viene spezzato per mostrare dei dettagliUn compendio di tutte le conquiste della scuola di Brighton: sovrimpressioni, sviluppo lineare della storia nelle varie inquadrature, montaggio narrativo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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