Modo di rappresentazione primitivo e modo di rappresentazione istituzionale
Noël Burch : Distinzione tra MRP (modo di rappresentazione primitivo) e MRI (modo di rappresentazione istituzionale)
Tom Gunning : Distinzione tra attrazione (MRP) e narrazione (MRI)
Il cinema rappresentato attraverso il MRP ha come scopo principale quello di stupire e coinvolgere lo spettatore in quella che è sostanzialmente un’attrazione e non ancora una forma d’arte. Fondamentale è l’impressione di realtà: il solo movimento delle immagini provoca grandi sensazioni allo spettatore. Le origini del movimento sono sconosciute a chi fruisce dello spettacolo cinematografico e quindi portano con sé una forte capacità attrazionale. La tecnica di ripresa è legata ad un’unica veduta (view). L’attrazione è molto legata all’indipendenza che una veduta presenta. Nel cinema delle origini ciascuna veduta è autosufficiente. L’elemento basilare del MRP consiste in una concezione autonoma dell’inquadratura che rappresenta il fulcro della rappresentazione e non il montaggio. Nel cinema primitivo, tendenzialmente, la comunicazione fra inquadrature è minima o mancante. Il film è una giustapposizione di singole scene. Ogni piano, prima di lasciare il passo al successivo, deve esaurire l’azione che si sviluppa all’interno del quadro. Nelle inquadrature del cinema primitivo possiamo poi individuare caratteristiche ricorrenti come la fissità della cinepresa, tendenzialmente in posizione frontale, un’ illuminazione uniforme e il mantenimento di una discreta distanza fra la macchina da presa e gli attori. Non è ancora stato messo a punto un sistema di raccordi tra le inquadrature che permetta loro di dialogare l’un l’altra, fluidificando la naturale discontinuità dei cambi. Nel MRI è il racconto a diventare l’elemento fondamentale, grazie alla dialettica tra inquadrature non che sono più elementi autonomi al solo scopo di mostrare ma tendono a integrarsi nella più vasta unità narrativa del racconto. In tal modo si viene a creare quella linearità narrativa delle inquadrature che non hanno più funzione autonoma e autosufficiente, ma vengono poste in relazione ad altre, creando così un racconto e comunicano tra loro grazie all’apporto fondamentale del montaggio.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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