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Innovazione del codice italiano del 1942: l'unificazione del diritto privato


L’innovazione più importante del codice del 1942 è costituita dall’unificazione del diritto privato.
L’obiettivo viene raggiunto estendendo in maniera soddisfacente a tutti i rapporti, regole fino a quel momento esclusive del commercio.
Tutta l’attività economica produttiva viene così disciplinata in un unico testo normativo, e anzi ne diviene il centro, facendo leva dal punto di vista soggettivo sull’imprenditore, dal punto di vista oggettivo sui concetti di impresa e azienda.
Viene infine dato risalto al lavoro subordinato.
Ecco quindi i libri:
Libro IV: “Delle Obbligazioni”
Dedicato al rapporto obbligatorio in generale e alle fonti delle obbligazioni.
In proposito spicca il nuovo ruolo del contratto, che non è più solo un modo di acquisto della proprietà, ma è fonte di obbligazioni.
Libro V: “Del Lavoro”
E’ il libro più innovativo, ma anche quello in cui più si avverte l’impronta del regime.
Libro III: “La Proprietà”
Costituisce pur sempre, insieme all’impresa e al lavoro, uno dei tre filoni fondamentali del nostro codice, ma la sua sistemazione è sostanzialmente assai lontana dal mito intangibile del Code Civil.
Libro VI: “Della Tutela dei Diritti”
Disciplina una congerie disparata di materie e istituti, che secondo alcuni troverebbero un collegamento teleologico, avendo tutti una funzione strumentale per assicurare, in via preventiva o in via successiva, l’attuazione del diritto soggettivo, ma che, più propriamente, può essere definito residuale.

Il codice del 1942 non è niente di analogo al Code Civil; certamente sarebbe stato sciocco, caduto il fascismo, riportare in vigore il vecchio codice del 1865, ma il codice del 1942 non è certo una svolta fondamentale.
Le vecchie idee erano logore, ma non erano ancora mature le nuove, anche se del rinnovamento, come testimonia la sistemazione della proprietà cui si è appena accennato, si avvertono i primi sintomi.
Caduto il regime fascista, non si è messo mano seriamente a nuove codificazioni civilistiche.
In Italia, come altrove, le trasformazioni della società sono troppe e troppo rapide per consentire quella riflessione, quella sedimentazione delle idee, che sono il presupposto fondamentale di un processo codificatore.

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