Storia del sistema di welfare in Italia
In Italia non c'è un unico sistema di welfare che è rimasto invariato. In Francia ad esempio è rimasto sempre assicurativo (con adattamenti e trasformazioni). In Svezia è da sempre universalistico-istituzionale. Sono paesi con continuità di modelli. Invece in Italia così come in Grecia Spagna Portogallo c'è discontinuità. Si passa infatti attraverso tre forme di welfare +1 variante. La maggior parte del welfare è sanitario.
Prima fase 1861-1924 dall'unità al prefascismo. Fase liberale. Le politiche sono di tipo residuale.
Lo Stato non si fa carico della tutela sanitaria. Chi se ne occupa? Famiglia o chiesa.
Quando queste non possono intervenire, interviene lo Stato. L'assistenza riguarda i poveri, chi non ha famiglia né lavoro. Interviene il medico condotto alle dipendenze dei comuni.
Seconda fase 1924-1978 periodo fascista e repubblicano. È il periodo assicurativo.
La tutela è a carico di una assicurazione, privata o pubblica. Chi lavora ha la copertura assicurativa mutualistica. Si chiama anche fase meritocratica o lavorativa. Il periodo si divide nelle due varianti autoritaria e democratica.
Terza fase dal 1978 ad oggi. Legge 833/78, del servizio sanitario nazionale. Il sistema è universalistico-istituzionale. Si è tutti uguali e la gestione è diretta nazionale.
Prima fase 1861-1924 dall'unità al prefascismo
Il sistema sanitario risponde alle esigenze dei cittadini?
Non ci sono resoconti, statistiche che diano un quadro unitario e anche gli storici sono limitati.
La situazione è differenziata a seconda dei regimi politici e delle scelte degli Stati. I vari regni avevano infatti legiferato con sistemi sanitari differenziati.
Nello Stato Pontificio specie in Lazio e in particolare a Roma c'era una concentrazione di Opere Pie. Rispondono ai bisogni di assistenza. Soprattutto al centro-nord, assente al sud.
In Toscana e nel centro-nord ad esempio Emilia-Romagna ci si differenzia per la presenza di medici condotti (tradizione comunale). Non ci sono al sud e poco al nord-est.
Nel Lombardo-Veneto da fine 1700 si erano sviluppati molti servizi socio-sanitari.
L'impero aveva posto più attenzione e ciò rimase anche con l'unità d'Italia.
A Napoli c'è la più grande facoltà di medicina del paese fino alla fine del 1800.
Ragionando più in termini di annessione che insurrezione la maggior parte della normativa del regno di Sardegna viene acquisita dal regno d'Italia.
Nel 1865 comunque la normativa è limitata e schematica, che non trasforma i sistemi sanitari.
La prima vera legge o codice di ordinamento sanitario verrà emanato nel 1888 da Crispi e fortemente da lui voluto infatti fu votato con fiducia.
È un presidente del consiglio che Bismarkeggia.
Nel 1890 sempre Crispi fa approvare la legge sulle Opere Pie. Anche la legge 328/2000 ha come antecedente questa del 1890. Sono due capisaldi.
Con queste due leggi si disciplina tutta l'igiene e la sanità pubblica e tutti gli enti ospedalieri.
Come mai si deve aspettare 27 anni? Nonostante che i progetti e i disegni di legge furono diversi? L'approvazione fu sostenuta anche da epidemie di colera, anche nelle grandi città. Queste fanno scalpore tramite giornali.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Barbara Pavoni
[Visita la sua tesi: "L'evoluzione della valutazione nel pubblico impiego"]
- Università: Università Politecnica delle Marche
- Facoltà: Economia
- Esame: Sociologia delle aziende pubbliche e sanitarie
- Docente: Maria Giovanna Vicarelli
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