Gli appunti affrontano le fasi più importanti dello sviluppo storico-culturale del cinema, dalle origini con i fratelli Lumière al cinema post-moderno, e illustra quelle che sono alcune delle tecniche cinematografiche più importanti, allo scopo di fornire gli strumenti per una corretta analisi tecnica e interpretativa dei film
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno
di Roberta Carta
Gli appunti affrontano le fasi più importanti dello sviluppo storico-culturale del
cinema, dalle origini con i fratelli Lumière al cinema post-moderno, e illustra
quelle che sono alcune delle tecniche cinematografiche più importanti, allo
scopo di fornire gli strumenti per una corretta analisi tecnica e interpretativa dei
film
Università: Università degli Studi di Cagliari
Facoltà: Beni culturali
Esame: Storia del cinema e analisi dei film
Docente: David Bruni1. Nascita del cinema
Il 28 dicembre 1895 è la data convenzionale della nascita del cinema, quando al Gran Cafè di Parigi si
tenne la prima proiezione di un film a pagamento.
Per la prima volta, cioè, si hanno degli spettatori che comprano un biglietto per vedere una serie di film,
ciascuno dei quali della durata di 1 minuto.
In realtà, il cinema nasce incorporando a sé tutte le arti plastiche e la fotografia.
Secondo il critico cinematografico Andrè Bazin, procedendo attraverso un’analisi psicoanalitica di queste,
si scopre che tutto ha origine dal cosiddetto “complesso della mummia”: la statuaria egizia nasce in ambito
religioso come risposta alla necessità di sconfiggere il tempo, così come il ritratto risponderà in seguito alla
necessità di sconfiggere la morte spirituale.
Nel XV secolo la prospettiva porterà a una vera e propria ossessione per il realismo e nel XIX l’invenzione
della fotografia permetterà di catturare immagini in movimento e quindi di fare una sorta di “calco della
realtà”.
Il cinema, dopo di essa, permetterà inoltre di restituire la durata di un evento.
Pur dovendo essere considerato un’invenzione internazionale, inventori del cinema sono considerati i fratelli
Louis e Auguste Lumiere, i quali brevettano il cinematografo.
Grazie a questo dispositivo era possibile riprendere e proiettare immagini in movimento con una loro durata.
I concorrenti dei fratelli Lumiere furono diversi: Reynauld brevetta il prassinoscopio, perfezionato poi nel
teatro ottico, il quale permetteva di ottenere immagini in movimento soddisfacenti ma più simili a disegni
animati; Etienne Marey brevetta invece il cronofotografo, che mancava però del momento della perforazione
(le immagini, nella loro successione, non uscivano in maniera ordinata); Edison e Dixon brevettano invece il
kinetoscopio, dispositivo formato da un cassettone di legno dotato di un oculare da cui era possibile
guardare le immagini animate ma solo da uno spettatore alla volta.
Il primo film dei fratelli Lumiere, di cui esistono diverse versioni, ritrae l’ingresso nella fabbrica Lumiere da
parte dei loro operai. La seconda versione fu girata alcuni mesi dopo rispetto alla prima e lo si nota dai
diversi abiti e dalla presenza di biciclette piuttosto che di carri trainati da cavalli. Il film è composto da
un’unica inquadratura, molto breve e ripresa con la macchina da presa fissa. L’assenza di movimenti di
macchina è bilanciata dal grande dinamismo dei personaggi che si muovono davanti ad essa.
Tra i film più interessanti dei fratelli Lumiere, il film che ritrae Auguste Lumiere in compagnia della moglie
e della figlia, considerato il primo “home movie” della storia del cinema.
“L’innaffiatore innaffiato” è invece considerato il primo film comico: gli effetti comici sono piuttosto
immediati e anche abbastanza rozzi ma, al contempo, efficaci. Evidente è la tendenza a predisporre tutti i
personaggi al centro dell’inquadratura in virtù dello sviluppo narrativo.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno Nel film “La partita a carte”, che ritrae invece Antoine Lumiere, il dinamismo deriva dalla presenza del
cameriere che, a destra e in secondo piano, compie movimenti scomposti e frenetici.
Il film dei Lumiere in assoluto più conosciuto è “L’arrivo del treno alla stazione di Ciotat”, di cui
esistono diverse versioni. Il treno arriva in diagonale in campo lungo da destra fino sino al primo piano a
sinistra. Questo aspetto compositivo conferisce un notevole senso prospettico, accentuato dal chiaroscuro e
dal dinamismo del profilmico (tutto ciò che si trova davanti alla macchina da presa).
Altro film interessante è intitolato “Demolizione di un muro”.
Durante le riprese, un’inconveniente costrinse a dare al film un andamento comico: grazie a un effetto di
rewind in seguito alla sua demolizione il muro sembra ricostruirsi da solo.
I fratelli Lumiere realizzano poi una serie di film dedicati a Lione, loro città natale, e altri dedicati a scorci
panoramici di città come Londra, Dublino, Venezia, ecc.
I soggetti privilegiati sono gli operai, a partire dagli stessi operai delle fabbriche Lumiere, ma anche gli
scorci cittadini.
Tutti i film si compongono di una sola inquadratura, di durata breve e priva di movimenti di macchina. Il
dinamismo delle scene deriva dai movimenti dei personaggi che si muovono davanti alla macchina da presa.
Per quanto riguarda il cinematografo come invenzione, in esso si possono individuare, al di là delle
comparazioni che si potrebbero fare con gli attuali strumenti cinematografici, pregi e difetti.
Un pregio è sicuramente la sua reversibilità, essendo in grado di riprendere le immagini in movimento ma
stampare anche i positivi e proiettarne i risultati, e l’essere maneggevole rispetto ai dispositivi brevettati dai
concorrenti dei Lumiere.
Tuttavia, il cinematografo era sì solido, ma non abbastanza da poter essere posto su un supporto ed essere
spostato, da cui deriva l’assenza di movimenti di macchina nei film.
Inoltre, la pellicola da 17 m non permetteva di realizzare film della durata maggiore di 50 secondi e, una
volta terminata, sostituirla con un’altra pellicola da 17 m richiedeva un enorme quantità di tempo.
In tutti i film notiamo sempre un via vai di persone e oggetti che si muovono nel campo, escono e rientrano.
Questo sottolinea la presenza di un fuori campo, che potremmo anche non vedere mai, ma che per lo
spettatore esiste.
La dialettica tra campo e fuori campo diventerà fondamentale quando il cinema assumerà un’impronta
narrativa.
Tutti i film dei fratelli Lumiere sono realizzati nel 1894, nel 1895 si registra la prima proiezione a
pagamento e fino al 1897 la quantità di film prodotti si moltiplica.
Nel 1897 si registra la prima contrazione fino al 1905, anno in cui i film realizzati dai Lumiere è pari a 0.
Nonostante questo, si può parlare di una vera e propria scuola di estetica dei Lumiere: i film, realizzati per
la stragrande maggioranza dai loro operatori, erano curati dal punto di vista compositivo e rispettavano tutta
una serie di convenzioni conformi allo spirito del tempo.
Particolare è il carattere documentaristico che si può individuare in questi film che, consapevolmente o
meno, forniscono a noi spettatore odierni informazioni dal punto di vista storico e culturale dell’epoca in cui
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno essi sono stati girati.
Per poter parlare tuttavia di documentario bisognerà aspettare agli anni a metà degli anni 10 quando, durante
e subito dopo la Grande Guerra, il cinema permetterà di fornire giudizi sugli avvenimenti ripresi.
Si parla più che altro dei film dei Lumiere come di vedute, cioè diapositive fotografiche in movimento.
Si è spesso parlato di Louis Lumiere come del padre del cinema di impianto realistico, che evidenzia cioè un
atteggiamento mimetico nei confronti della realtà, ma anche come dell’ultimo pittore impressionista.
Pur non avendo egli interessi nel cinema dal punto di vista espressivo, i film Lumiere affrontano alcuni dei
problemi affrontati dai pittori impressionisti, come la luce e l’aria.
Dal 1894 fino alla metà degli anni 10 il cinema è fondato sul modo di rappresentazione primitiva, in quanto
tutti i film sono basati su una sola inquadratura, considerata l’elemento attorno al quale il film ruota.
Tali film sono perciò detti monopuntuali.
Dal 1902 si cominciano a realizzare film pluripuntuali, costituiti cioè da più inquadrature che, tuttavia,
faticano a raccordarsi con le altre come se ciascuna inquadratura fosse a sé stante.
Dal 1894 al 1908 inoltre domina il cosiddetto sistema delle attrazioni mostrative, in quanto scopo dei film
non è tanto quello di raccontare quanto quello di attrare lo spettatore e mostrare oggetti, persone, ecc.
Questo si contrappone invece al sistema di integrazione narrativa, che domina invece negli anni tra il
1908 e il 1915.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno 2. George Melies
In questo arco di anni troviamo un altro colosso del cinema delle origini: George Melies.
Melies nasce nel 1861 e svolge l’attività di illusionista negli studi Robert Houdin, da lui acquistati negli
anni 80 del XIX secolo.
Nel 1895 è tra gli spettatori della prima proiezione a pagamento dei fratelli Lumiere, ai quali chiede di
cedergli una copia del cinematografo, proposta che i due fratelli non accettano.
Melies riuscirà in seguito ad acquistare un dispositivo simile, il bioscope, che adatterà e utilizzerà per
produrre film da inserire all’interno dei suoi spettacoli.
Egli abbandona poi il teatro e si dedica esclusivamente al cinema: i suoi film sono la prosecuzione logica
della sua attività da illusionista, quindi hanno molto a che fare con trucchi, effetti speciali e numeri di magia,
motivo per cui per molti anni Melies sarà considerato il padre del cinema di finzione.
Melies fonda la sua casa di produzione, la Star Film, producendo circa 500 film.
A partire dal 1913, il suo cinema viene declassato in favore di film drammatici e film comici, portando
Melies ad abbandonare il cinema e lavorare come venditore di caramelle e giocattoli.
Caratteristica principale dei suoi film è la teatralità. Se con i fratelli Lumiere motivo ricorrente era la
diagonale, nei film di Melies troviamo esclusivamente il punto di vista frontale: come se uno spettatore
immaginario fosse seduto davanti a un palcoscenico teatrale, vediamo i personaggi che entrano in campo da
destra o da sinistra ed escono dal lato opposto e che interagiscono con il pubblico tramite l’“interpellazione”,
fondali di carta pesta e dipinti, ecc.
Altra nozione è quella del trucco: nei film di Melies l’impianto narrativo diventa un pretesto per infarcire il
film di trucchi ed effetti speciali. (Melies come codificatore del cinema come spettacolo).
A proposito dei film di Melies, a posteriori si è spesso sottolineato la quasi totale assenza di montaggio e la
possibilità invece di identificarli nel “tableau” essendo la dimensione predominante quella pittorica/teatrale.
Forme di montaggio in realtà le troviamo presenti sia legate al trucco sia come comunicazione tra
un’inquadratura e quella successiva, come nel caso del raccordo di direzione e della dissolvenza incrociata.
Il film più famoso di Melies è intitolato “Il viaggio sulla luna”, del 1902 e della durata di 10 minuti.
Del film esiste una copia a colori, recuperata nella Biblioteca Catalana e restaurata digitalmente nel 1999 in
occasione del Festival del Cinema di Cannes.
L’assetto del film è prettamente teatrale: i personaggi entrano ed escono di scena, il punto di vista è frontale,
i fondali sono dipinti e non ci sono movimenti di macchina.
Il film è costituito da 15/20 inquadrature in cui vediamo quelli che sono i personaggi ricorrenti dei film di
Melies:
• gli astronauti
• la luna
• personaggi decapitati
• danzatrici.
Tutto è concepito per immergere lo spettatore nella dimensione fantastica.
Evidente è anche l’elemento ludico, legato alla dimensione parodistica, anch’essa tipica dei film di Melies.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno La scena più celebre del film ritrae la Luna che dalla profondità di campo passa in primo piano e la nave che
si schianta al suolo mentre gli astronomi comunicano con i seleniti, cioè gli abitanti della Luna.
Vi sono 4 inquadrature in particolare che comunicano tra loro tramite il raccordo di direzione legato al
movimento del razzo nel suo ritorno dalla Luna alla Terra.
Questo film, nonostante sia molto lontano dalla visione moderna di cinema, è rimasto nell’immaginario
collettivo al punto tale che nel 1996 il gruppo musicale Smashing Pumpkins lancia la canzone “Tonight,
Tonight” accompagna da un video che è una rilettura in chiave post-moderna e sentimentale de “Il viaggio
sulla Luna”; nel 2007 Brian Selznick scrive “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”, una graphic
novel dove dietro al personaggio di Hugo Cabret vi è chiaramente George Melies.
Altro film cardine del cinema delle origini è “La grande rapina al treno”, diretto nel 1903 dal registra
americano Porter.
Il film ha una durata di circa 10 minuti, è composto di una quindicina di inquadrature e assume particolare
importanza perché:
• è un colossal, definizione dovuta al fatto che per la sua realizzazione fu necessario un grande impegno
produttivo e circa 40 tra attori e comparse
• contiene un primo embrione di sceneggiatura.
La gran parte del film è caratterizzata dal campo medio, cioè da un’inquadratura in cui vi è equilibrio tra le
figure umane e l’ambiente. Solo nella scena finale troviamo un primo piano.
Nella prima inquadratura i banditi fanno irruzione in un edificio postale e dalle finestre, tramite l’utilizzo del
mascherino contro mascherino, è possibile scorgere il treno (fotogramma realizzato in un secondo momento
e poi fatto combaciare con il primo).
Nelle successive inquadrature si notano leggeri assestamenti panoramici, ovvero la rotazione della macchina
da presa sul proprio asse.
Successive inquadrature sono ambientate nuovamente nell’ufficio postale ma essendo collocate troppo
distanti fra loro, la comunicazione tra queste e la prima non si instaura.
In tutte la macchina da presa mantiene una certa distanza dall’azione, impedendo allo spettatore di entrare
nel vivo della storia e dei personaggi, di cui non sappiamo né il nome né lo stato d’animo (nel cinema degli
anni successivi la macchina da presa farà uso del piano ravvicinato per guidare l’attenzione dello spettatore
sui personaggi).
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno 3. Il cinema muto
Con l’espressione cinema muto si intende l’insieme dei film prodotti dal 28 dicembre 1895 al 1927, anno in
cui, con il film “Il cantante di jazz” diretto da Alan Crosland, si ha il passaggio da cinema muto a cinema
sonoro.
Questo passaggio in realtà avviene molto lentamente e richiede uno sforzo enorme per la conversione degli
strumenti tecnologici ed enormi costi dal punto di vista economico.
In Italia, per esempio, il primo film sonoro arriva nel 1930 con “La canzone dell’amore” diretto da
Gennaro Righelli.
Quando si parla di cinema muto, si è spesso convinti che tutti i film muti fossero privi di qualsiasi
componente sonora e che fossero tutti in bianco e nero.
In realtà, i film muti non furono mai totalmente privi di componenti sonore: le sale dove venivano riprodotti
i film non erano esclusivamente adibite alla proiezione, per cui capitava spesso di sentire il rumore del
proiettore stesso e il chiacchierio del pubblico.
Era frequente la presenza di un “imbonitore” che anticipava alcuni eventi del film per giocare con le attese
del pubblico e, in seguito all’introduzione delle didascalie, aiutava il pubblico analfabeta nella loro
comprensione.
I film erano accompagnati spesso da una componente musicale che variava di serata in serata (musicisti,
orchestre, carillon)
Per quanto riguarda la componente cromatica, i film muti venivano realizzati in bianco e nero ma colorati in
seguito con diversi metodi di colorazione:
• Colorazione a mano con dei pennelli appositi, procedimento faticoso e molto costoso, preferito da Meliès.
• Colorazione a tampone, che dava una componente policroma a ciascun fotogramma.
• Imbibizione e viraggio, insieme o separate, davano a ciascun fotogramma una sola componente
cromatica.
Il colore era un modo per conferire al film un certo grado di drammaticità.
Caratteristica dei film muti era la velocità di proiezione e ripresa variabile: tendenzialmente non poteva
essere inferiore ai 14 fotogrammi al secondo, mentre con il cinema sonoro si stabilizzerà a 24 fotogrammi al
secondo intorno alla metà degli anni 20.
Nel 1926, con l’uscita del film-documentario “Moana” diretto da Flaherty, il cinema conosce il passaggio
dalla pellicola ortocromatica alla pellicola pancromatica.
La pellicola ortocromatica era molto sensibile alla luce, quindi rendeva alla perfezione la profondità di
campo e la tridimensionalità, ma poco sensibile ad alcune radiazioni dello spettro cromatico (poco al giallo e
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno al verde, per nulla al rosso).
La pellicola pancromatica invece era poco sensibile alla luce e molto sensibile a tutte le radiazioni dello
spettro cromatico, perciò rendeva le immagini e la gamma di grigi molto più morbidi.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno 4. Il cinema muto italiano
Nel 1896 in Italia arriva il cinematografo.
Tuttavia, fino al 1905, non si può parlare dell’Italia come di un polo di produzione cinematografica in
quanto si limitava in questi anni alla sola distribuzione e al solo esercizio.
Nel 1905 esce “La presa di Roma”, primo film italiano, diretto da Filoteo Alberini.
Il film viene definito film storico in 7 quadri:
• film storico perché ha per soggetto un evento fondativo dell’identità nazionale italiana, ovvero la breccia di
Porta Pia.
• In 7 quadri perché costituito da 7 inquadrature.
A partire dal 1908 e fino al 1915 il cinema italiano conoscerà un lungo periodo di fioritura che lo porterà ad
essere punto di riferimento per tutte le altre cinematografie.
In questi anni si formano anche i principali poli produttivi: Roma con la casa di produzione Cines, Torino
con l’Ambrosio e l’ItaliaFilm, poi Milano, Genova, Napoli e Catania.
Si delineano anche i punti di riferimento dei generi:
• Film colossal mitologico, ovvero film che comportavano un grande sforzo produttivo e che raccontavano
vicende ambientate nell’antica Roma.
Tra questi ricordiamo “La caduta di Troia”, film del 1911 diretto da Pastrone e Borgnetto, “Quo vadis?”
del 1913 di Guazzoni e “Cabiria”, film del 1914 diretto da Pastrone e punto di arrivo del colossal
mitologico.
• Melodramma mondano di gusto d’annunziano, fino a poco tempo fa chiamato “cinema in frac”. I
personaggi di questi film vivono una vita priva di problemi di natura economica e sociale, ricca di colpi di
scena e costantemente divisi tra pathos ed eros. Il melodramma di gusto d’annunziano contribuirà allo
sviluppo del fenomeno del divismo all’interno dello star system italiano.
• Dramma realista, che narra eventi drammatici con una evidente impronta realista, considerato per molto
tempo predecessore del neorealismo.
Mentre il cinema italiano di questi anni valorizza soprattutto la messa in scena, quindi la profondità di
campo e le inquadrature lunghe, il cinema americano punta su inquadrature brevi e il ritmo frenetico che
valorizza l’impronta narrativa.
Nel 1914 Giovanni Pastrone dirige “Cabiria”, film più importante della storia del cinema muto italiano.
Aspetto particolarmente interessante di questo film è la storia della sua produzione: Pastrone, infatti, aveva
ideato una strategia di marketing culturale e per l’epoca molto all’avanguardia.
Per raggiungere un pubblico di media-alta borghesia, Pastrone aveva intuito che era necessario appoggiarsi a
nomi di persone famose per nobilitare il film dal punto di vista intellettuale: per questo motivo chiede a
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia del cinema: dal cinema delle origini al cinema post-moderno