L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze sulla storia dell’istituzione museale in quanto tale e sulla storia delle più importanti istituzioni museali nazionali e internazionali.
Vengono fornite indicazioni anche dal punto di vista tecnico, in particolare sulle pratiche curatoriali in atto e sulle figure professionali attualmente all’interno delle istituzioni museali.
Anno Accademico 2018/19
Museologia
di Roberta Carta
L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze sulla storia
dell’istituzione museale in quanto tale e sulla storia delle più importanti
istituzioni museali nazionali e internazionali.
Vengono fornite indicazioni anche dal punto di vista tecnico, in particolare sulle
pratiche curatoriali in atto e sulle figure professionali attualmente all’interno
delle istituzioni museali.
Anno Accademico 2018/19
Università: Università degli Studi di Cagliari
Facoltà: Beni culturali
Esame: Museologia/e
Docente: Simona Campus1. Nascita della museologia
La museologia è una disciplina abbastanza recente, in quanto possiamo parlare di essa solo a partire dagli
anni ’50 del XX secolo, mentre prima di allora tutto ciò che riguardava i musei rientrava nella cosiddetta “
museografia”, termine attestabile a partire dal 1727.
Il termine museologia nasce nel secondo dopoguerra in concomitanza con la nascita dell’ ICOM, cioè dell’
International Counsil of Museums, organizzazione internazionale a cui fanno riferimento tutti i musei del
mondo, nata nel 1946 come costola dell’Unesco.
Il fatto che questo termine si affermi nel dopoguerra indica che gli eventi bellici contribuiscono in questo
periodo a porsi delle domande attinenti alla tutela dei beni culturali e alla definizione di bene culturale stesso
.
L’ICOM risponde a questa esigenza nei suoi due documenti più importanti, ovvero il suo statuto (1975) e il
Codice deontologico.
Il Codice deontologico viene approvato durante l’Assemblea generale dell’ICOM tenutasi a Buenos Aires
nel 1986 e stabilisce che l’area di competenza e intervento dell’ICOM è attinente anche al controllo
dell’etica dei musei e delle professionalità al loro interno.
Con museologia, a partire dagli anni ’50 del XX secolo, si indica quella disciplina che riguarda tutti gli
aspetti teorici e strategici dei musei, con riferimento anche alla storia stessa dei musei in particolare nei
paesi europei e continentali.
La museografia, invece, è l’applicazione pratica di questi aspetti teorici e strategici, quindi la traduzione in
edificio, le progettazioni architettoniche e gli allestimenti.
Queste due discipline sono accompagnate dalla museotecnica, ovvero quella disciplina che individua gli
strumenti tecnici che permettono la progettazione teorica e la realizzazione pratica.
Roberta Carta Sezione Appunti
Museologia 2. Il museo
Per definire un museo si devono prima individuare i suoi elementi costitutivi, ovvero:
• La collezione. Un museo si basa quindi su un insieme di oggetti o, soprattutto in epoca moderna, su un
insieme di idee, la cui natura determina la natura stessa del museo. La natura delle collezioni permette cioè
di distinguere il museo archeologico dal museo artistico, storico, ecc. A determinare la natura del museo è
anche la quantità degli oggetti: per esempio, un museo basato su una collezione molto ampia prende il nome
di museo generalista.
• Il pubblico: non esiste un museo contemporaneo e moderno che non tenga conto del pubblico di
riferimento. Mentre il collezionismo privato non prevedeva il pubblico come elemento fondamentale, il
museo moderno nasce per conservare e tutelare le collezioni in virtù della loro fruizione pubblica.
• Il personale, cioè tutti coloro che permettono l’esistenza stessa del museo attraverso i compiti da loro
svolti.
• La sede, ovvero il luogo fisico dove le collezioni sono conservate e che può essere un edificio ma anche
un luogo all’aperto.
Il termine “museo” è legato alle muse, ovvero le nove figlie di Zeus protettrici delle arti e rappresentate
dall’iconografia classica sempre in compagnia di Apollo, e si attesta infatti per la prima volta in epoca
ellenistica.
Con “museion” si indicava il complesso culturale costruito ad Alessandria d’Egitto nel tempio di Tolomeo
I, che comprendeva: un osservatorio astronomico, un istituto anatomico, un giardino botanico e zoologico e
un’enorme biblioteca in cui veniva conservata tutta la letteratura sino ad allora prodotta. Il museion di
Alessandria era dunque allo stesso tempo un luogo di conservazione e produzione delle arti ed è proprio al
suo interno che ci si pone per la prima volta il problema della conservazione.
L’esigenza di conservare nasce in concomitanza ai cambiamenti politici e culturali che vedono in questo
periodo protagonista la Grecia: il passaggio dallo status di cittadino allo status di suddito, infatti, cambia
radicalmente l’impostazione filosofia e culturale, contribuendo all’emergere di una differenziazione nella
creazione di gerarchie in relazione alla produzione culturale. Si distinguono infatti un’età di decadenza e
un’età dell’oro, la cui produzione culturale deve essere in virtù di questo tutelata.
Il termine museo viene attestato anche in età romana, quando con “museo” non si indica un luogo di
conservazione e produzione delle arti ma una grotta riccamente decorata e con funzione di tipo edonistico.
Esso ricompare poi in età umanistico-rinascimentale e va ad indicare gli studioli, ovvero i luoghi dove i
Roberta Carta Sezione Appunti
Museologia principi e i signori rinascimentali si dedicavano agli ozi letterari e dove conservavano oggetti, opere d’arte,
libri, ecc. Nonostante gli studioli rappresentino l’essenza propria dell’Umanesimo e del Rinascimento, da
essi emerge ancora una concezione elitaria del sapere.
Sempre nel ‘500, il termine museo viene attestato quando Paolo Giovo fa costruire a Borgo Vico un edificio
che ospitasse le sue collezioni artistiche.
Emerge per la prima volta la relazione tra collezione e sede edificata appositamente per ospitarla.
Nel 1797, Friedrich Neickel scrive un’opera sistematica sulle collezioni europee nel loro insieme e nel
titolo di quest’opera compare per la prima volta il termine “museografia”.
Questo non ha ancora però l’accezione che noi oggi conosciamo, ma indicherà fino all’affermazione della
museologia tutto ciò che riguarda i musei.
Nell’analizzare le collezioni, Neickel individua diverse tipologie, distinguendole rispetto ai contenuti e
rispetto agli ambienti.
Rispetto ai contenuti vengono individuate due grandi classi:
• I naturalia, cioè le attestazioni naturali e i reperti che in epoca moderna vanno a costituire i musei di
scienze naturali.
• Gli artificialia, ovvero i prodotti della cultura umana.
Naturalia e artificialia determinano la natura delle collezioni.
Rispetto agli ambienti, Neickel individua diverse tipologie:
• Gli studioli.
• I cabinet.
• Le gallerie, all’interno di cui venivano conservate soprattutto le collezioni storico-artistiche, quindi in
particolare quadri e statue.
Nella loro genesi, esse si ispiravano agli spazi esterni delle ville romane antiche in cui venivano accolti gli
ospiti.
Con la galleria, dunque, si ha per la prima volta il concetto di un luogo di conservazione del patrimonio
culturale che possa essere visitato.
• La Wunderkammer, sviluppatasi in particolare nei paesi del nord Europa allo scopo di provocare stupore
e meraviglia e non per la coltivazione degli interessi degli intellettuali, come nel caso degli studioli.
In italiano il termine “wunderkammer” viene tradotto come “camera delle meraviglie”, proprio perché aveva
come scopo quello di provocare stupore e meraviglia in chi vi entrava.
Presupponeva cioè una forma embrionale di pubblico, che poteva essere anche una sola persona o più
semplicemente gli ospiti del proprietario.
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Museologia Al suo interno, naturalia e artificialia erano conservati insieme secondo un criterio di assoluta eterogeneità.
Nel 1765, Louis de Jacourt cura la voce “museo” all’interno dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert,
indicando con museo un concetto che con il tempo diventa sempre più complicato e come qualsiasi luogo in
cui si conservino le “cose legate alle arti e alle muse”.
Negli anni ’60 del '700 cadono le tradizionali gerarchie in tutti gli ambiti della vita, soprattutto in quello
culturale, contribuendo a sviluppare l’idea secondo cui il messaggio contenuto dalle opere d’arte sussiste
fino al momento in cui la fisicità di queste viene preservata.
In epoca moderna, la definizione a cui tutti i musei si riferiscono è quella formulata dall’ICOM, che nasce
nel secondo dopoguerra dalla necessità di formulare delle regole condivise a livello internazionale allo
scopo di conservare e tutelare il patrimonio culturale.
Tale definizione viene inserita nel 1975 nello Statuto e nel 1986 nel Codice di deontologia professionale, ma
non deve essere considerata una definizione statica, in quanto il museo è un’istituzione in continuo
mutamento essendo profondamente legato al contesto culturale della società in cui insiste.
L’ICOM definisce il museo come un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, aperta al pubblico, legata
alla società e al suo sviluppo, che acquisisce, conserva, tutela, comunica ed espone con finalità di istruzione,
studio e diletto.
Il museo è un’istituzione permanente in quanto le sue collezioni devono essere sempre disponibili per la
fruizione al pubblico, anche se in caso di restauro o spostamenti occasionali può succedere talvolta che siano
disponibili solo in parte. Questa caratteristica permette di distinguere il museo dalle mostre temporanee.
È inoltre aperta al pubblico in quanto il pubblico è uno degli elementi senza cui il museo non può esistere,
legata alla società e al suo sviluppo in quanto è questo sempre suo maggior coinvolgimento che lo ha portato
a diventare un’istituzione sempre più complessa.
Tra le sue finalità, il diletto rientra perfettamente nella concezione moderna di museo, che non è più solo un
luogo finalizzato esclusivamente all’istruzione (museo-scuola) ma anche un luogo di socializzazione
(museo-forum).
Un’altra definizione di museo è quella indicata invece nel Codice dei beni culturali e del paesaggio della
legislazione italiana, che stabilisce che il museo è un’istituzione permanente che acquisisce, cataloga,
conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio. La legislazione italiana,
nonostante si basi sulla definizione fornita dall’ICOM, non riconosce il diletto tra le finalità del museo.
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Museologia 3. Storia dell’istituzione museale
La storia dell’istituzione museale si può suddividere in due momenti significativi:
• Il fenomeno del collezionismo.
• Il museo moderno.
Il fenomeno del collezionismo inizia nello stesso periodo in cui viene attestata per la prima volta il termine
“museo”, quindi in epoca ellenistica.
Con la conquista della Magna Grecia e la nascita dell’Impero Romano, la storia del collezionismo si sposta
inevitabilmente a Roma, dove riscuote particolare successo almeno fino all’epoca di Nerone.
Le statue greche vanno a costituire un vero e proprio traffico e cominciano ad essere riprodotte.
In epoca romana si hanno anche i primi cenni normativi relativi alla tutela: il diritto romano prevedeva
infatti che le statue collocate in luoghi pubblici fossero inamovibili, in virtù della loro fruizione pubblica.
In epoca medievale, le opere d’arte sono prevalentemente fruibili soltanto nei luoghi ecclesiastici, mentre
alla fine del Medioevo si affermano due tipologie di collezionismo:
• le collezioni generaliste, come quella del duca di Berry, legate al prestigio sociale del proprietario.
• Le collezioni con funzioni specialiste, legate all’approfondimento culturale o allo studio. Tra le più
famose, la Collezione Numismatica di Petrarca.
Le collezioni di Petrarca e di Berry preludono a due diverse tipologie collezionistiche, ovvero quella dello
studiolo e quella della Wunderkammer.
Uno degli studioli più significativi fu quello di Isabella d’Este, per la cui costruzione contribuirono i più
grandi artisti del periodo, tra cui Andrea Mantegna.
Nel 1461, Papa Sisto IV dona al popolo romano una serie di statue legate alla storia della città, che verranno
esposte in Campidoglio e andranno così a formare il primo nucleo dei Musei Capitolini.
Nel 1609, per volontà del cardinale Federico Borromeo, a Milano viene aperto il complesso
dell’Ambrosiana, che comprendeva la biblioteca, la pinacoteca e l’Accademia del disegno, allo scopo di
“essere utile ai giovani”.
In questo periodo si comincia così a comprendere l’importanza che le collezioni d’arte potevano ricoprire
nel processo di formazione e di educazione dei giovani.
Poco tempo dopo, in Italia e in Francia si diffonde la tipologia della galleria.
In Italia la più significativa sarà la Galleria degli Uffizi, fatta costruire da Francesco I de’ Medici sul
complesso degli Uffizi vasariani, nati come luogo di gestione dell’amministrazione. Gli Uffizi vasariani
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Museologia vengono dunque dotati di uno spazio utile per ospitare le collezioni d’arte di Francesco I e, accanto al
percorso dedicato ad esse, viene costruire la Tribuna.
La Tribuna era uno spazio circolare all’interno di cui le opere d’arte erano ordinate in maniera densa, allo
scopo di occupare tutto lo spazio disponibile, e che assumeva allo stesso tempo il ruolo di opera d’arte e di
luogo di conservazione delle collezioni. In epoca moderna, le opere al suo interno sono ordinate secondo
una concezione moderna del museo, quindi rispettando lo spazio vitale e l’autonomia di ciascuna di esse.
Nel 1737, Anna Maria Ludovica, ultima discendente dei Medici, dona le raccolte ai Lorena, a condizione
che queste non venissero spostate dalla capitale e dal granducato: stabilisce quindi il legame tra le
collezioni e il luogo in cui queste sono nate e si sono formate. Anna Maria Ludovica indica poi come
finalità delle collezioni quella di ornare lo Stato, quella di essere utile al pubblico e quella di suscitare la
curiosità dei forestieri. Il pubblico, dunque, non è più necessariamente fiorentino, ma può provenire anche
da altri luoghi.
Nel 1769, il granduca Pietro Leopoldo, il più sensibile in campo artistico tra i Lorena, apre gli Uffizi al
pubblico.
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Museologia 4. La Galleria degli Uffizi
Gli Uffizi non nascono come istituzione a scopo museale, bensì come sede dell’amministrazione del
territorio fiorentino.
L’edificio viene commissionato a Giorgio Vasari da Cosimo I de’ Medici insieme al corridoio vasariano.
Alla morte di Cosimo, Francesco I decide di dotare l’edificio di uno spazio utile alla conservazione delle
proprie collezioni artistiche: nel 1581 viene inaugurata la Galleria degli Uffizi, caratterizzata da una pianta
a u, da un cortile interno e da un giardino pensile sulla Loggia dei Lanzi.
Accanto al percorso dedicato alle collezioni viene costruita la Tribuna, uno spazio a impianto ottagonale,
dotato di alte pareti per i dipinti e le mensole per esporre gli oggetti e al centro di cui viene sistemato uno
scrigno a forma di tempietto rotondo per le medaglie e i cammei. Si trattava di un percorso circolare in cui
ogni opera aveva eguale visibilità e la luce si diffondeva dall’alto.
Alla morte di Francesco, il fratello Ferdinando I fa allestire la sala delle carte geografiche e lo stanzino delle
matematiche, mentre Ferdinando II allestisce il braccio di ponente con soggetti che raffiguravano uomini
illustri e le istituzioni fiorentine.
Nel 1672, un incendio distrugge numerose opere, che vengono sostituite grazie a diversi interventi.
Sotto Cosimo III, la Galleria subisce un grande ampliamento, che la dota di nuovi spazi destinati agli
autoritratti, ai bronzetti e alle medaglie e di una Fonderia, ovvero la farmacia granducale che comprendeva
anche uno spazio dedicato alle curiosità naturali.
In seguito alla morte dell’ultimo discendente maschio dei Medici, Anna Maria Ludovica dona le collezioni
ai Lorena, i quali entrano in possesso della Toscana, a condizione che queste non venissero spostate dalla
capitale e dal granducato, sancendo il legame tra le collezioni e il luogo dove essere di erano formate.
Nel 1769, il granduca Pietro Leopoldo apre la galleria al pubblico e la riorganizza secondo i criteri dell’
Illuminismo: le raccolte vengono suddivise per tipologia e dotate di spazi specifici.
Egli, inoltre, commissiona un nuovo ingresso che costituiva l’ampliamento della scala attraverso rampe
monumentali che terminavano nel Vestibolo.
Nell’Ottocento vengono costruite 28 statue di marmo che raffiguravano uomini illustri della Toscana e che
vengono sistemate in nicchie architettoniche all’interno della galleria.
Nella seconda metà del XIX secolo, invece, si diffonde la volontà di trasformare la galleria in una
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Museologia pinacoteca, motivo per cui molte statue vengono spostate in altri musei e agli Uffizi rimangono soltanto
pitture, arazzi e statue classiche.
Negli anni successivi, gli Uffizi si arricchiscono di nuove opere, tra cui la Nascita di Venere di Botticelli.
Alla fine degli anni ’90 si avanza una proposta di ammodernamento del museo, che tuttavia non avrà seguito
a causa dell’alluvione del 1966.
Il progetto verrà ripreso in seguito con il nome di Nuovi Uffizi e avrà termine nel 2004.
Gli anni 2000 rappresentano un periodo di ulteriore ampliamento della Galleria, che viene dotata di nuove
sale, tra cui:
• Le stanze blu.
• Le stanze rosse.
• Le stanze gialle
• Le sale dei primitivi.
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Museologia 5. Il museo del Louvre
A differenza degli altri musei aperti al pubblico nel Settecento, il Louvre nasce sulla spinta della
Rivoluzione francese.
Il 26 luglio 1791, l’Assemblea nazionale costituente dichiara l’esproprio dei beni della corona e il 27
settembre 1792 nei palazzi del Louvre viene istituito il Musée Rivolutionnaire, che prenderà poi il nome di
Musée Central des Arts.
Secondo la tradizione, l’edificio che ospita il Louvre era nel Medioevo una fortificazione contro l’invasione
normanna, mentre secondo gli studiosi fu fatto costruire da Filippo Augusto nel 1190.
Nel XIV secolo, Carlo V fa del Louvre la seconda residenza reale.
Francesco I, invece, trasforma il Louvre nella residenza ufficiale dei sovrani francesi, facendo abbattere
parte del vecchio castello e costruendo un palazzo rinascimentale.
Egli era un sovrano molto sensibile all’arte, tanto che nella sua breve vita riesce a costruire una delle più
grandi collezioni di dipinti.
Nel 1563, Caterina de’ Medici fa costruire un nuovo palazzo antistante al Louvre, che prende il nome di
Palazzo delle Tuileries e che verrà collegato al Louvre tramite la Petit Galerie e la Grande Galerie.
Nel corso del Seicento, il collezionismo diventa momento di celebrazione reale: importanti in questo periodo
saranno il cardinale Richelieu, il quale riuscirà a portare in Francia alcune opere d’arte facenti parte dello
studiolo di Isabella d’Este, e il cardinale Mazzarino, il quale importa in Francia numerose opere di artisti
italiani.
Sotto il regno di Luigi XIV, il Louvre si arricchisce non solo di dipinti ma anche di stampe e disegni e viene
trasformato dal ministro Colbert in una galleria di pittura, in seguito alla decisione del sovrano di fare di
Versailles la residenza reale.
Nel 1681, viene approvato il progetto di trasformazione del Louvre in museo, motivo per cui le opere più
degradate vengono sottoposte a restauro, vengono dotate di cornici e di cartellini.
Nel 1792, caduta la monarchia, il Louvre viene trasformato in museo pubblico, quindi tutti i cittadini
dovevano poterne usufruire, e viene posto sotto l’amministrazione di Jacques-Louis David.
Durante il regno di Napoleone III, il museo si arricchisce di nuovi spazi espositivi e di nuove opere d’arte.
Nel 1870, la proclamazione della repubblica fa del Louvre proprietà dello stato e viene ribattezzato Musée
National du Louvre.
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Museologia