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Il Kimbell Art Museum


All’interno del panorama architettonico statunitense dei primi decenni del ‘900, figura eterodossa e totalmente lontana dalla ricerca della spettacolarità è quella di Louis Kahn, che nella località texana di Forth Worth progetta il Kimbell Art Museum.

Kahn aveva una profonda ammirazione vero l’architettura classica, di cui reinterpreta i canoni.

Al Kimbell Art Museum si accede anzitutto percorrendo un piccolo bosco, poi l’edificio è basato su una sequenza paratattica di alcuni ambienti basati sulla tipologia della galleria: l’esterno e gli ambienti interni sono pensati in modo funzionale all’esposizione delle opere d’arte e alla ricerca dell’assoluta sobrietà, tanto che la luce che pervade l’edificio è quella naturale proveniente dalle finestre.

Nel corso degli anni, il museo non è stato sottoposto ad alcun intervento di ampliamento, se non in termini recentissimi con la costruzione di una nuova ala ad opera dell’architetto Renzo Piano.
Luis Kahn aveva infatti predisposto che, se l’intervento di ampliamento fosse avvenuto, non si fosse trattato di un intervento sull’edificio da lui costruito ma di una nuova costruzione.

Gli anni ’30 e ’40 sono gli anni che vedono l’emigrazione di tantissimi artisti europei verso gli Stati Uniti, in seguito all’affermazione in Europa dei regimi totalitari e quindi all’emergere della necessità di sfuggire chi alle leggi razziali e chi alla censura.

Nel 1933, per esempio, Hitler procede alla chiusura della Bahuaus e in seguito all’istituzione della cosiddetta “mostra dell’arte degenerata”, una mostra itinerante che tocca diverse città della Germania ed espone le opere d’arte “degenerate” accanto ai volti di persone con disabilità o menomazioni fisiche e psichiche.

Tra gli artisti costretti ad emigrare vi è Costantino Nivola, il quale trova rifugio negli Stati Uniti in quanto la moglie era tedesca ma di religione ebraica.

Tratto da MUSEOLOGIA di Roberta Carta
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