Appunti su "L’antropologia del mondo contemporaneo" per il Corso di Demoetnoantropologia tenuto dai docenti Felice Tiragallo e Tatiana Cossu" A.A. 2010/2011.
L’antropologia si occupa dello studio dell’uomo, dividendosi in antropologia fisica (studio dell’essere umano nel suo aspetto biologico) e antropologia sociale e culturale (si occupa di come le lingue, le organizzazioni economiche, sociali, politiche e religiose si sviluppano nel corso del tempo).
L'antropologia del mondo contemporaneo
di Elisabetta Pintus
Appunti su "L’antropologia del mondo contemporaneo" per il Corso di
Demoetnoantropologia tenuto dai docenti Felice Tiragallo e Tatiana Cossu"
A.A. 2010/2011.
L’antropologia si occupa dello studio dell’uomo, dividendosi in antropologia
fisica (studio dell’essere umano nel suo aspetto biologico) e antropologia
sociale e culturale (si occupa di come le lingue, le organizzazioni economiche,
sociali, politiche e religiose si sviluppano nel corso del tempo).
Università: Università degli Studi di Cagliari
Facoltà: Economia
Esame: Demoetnoantropologia
Docente: Felice Tiragallo e Tatiana Cossu
Titolo del libro: L'antropologia del mondo contemporaneo
Autore del libro: Marc Augè, Jean Paul Colleyn
Editore: Elèuthera
Anno pubblicazione: 20061. Comprendere il mondo contemporaneo: etnologia ed
antropologia
L’etnografia definiva inizialmente (fine XIX – inizio XX secolo) la descrizione degli usi e dei costumi dei
popoli "primitivi"; l’etnologia definiva le conoscenze enciclopediche che era possibile ricavarne,
presentandosi quindi come ramo della sociologia dedicato allo studio delle società primitive; l’antropologia
(senza attributi) era riservata allo studio dell’essere umano nei suoi aspetti somatici e biologici, studio
dell’evoluzione biologica degli esseri umani e della loro evoluzione culturale nel corso della preistoria.
Negli anni ’50 Claude Lévi-Strauss introdusse l’uso anglosassone del termine "antropologia" in quanto
studio degli esseri umani in tutti i loro aspetti, detronizzando (ma non eliminando) il termine "etnologia": il
successo dello strutturalismo ha fatto sì che parlando di antropologia si intenda la disciplina che si occupa
della diversità contemporanea delle culture umane, accezione che presenta il vantaggio di una maggiore
obiettività, scartando l’idea di un campo chiuso costituito dalle società primitive che non hanno possibilità di
trasformandosi. L’abbandono del punto di vista etnocentrico (che voleva dire classificazione di
razze/etnie/società con criteri che consacravano la superiorità dell’occidente) ha permesso di riabilitare il
termine "etnologia", allargandola al mondo moderno, concependola come lo studio teorico fondato su una
scala limitata, sull’immersione prolungata del ricercatore nel campo, sull’osservazione partecipante e sul
dialogo con gli informatori.
L’antropologia come scienza dell’uomo comprende l’antropologia fisica e l’antropologia culturale e sociale,
che si interessa di tutti i gruppi umani, quali che ne siano le caratteristiche, e può prendere come oggetto di
studio tutti i fenomeni sociali che richiedono una spiegazione per mezzo di fattori culturali.
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L'antropologia del mondo contemporaneo
Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti2. Le sfide dell’antropologia
A differenza della maggior parte degli animali, l’essere umano non è legato a un ambiente specifico: a lui si
offre l’intero pianeta e grazie alla sua cultura egli si sa adattare in territori diversi. Le sue determinazioni
biologiche lo rendono capace di vari comportamenti, che gli permettono di svilupparsi non solo in un
ambiente naturale, ma anche in uno specifico ambiente sociale e culturale: la condizione umana non è
pensabile se non in termini di organizzazione sociale, l’essere umana si pensa soltanto al plurale, non si
pensa singolo e solo. Ogni pensiero dell’uomo è sociale, e quindi ogni antropologia è anche sociologia.
Apprendere routine e abitudini dispensano gli uomini dalla necessità di riflettere e prendere decisioni in ogni
momento: gran parte dei nostri comportamenti sfuggono alla rappresentazione cosciente, pur obbedendo a
delle regole e seguendo un modo adeguato di comportarsi in società, con un senso incorporato e non
rappresentato; questi automatismi liberano gli esseri umani e li rendono capaci di innovare, anche se
diventano fardelli nel momento in cui non si cambiano velocemente come richiesto dal contesto.
L’antropologia studia i rapporti intersoggettivi tra i nostri contemporanei, con rapporti d’identità e di alterità
che sono in continua ricomposizione: vengono usati la lingua, la parentela, le alleanze matrimoniali, le
gerarchie politiche e sociale, i miti, i riti, le rappresentazioni del corpo. L’oggetto specifico dell’antropologia
è come sia concepita dagli uni e dagli altri la relazione tra gli uni e gli altri: è tale relazione che riveste un
senso, che mette in luce rapporti di forza, è simbolizzata; è un interesse per lo studio della relazione con
l’altro, così come si costruisce nel suo contesto sociale. La questione del senso, dei mezzi con cui gli esseri
umani che abitano in uno spazio sociale si accordano sul modo di rappresentarlo e di agire al suo interno, è
l’orizzonte del procedimento.
Il ricercatore deve mettere sempre in discussione i propri comportamenti a priori e mettersi nella posizione
di chi apprende, posizione comunque obbligata in un ambiente poco familiare, cercando quindi di non
appiccicare le proprie idee preconcette sulle proprie osservazioni ma mantenere sempre una certa distanza al
fine di mettere tali osservazioni in prospettiva con informazioni rilevanti desunte da altri contesti. Il concetto
di alterità non si colloca soltanto al centro del procedimento antropologico per il fatto che questo tratterebbe
delle diversità, ma ne è lo strumento: un progetto di ricerca implica uno scarto tra osservatore e oggetto,
evitando di produrre un certo esotismo selezionando indizi piccanti e non confondendo analista e oggetto.
Questo perché le informazioni ormai viaggiano a velocità elettronica da un estremo all’altro del pianeta, e
ciò porta a mettersi a confronto con l’immagine del mondo. La concezione della persona umana e le
relazioni tra questa e l’ambiente non restano inalterate, considerando le applicazioni come agricoltura
chimica, antibiotici, OGM, ricerche del DNA, clonazione… Ormai quasi ovunque ci si interessa delle
differenze di linguaggio, usi e costumi, con una sempre maggiore consapevolezza della loro
interdipendenza, delle differenze e della trasformazione del mondo. L’antropologia così prodotta non ha
come fine la conoscenza, ma la costruzione di un’identità, l’espressione di una strategia politica: il processo
di globalizzazione cammina insieme alle rivendicazioni politiche che vogliono riaffermare culture e
tradizioni etniche.
Le categorie del senso comune sono attualmente veicolate dalla stampa che prende a prestito le modalità di
linguaggio politiche, artistiche, sociali e scientifiche, portando a espressioni inesatte (non ci sono mondi
come tali, ma sono in stretta relazione tra di loro) ma intuitivamente giuste (rimanda i riflessi cangianti dei
mondi costruiti nello specchio di un’umanità compresente a se stessa). Non esiste più alcuna isola culturale,
tutti gli spazi investiti e simbolizzati dall’uomo si analizzano in un contesto globalizzato. Quasi tutti i popoli
della terra vedono le proprie condizioni di vita determinate da decisioni prese in luoghi lontani da loro e
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appuntisubiscono un dominio economico, politico e culturale esercitato da poteri e forze esterne; vivono
concretamente le conseguenze di fenomeni demografici, biomedici, ecologici, economici e politici che a
loro sfuggono ma che li avvicinano ad altri gruppi anch’essi vittime.
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La contemporaneità è definita dal fatto di vivere nella stessa epoca e di condividere riferimenti comuni,
anche se viaggiando tra le diverse culture si ha la sensazione di viaggiare anche nel tempo. Ma la cosa più
importante è che bisogna scegliere con accortezza oggetto di ricerca e metodologia da adottare sul campo,
senza però ridurre l’indagine alle relazioni interpersonali in situ, poiché queste trovano, al di là del punto di
vista interno, un secondo livello di spiegazione nello studio delle determinazioni esterne (di ordine
geografico, demografico, economico, storico, politico, istituzionale…). La base è la descrizione minuziosa
dei comportamenti umani nel loro contesto storico e culturale e il confronto con altre forme nel tempo e
nello spazio, prospettando, attraverso il confronto tra modelli, norme, schemi culturali e orizzonti di
pensiero, una condizione umana in costante ridefinizione.
L’antropologia dei mondi contemporanei riconosce la pluralità delle culture e i loro riferimenti comuni e le
differenze interne alla singola cultura, non più pensato come un sapere condiviso al cento per cento, a come
una pluralità di forme, nella quale il bagaglio culturale dei suoi membri varia a seconda della posizione
sociale. Il concetto di acculturazione indica l’insieme dei fenomeni prodotti dallo scontro tra due culture
differenti, ma presuppone che all’inizio esistano due insiemi puri e omogenei; problema non risolto dal
concetto di ibridazione: i termini troppo generali o troppo globali sono scarsamente utili. L’adozione di una
prospettiva sistemica non impedisce di tenere conto della variabilità e del cambiamento e del punto di vista
degli attori: di queste prospettive diverse ha bisogno l’antropologia.
L’antropologo costruisce il proprio oggetto di studio, sceglie un tema legato a forme di vita collettive, va sul
campo per effettuare l’indagine, deve leggere la letteratura dedicata a quell’oggetto di ricerca (deve sapere
come sono stati definiti storicamente i concetti e le problematiche che utilizza), intraprende la scrittura dei
risultati: sono queste le 4 fasi del suo lavoro.
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