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Dentro e fuori l’antropologia

Dentro e fuori l’antropologia


È una disciplina di crocevia, ma gli scambi con le altre discipline sono reciproci: l’interesse di molti sociologi per l’antropologia e l’etnologia e per l’osservazione sul campo nasce negli anni ’50 dagli studiosi della scuola di Chicago, seguiti dall’università di San Diego. Non si uniscono, rimangono ben differenti: lo studio dettagliato delle configurazioni locali non si oppone alle logiche strutturali su scala più grande. Tra tutte le scienze umane, è la storia quella che si è ispirata di più ai metodi antropologici, tenendo conto dei fattori culturali. Questo interesse ha portato alla comparsa di nuovi oggetti di studio: teoria della persona, storia del corpo e delle pratiche corporali, della famiglia, del gusto… Lo studio dei sistemi di pensiero esotici ha gettato nuova luce sull’influenza esercitata dall’ideologia cristiana e sull’arte che ne deriva, sugli ideali, sul gestuale, sugli atteggiamenti. La periodizzazione si impone chiaramente come un tema comune all’antropologia e alla storia, come i concetti di mentalità, cultura, ideologia e immaginario.
È nata una nuova "nuova storiografia", che si fonda sull’analisi delle esperienze individuali, si interessa alla costruzione sociale dei ruoli sessuali, studia i problemi metodologici posti dalla biografia, con una prospettiva qualitativa molto vicina a quella antropologica.  Non è possibile fare astrazione dalla storia. Il principio d’integrazione di una qualsiasi unità sociale non procede mai senza contraddizioni e tutte le pratiche sociali, tutti i modelli di comportamento, sono colti all’interno di un movimento continuo di trasformazione; sii hanno nuovi oggetti di studio (migrazioni, profughi, cosmopolitismo…), di chiara natura storica, legate alle scienze politiche. Si osserva anche, nella storiografia come nell’antropologia, un maggiore interesse per l’immagine nei suoi rapporti con il linguaggio. Non c’è dubbio, tra l’altro, che lo scritto abbia favorito l’esercizio del pensiero analitico e il controllo di vaste popolazioni attraverso una struttura amministrativa: l’avvento di sistemi d’istruzione basati sulla scrittura al posto delle immagini e del suono, ha trasformato le leggi della trasmissione culturale, con una rivincita però dell’oralità e del rito.

Tratto da L'ANTROPOLOGIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Elisabetta Pintus
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