Riassunto del volume che tratta la psicoterapia per i pazienti borderline con l'approccio del Trattamento Basato sulla Mentalizzazione (MBT). Secondo questo approccio, il focus del trattamento psicoterapico è la mente del paziente, che viene aiutato a comprendere in che modo pensa e percepisce se stesso e gli altri. Questa visione determina, secondo l'approccio, errori nella conoscenza del mondo che creano i sentimenti dolorosi nei pazienti.
Valutata anche la psicoterapia di gruppo.
Guida pratica al trattamento basato sulla mentalizzazione
di Anna Battista
Riassunto del volume che tratta la psicoterapia per i pazienti borderline con
l'approccio del Trattamento Basato sulla Mentalizzazione (MBT). Secondo
questo approccio, il focus del trattamento psicoterapico è la mente del
paziente, che viene aiutato a comprendere in che modo pensa e percepisce se
stesso e gli altri. Questa visione determina, secondo l'approccio, errori nella
conoscenza del mondo che creano i sentimenti dolorosi nei pazienti.
Valutata anche la psicoterapia di gruppo.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Esame: Modelli e tecniche dell'intervento psicologico
Docente: Alessandra De Coro
Titolo del libro: Guida pratica al trattamento basato sulla
mentalizzazione
Autore del libro: Bateman A., Fonagy P.
Editore: Cortina
Anno pubblicazione: 20101. La struttura del MBT - trattamento basato sulla mentalizzazione
Lo scopo del MBT è sviluppare un processo terapeutico in cui la mente del paziente diventi il focus del
trattamento; per il paziente l’obiettivo è scoprire qualcosa di più sul modo in cui sente e pensa se stesso e gli
altri, come questo determini le sue risposte e quali errori nella comprensione di sé e degli altri diventano
azioni tese a mantenere una stabilità e a dare significato a sentimenti incomprensibili.
Vi sono 3 fasi, ognuna con un proprio obiettivo e con specifici processi.
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Guida pratica al trattamento basato sulla mentalizzazione 2. Fase iniziale e valutazione della mentalizzazione
Fase iniziale e valutazione della mentalizzazione
Dovrebbe adempiere ai seguenti scopi:
- offrire una mappa delle relazioni interpersonali significative e delle connessioni tra queste e i principali
problemi comportamentali: infatti la valutazione della mentalizzazione e la qualità delle relazioni
interpersonali sono connesse strettamente;
- valutare in questi scenari la capacità ottimale di mentalizzazione: la valutazione della mentalizzazione
dovrebbe avvenire mentre si discute con il paziente delle sue relazioni interpersonali; nonostante le relazioni
del passato siano importanti per l’MBT, l’enfasi è posta sulle relazioni significative del presente.
Ogni relazione deve essere definita in base a 4 parametri:
1) la forma della relazione;
2) i processi interpersonali implicati;
3) il cambiamento che il paziente cerca all’interno della relazione;
4) i comportamenti provocati da tali cambiamenti.
Per definire una strategia terapeutica, il valutatore deve giungere ad una conclusione circa la configurazione
globale del sistema relazionale che descrive il funzionamento del paziente, distinguiamo così due gruppi di
pattern relazionali:
1) individui le cui relazioni sono concepite nei termini di un alto grado di contingenza tra gli stati mentali
dell’altro e quelli del Sé; questi individui sono definiti “centralizzati”: la rappresentazione che queste
persone hanno dello stato mentale dell’altro è connessa alla rappresentazione del Sé. Queste persone
mostrano rigidità e instabilità: le relazioni oscillano tra, intimità e invischiamento da un lato, e distacco e
svalutazione dall’altro; le emozioni sono mutevoli, le persone diventano in un attimo “amici”, “nemici”,
“amanti, “traditori!, ecc; la qualità della relazione viene spesso liquidata sommariamente, specie quando il
soggetto sente minacciato il proprio nucleo del Sé.
Il pattern centralizzato è associato ad un attaccamento insicuro, con reazioni quali: vischiosità, terrore
dell’abbandono, costante controllo della vicinanza del caregiver, ambivalenza e angoscia nelle relazioni
intime; non è in grado di mantenere una capacità di mentalizzazione nel contesto delle relazioni di
attaccamento: è impossibile una separazione delle menti e questo genera confusione su ciò che è dentro e ciò
che è fuori e su cosa appartenga al proprio Sé e cosa all’altro;
2) individui le cui relazioni hanno una scarsa contingenza tra gli stati mentali propri e quelli altrui;
questi individui sono definiti “distribuiti” e mostrano una stabilità labile ed una scarsa flessibilità; la loro
organizzazione è improntata al distanziamento: prendono le distanze dagli altri e hanno uno stile di
attaccamento distaccato e nessuno può avvicinarsi oltre un certo limite; vi è dunque una chiara separazione
tra la propria mente e quella dell’altro; sono destinati all’isolamento e alla solitudine.
Entrambe queste configurazioni contrastano con una rappresentazione relazionale normale in cui le relazioni
sono considerate nei termini di un alto grado di contingenza tra gli stati mentali; le rappresentazioni normali
mostrano selettività, stabilità nel tempo e flessibilità: queste persone costruiscono una pluralità di relazioni
Anna Battista Sezione Appunti
Guida pratica al trattamento basato sulla mentalizzazione che possono cambiare nel corso del tempo e passare da un’estrema vicinanza ad una notevole distanza, o
viceversa, in base alle circostanze o alle scelte, ma senza che ciò influenzi l’importanza della relazione e
mantenendo un senso di continuità. Il nucleo del Sé non è mai minacciato. Un pattern normale è correlato
con un attaccamento sicuro, si ha una buona capacità di mentalizzazione e una valida capacità di produrre
narrazioni coerenti di episodi interpersonali anche piuttosto burrascosi; queste persone sanno di influenzare
gli altri e di essere a loro volta condizionati dagli altri.
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Guida pratica al trattamento basato sulla mentalizzazione