Definizione dei sistemi di partito e di competizione
Duverger effettua un’analisi dei sistemi di partito sulla base del loro numero. Il sistema monopartitico, tipico dei regimi autoritari è a partito unico; nei sistemi bipartitici il potere si alterna tra due partiti; ma nella maggior parte delle democrazie si hanno sistemi multipartitici, con coalizione eterogenee e instabili.
Ma un partito ha un proprio peso politico solo se ha un potenziale di coalizione, cioè se è in grado di far parte di coalizioni di governo e ha un potenziale di ricatto, cioè ha effetto sulle strategie politiche altrui.
Sartori studia una nuova tipologia dei sistemi di partito, nella quale si distinguono tre tipi di sistemi monopartitico. Il partito singolo, quando solo un partito è legale; il partito egemonico, quando altri partiti esistono e sono legali ma solo come satelliti del partito principale; il partito predominante quando esistono più partiti che sono legittimati ma non riescono a prevalere su quello principale.
Si può parlare di sistema bipartitico quando ci sono due partiti che sono in grado di competere per la maggioranza assoluta di seggi, ma di questo ottiene la maggioranza e può governare solamente uno, e la possibile alternanza la governo è reale.
Si ha invece un sistema multipartitico di fronte alla presenza di cinque partiti e alla presenza di governi di coalizione. Infine si ha un pluralismo polarizzato con più di cinque partiti, con partiti anitisistema, opposizione bilaterali, centro occupato, tendenza centrifuga e programmi politici irresponsabili. È il caso italiano con Msi e Pci come partiti antisistema e la DC come centro.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Cappuccini
[Visita la sua tesi: "La comunicazione commerciale, ovvero come battere Berlusconi alle prossime elezioni"]
- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Scienza politica
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