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Il mondo della storia dell'arte di Tietze


Una concezione storia che trova risposta precorsiva in Hans Tietze, che scrisse un ponderoso trattato intitolato Il metodo della storia dell'arte, nel 1913. In breve quanto affermava nella sua opera Tietze. La storia dell'arte è una scienza storica. È una scienza organizzata nella ricerca euristica (nella scoperta di fatti e verità) e nella interpretazione critica.  È assolutamente autonoma nel suo rapporto con le discipline confinanti, perchè dentro le scienze storiche essa si occupa di un materiale che non continua a vivere solo attraverso le fonti ma fa anche appello alla  “visione”, e quindi oltre al comune senso del divenire storico possiede anche la contemporaneità della comprensione estetica. Non bisogna assolutamente che la disciplina della storia dell'arte ricada nella genericità della storia della cultura. La sua finalità è quella di indagare ed esporre tutti i fatti che hanno permesso e permettono di conoscere l'evoluzione del Kunstwollen. Esa deve inoltre spiegare geneticamente l'essenza dell'arte. Tietze passa poi a parlare della storia dell'arte genetica e di come essa si sia sviluppata in due momenti. Il primo è il momento narrativo – didattico e consiste nella descrizione delle opere artistiche tramite scritti di carattere estetico, tecnico o topografico, dove è dominante un intento pratico. Il secondo momento è didattico – genetico ed emerge un atteggiamento dominante di tipo storico nei confronti dell'arte, che anche se è teso a istituire dei nessi tra i diversi momenti dello sviluppo artistico non è ancora considerabile un approccio scientifico. La storia dell'arte genetica non indaga né la storia biografica né la storia culturale. Essa indaga le cause che stanno a monte degli elementi che sono specifici e caratterizzanti delle opere – lo stile dunque – e dei rapporti che intercorrono tra queste. Manca dunque l'approccio scientifico. Chi dà alla storia dell'arte genetica l'apporto scientifico che le serve? L'estetica. Tietze afferma che per dare una interpretazione storica affidabile di un'opera è necessario comprenderne l'artisiticità. Per comprenderne l'artisticità ci vuole l'estetica, che tale è il suo compito. L'estetica qui non serve a verificare la bellezza o la qualità dell'opera, che sono criteri soggettivi, ma le reazioni dei fruitori, l'effetto e la durata che un'opera ha avuto nel tempo, la sua forza vitale insomma. A questo scopo è utile la conoscenza sia dell'estetica passata che di quella contemporanea.  Tietze parla anche dell'evoluzionismo della storia dell'arte. Assonante con le teorie riegliane, diverge per alcuni correttivi di fondo che lo porteranno a superare lo stesso Riegl. Egli dà maggiore importanza alla personalità dell'artista e alla funzione individuale nella costruzione dell'opera  d'arte, di cui dà un significato spiritualista. Inoltre dà nuova inaspettata importanza all'iconografia, al di là dei valori formali, nell'ambito del processo interpretativo. Apre infine, con molta cautela, alla storia della cultura, nel tentativo di comprendere nella maniera più approfondita possibile i fenomenti artistici. La storia artistica, infatti, per Tietze è innanzitutto storia di artisti che producono opere. La produzione artistica è il luogo dove gli artisti riversano le loro esperienze tecniche, stilistiche, spirituali e culturali.
Gli artisti lavorano come individui, ma sono in collegamento con altre individualità, e quindi creano scuole culturali. Lo stile è quindi sia segno dell'individualità artistica sia di una intera scuola o di una intera epoca. È dunque un fenomeno complesso e difficilmente omogeneo, che va studiato molto attentamente.


Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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