Lo storicismo di Max Dvorak (Raudniz 1874 – Znaim 1921)
Lo storicismo di Max Dvorak (Raudniz 1874 – Znaim 1921)
Era figlio di un archivista di Lobkowitza. Studiò a Praga e Vienna, dove seguì i corsi all'Istituto austriaco. Assitente di Franz Wickoff alla cattedra di Storia dell'arte dal 1898. Docente privato dal 1902, successe a Riegl dal 1905 e a Wickoff dal 1909. Vanta un amplissimo curriculum. Dal 1905 fu consigliere generale della Commissione Centrale per la Conservazione dell'Arte e della Storia dei Monumenti. Consigliere per il restauro del Palazzo di Diocleziano a Spalato. Dal 1920 diresse i Monumenti artistici in Austria. Fu successore di Wickoff nella catalogazione dei manoscritti miniati. Nell'ultimo anno di vita insegnò a Colonia. Anche Dvorak, come prima di lui Wickoff e Riegl, considera l'indagine artistica come indagine essenzialmente storica. Potremmo anche rinunciare alla storia dell'arte, dice, se essa non recasse con sé, oltre al godimento estetico, anche un forte bagaglio di conoscenza generale dello sviluppo storico.
In un saggio afferma che la storia dell'arte non indaga problemi genericamente noetici o metafisici, non lavora su cognizioni fondamentali della vita spirituale, come potrebbe fare una scienza filosofica; non indaga nemmeno le forme dell'esistenza e ciò che è solitamente conforme a delle leggi, come fanno le scienze naturali; indaga invece ciò che è particolare nei tempi e nei luoghi, ciò che dipende dal volere umano, da sviluppi e progressi della vita spirituale, e si qualifica dunque come scienza storica a tutti gli effetti. Proprio la storicità della storia dell'arte rende questa differente dall'estetica. Proprio nella sua concezione di disciplina spirituale si chiarifica la chiara delimitazione rispetto all'estetica. All'estetica sono necessari gli obiettivi della storia dell'arte, ma uniti ad una disciplina sistematica che la storia dell'arte in quanto scienza storica non può possedere. Limitarsi a trattare la questione dell'utilità o meno dell'analisi filosofica generale sulla natura dell'arte o sulla nascita dell'opera d'arte, ma se esse possano essere considerate come il punto di partenza nella indagine storico artistica, o come lo scopo dell'analisi artistica dei monumenti, che se così fosse rimarrebbero mere petizioni di principi dogmatici in contraddizione con il carattere fondamentale della ricerca storica, il cui oggetto è formato da valori storicamente determinati, in nome dei quali ha puntato la propria attenzione ai monumenti come “testimonianze di fenomeni e avvenimenti artistici del passato”, osservato e interpretato grazie a loro, arricchendo il nostro sapere sullo sviluppo e sull'essenza della storia dell'arte.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
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