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La traduzione nel Medioevo


La traduzione nel Medioevo rinuncia allo statuto di attività artistica; la sua importanza è legata alla nascita dei nuovi idiomi nazionali, nonchè al contatto con culture extraeuropee, come quella araba. Non è un caso che la Spagna, crocevia delle culture araba, cristiana ed ebraica, ebbe la prima vera scuola di traduttori, la scuola di Toledo, dove si distinse Gerardo da Cremona.

A proposito della traduzione poetica, Dante nega che la poesia si possa tradurre: è possibile trasferire il senso, ma non la bellezza delle parole, che deriva dalla loro concatenazione sonora.

Il primo successore di San Gerolamo può dirsi l'umanista Leonardo Bruni: il De interpretazione recta è il primo moderno trattato sul tradurre. Secondo Bruni quattro sono i criteri del buon traduttore: il rispetto della filologia, la comprensione del testo da tradurre, la padronanza di entrambe le lingue, l'eleganza stilistica. La traduzione è, prima che esercizio di stile, attività ermeneutica.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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