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La sostituzione del lettore all'autore (Stanley Fish)


Fish sottolinea a ragione che il lettore informato o al corrente è sempre, nella maggior parte dei teorici, un altro nome, che disturba meno dell'intenzione d'autore. La sostituzione del lettore all'autore, della comprensione all'intenzione, o ancora della stilistica affettiva alla storia letteraria tradizionale, ha come risultato di preservare la comunità ideale dei letterati. Perpetua quindi una concezione romantica o vittoriana della letteratura, ipotizzando un lettore competente in grado di riconoscere le strategie del testo.
Secondo Fish la prova dell'incofessata complicità tra le più sofisticate teorie della ricezione e la vecchia ermeneutica filologica sta nel fatto che le difficoltà della lettura continuano a venire presentate come se dovessero essere risolte e non soltanto sperimentate dal lettore. Le difficoltà non sono fatti autonomi, ma fenomeni che dipendono dai nostri atti di lettura e dalle nostre strategie interpretative. Fish rifiuta di avallare il luogo comune sulla precedenza reciproca trea ipotesi e osservazione, che continua a giustificare, a suo parere, le ermeneutiche moderne.
Poiché il lettore comincia sempre già con un'interpretazione, non esiste testo preesistente in grado di controllarne la risposta: i testi sono le letture che ne facciamo. Quindi sia il formalismo sia la teoria della ricezione non hanno fatto mai altro che mantenere lo stesso freddo atteggiamento di fronte alla letteratura del positivismo e dell'intenzionalismo, dandole più raccomandabili definzioni. Ma:
...la forma dell'esperienza del lettore, le unità fornali e la struttura dell'intenzione sono un'unica cosa, [...] affiorano simultaneamente e [..] pertanto le questioni della priorità e dell'indipendenza non si pongono. Si pone invece un'altra questione, e cioè da che cosa siano prodotte l'intenzione, la forma e la struttura dell'esperienza del lettore. Se esse non sono che modi differenti di fare riferimento o di guardare allo stesso atto interpretativo, qual è l'oggetto dell'interpretazione?
I formalisti sostengono che dei motivi sono accessibili indipendentemente e prima dell'interpretazione, ma essi variano a seconda delle procedure che li mettono in luce: sono costituiti dall'atto interpretativo che li osserva. Qualunque gerarchia nella struttura che lega autore, testo e lettore è quindi in definitiva decostruita, e questa trinità si fonda su una simultaneità. Intenzione, forma e ricezione sono tre nomi della stessa cosa; ecco perchè devono essere assorbite nell'autorità superiore della comunità da cui essi dipendono:
I significati non sono proprietà di testi stabili e fissati una volta per tutte, né di lettori liberi e indipendenti, bensì di comunità interpretative responsabili sia della forma assunta dalle attività del lettore, sia dei testi prodotti da tali attività.
Queste comunità interpretative, come il repertorio di Iser o l'orizzonte di attesa di Jauss, sono insiemi di norme intepretative, letterarie ed extraletterarie, che un gruppo condivide: convenzioni, un codice, una ideologia se si vuole. Ma a differenza del repertorio e dell'orizzonte d'attesa, la comunità non lascia più la minima autonomia al lettore, o più precisamente alla lettura.
Nelle comunità interpretative il formalismo è quindi annullato, come anche la teoria della ricezione come progetto alternativo. Non c'è più nemmeno un dilemma tra sostenitori del testo e difensori del lettore perchè queste due nozioni non vengono più sentite come concorrenti e relativamente indipendenti. Nemmeno la distinzione tra soggetto e oggetto, ultimo rifugio dell'idealismo, non è più giudicata pertinente, perchè testo e lettore si dissolvono in sistemi discorsivi che non riflettono la realtà ma ne sono responsabili, tra cui quella dei testi e dei lettori.Il lettore è un altro testo, come diceva Barthes, ma qui ci si è spinti oltre e ciò che chiamavano letteratura e che conservava un senso dell'individualità del testo, degli autori e dei lettori, in essa non rimane più. Per risolvere le antinomie poste dall'inserimento del lettore negli studi letterari, bastava abolire la letteratura. Del resto, se a parte questa nessun'altra definizione soddisfa del tutto, perchè non adottarla definitivamente?

Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
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