Lo straniamento della teoria di Iser
La teoria di Iser, nella sua foga totalizzante, nel suo tentativo di fondere armonicamente elementi diversi finisce per fare acqua da ogni parte. Lo dimostra il suo tentativo di estendere la nozione di straniamento alle norme sociali e storiche. Iser vorrebbe valutare l'esperienza estetica misurando quanto essa abbia contribuito a mutare le presupposizioni del lettore sulla realtà. Ma in questo modo questa teoria non sa che farsene delle pratiche di lettura che non tengono conto dei vincoli storici che gravano sul senso, che quindi, ad esempio, affrontano la
letteratura come un unico insieme sincronico e monumentale, alla maniera dei classici. È insomma una teoria che lascia scoperti da tutti i lati. L'obiezione più severa che sia stata formulata contro questa teoria consisteva nel rimproverarle di dissimulare, con i suoi riferimenti ecumenici (vale a dire generalisti) il suo tradizionalismo. Questa teoria fa del lettore un ruolo libero e vincolato al tempo stesso, e questa riconciliazione tra testo e lettore, che lascia da parte l'autore, sembra evitare i soliti scogli della teoria letteraria, come il binarismo o le antitesi esagerate. Ma questa ricerca del giusto mezzo si è sentita rimproverare un obiettivo di conservazione. La libertà concessa al lettore è in effetti limitata ai punti in cui il testo è indeterminato, tra i pieni determinati dall'autore. Dunque l'autore rimane di fatto padrone del gioco, nonostante le apparenze: definisce ancora lui cosa è determinato e cosa non lo è. Tutto questo in fin dei conti potrebbe aver rappresentato solo un tentativo per salvare l'autore sotto un' altra veste.
Frank Kermode non si sbagliava nell'affermare che con questa estetica della ricezione la teoria letteraria aveva finito per coincidere con il senso comune. Kermode diceva infatti che tutti sanno che i lettori competenti leggono gli stessi testi in modo diverso dagli altri lettori, in maniera più profonda e più sistematica, e tanto basta a provare che un testo non è completamente determinato. Dall'altra parte, però, i professori danno voti più alti agli studenti che maggiormente si allontanano (senza fare errori di interpretazione o cadere nell'assurdità) dalla lettura normale di un testo, cioè ciòche fino ad allora faceva parte del repertorio.
In sostanza l'estetica della ricezione non dice più di quanto dica un'attenta osservazione empirica della lettura, e in fondo potrebbe essere solo una formalizzazione del senso comune. La posizione di Iser rimane quella di un moderato che considera l'opera non tanto aperta quanto socchiusa, portatrice di tanti significati ma non di infiniti. È una teoria che ammette letture diverse di un testo ma che ne individua dei vincoli. Stanley Fish, Umberto Eco (i quali sostengono che l'opera si apra ad un ventaglio infinito di significati) e Michel Charles (secondo il quale l'opera attuale non ha più peso delle infinite opere virtuali che suggerisce quando la si legge) la hanno avversata proprio per la sua cautela.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria della letteratura
- Docente: Prof.ssa Rosalba Galvagno
- Titolo del libro: Il demone della teoria
- Autore del libro: Antoine Compagnon
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2000
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