Narcisismo e identificazione narcisistica
Noi siamo invitati a distinguere in questa apparente contraddizione quello che è il narcisismo o l’identificazione narcisistica immaginaria quindi in qualche modo l’assunzione dell’immagine dell’altro a corroborare l’immagine che il soggetto presenta per soddisfare l’ideale da un altro lato invece c’è la struttura,occorre che questa immagine si costituisca sono due dimensioni in cui l’altro è preso ma in modi decisamente diversi il secondo modo mira alla struttura che è in gioco quindi in relazione a come la mia immagine si presenta all’altro.
In qualche modo questa distinzione ripercorre una distinzione che dovremmo fare a riguardo dell’incontro con l’altro che ci si profila dal punto di vista della tecnica nella seduta: nella consultazione siamo interpellati in questo doppio livello.
E’ diverso se noi pensiamo l’altro come l’altra persona, certamente l’altro è supportato dall’altra persona non deve ragionare pensando alla sua persona ma al significato che ha per me, a quello che l’esistenza dell’altro mi prospetta … sentite che insiste qui l’idea di quel filtro fantasmatico, tra immaginario e simbolico.
Quando diciamo che il soggetto si costruisce attraverso l’altro nell’altro facciamo una cosa molto forte non è l’idea di relazione come amorevole disponibilità tra due individui è qualcosa di un pochino più complicato che si tiene conto che l’altro c’è così con la sua presenza reale per così dire ma non è direttamente percepibile in realtà: io lo incontro attraverso questo, tra me e l’altro c’è un sostanziale filtro.
L’identificazione è un modo con cui certamente entro in relazione con l’altro tanto che ne faccio mio un tratto quindi è chiaro che entro in relazione con l’altro ma è anche un radicale filtro perchè quello che arrivo a conoscere dell'altro è comunque la mia immagine dell’altro.
non possiamo trascurare questo elemento, non possiamo trascurare le leggi che regolano questo filtro.
Questo vale se noi osserviamo i nostri rapporti interpersonali e vediamo come identificazione e proiezione giochino normalmente è la stessa cosa che dicevo quando sottolineavo come Freud quando incomincia a parlare di transfert ne parla come di qualcosa che è caratteristico e disponibile in qualunque relazione umana.
Il transfert quindi la dimensione identificatoria, come elemento che è in grado di congiungerci affettivamente e io aggiungo anche cognitivamente con l’altro è contemporaneamente ciò che fa filtro. un gioco illusorio io do a vedere con la mia immagine e in qualche modo traggo in inganno l’altro.
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Autore:
Beatrice Segalini
[Visita la sua tesi: "Il panico: un approccio integrato"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
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