Uomo e animale: strutture cognitive a confronto
Sono state fatte prove del fatto che la funzione dell’immaginazione è molto forte. Il camaleonte come fa a trasformarsi in una cosa beige a puntini in ragione di un pericolo percepito se non perché l’immagine del beige a puntini non è la pura percezione ma è costruito a ragione a quella percezione si costruisce del pericolo, dunque mette in connessione la percezione del pericolo con l’ambiente circostante, ha un’immagine così forte dell’ambiente circostante che la riesce a riprodurre a livello della sua epidermide. Ditemi se non è fortissima la funzione dell’immaginario, è così forte che addirittura arriva a influenzare dei meccanismi fisiologici
Ma perché il fantasma, diciamo così, che è una struttura cognitiva evidentemente è così diverso da quello animale?
perchè gli umani ci riflettono sopra, infatti sono molto meno capaci di evitare il pericolo.
All’uomo viene il dubbio, prova a dare un significato appunto proprio perché ci sono possibilità diverse
Quando l’animale ha paura la realtà che gli si presenta, la realtà che rappresenta è relativamente univoca mentre la posizione del soggetto rispetto alla realtà percepisce l’ambiguità tanto che ha bisogno di attribuire un significato e non due o se ne percepisce due ne sente tutto il peso e anche il disagio, deve scegliere fra questi due.
La funzione della rappresentazione nell’essere umano è più complicata perché include la funzione dell’altro come altro simile a me ma non nel senso della pura immagine.
Il Lacan dello stadio dello specchio ci dice che la funzione di riconoscimento speculare non dipende da una maturazione di qualche speciale organo
Perché uno scimpanzé di uguale sviluppo mentale cronologico di un bambino di sei mesi ha delle capacità motorie molto più sviluppate ed è capace di certi obiettivi anche complessi, prender la banana arrampicandosi sullo sgabello eccetera mentre il bambino alla corrispondente età è in totale dipendenza dall’altro perché per esempio il suo
sistema extrapiramidale non è ancora mielinizzato e dunque non controlla i
movimenti e ne fa assai pochi.
Dunque alla corrispondente età il bambino e lo scimpanzé si trovano addirittura col bambino in svantaggio
Eppure succede una cosa assai strana che il bambino che è appunto in quella passività e idiozia e incapacità di cui dicevamo, a differenza dello scimpanzé in maniera relativamente naturale, posto davanti a uno specchio nella vita quotidiana della famiglia mostra a un certo momento gradimento x la sua immagine.
Lo scimpanzé va a vedere se dietro lo specchio c’è un altro scimpanzé dunque il bambino di pochi mesi ha questo riconoscimento speculare che non risponde di una maturazione neurologica.
Ci hanno pure detto che ci sono i neuroni a specchio dovrebbe essere qualcosa di assolutamente meccanico mentre noi sapp anche che non solo ci sono soggetti che non si riconosceranno mai nello specchio, ma soggettoetti che più inquietantemente, riconoscendosi allo specchio non solo non giubilano ma si sentono perseguitati da quell’immagine e la disprezzano.
Dunque questa funzione del riconoscimento speculare rivela che cosa?, che c’è un funzionamento dell’immaginario che richiede all’ambiente circostante una caratteristica di investimento libidico.
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Autore:
Beatrice Segalini
[Visita la sua tesi: "Il panico: un approccio integrato"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
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