Introduzione alla DD – transaction services
La due diligence è una sorta di chek up che viene svolto dal potenziale acquirente nel processo di acquisizione aziendale, perché vi è un fenomeno di asimmetria informativa tra compratore e venditore. Il venditore conosce tutti i dati della società, quindi in un’operazione di “cessione aziendale” conosce la società che va a vendere. L’acquirente invece ha un’idea solo sulla base dei bilanci, ha necessità quindi di fare ulteriori verifiche e avere una validazione dei dati presentati per capire se l’azienda corrisponde alle aspettative e per effettuare alcune ipotesi di prezzo e di valore.
Tendenzialmente il venditore si può avvalere di professionisti, quali banche d’affari che possono supportarlo nel ambito del processo di cessione e vengono anche utilizzati per far si che il processo abbia il numero più alto di potenziali compratori, per creare il fenomeno dell’asta. Ci sono poi consulenti in ambito contabile, finanziario, legale, fiscale e in tutti gli ambiti necessari.
I venditori o acquirenti potenziali sono di due tipologie:
- STRATEGIC BUYERS : sono società aventi ad oggetto attività operative.
- FINANCIAL BUYERS : sono fondi di private equity, ossia operatori che raccolgono fondi principalmente da investitori (privati, società di assicurazione) con l’obiettivo di effettuare operazioni di acquisizione aziendale, fare si che aumenti il valore delle società acquisite, e rivenderle dopo un periodo di tempo che va dai 3 ai 5 anni. Hanno l’obiettivo di realizzare del capital gain. Si acquisisce al prezzo più basso possibile, e si rivende al prezzo più alto possibile. Di solito operano con operazioni di leverage by out: cercano di finanziarie l’operazione maggiormente con capitale di terzi. Questo perché se finanzio tutto con capitale proprio e pago 100 l’azienda, ho 100 come valore della partecipazione, e 100 come capitale proprio. Se nell’anno 1 il valore della società aumenta del 10%, la riesco a vendere a 110, avrà così 100 di capitale proprio e 10 di utile dell’operazione. Su un investimento di 100 ho un utile di 10. L’operazione ha reso il 10%.
Se finanzio l’operazione al 90% con il capitale di terzi, l’azienda vale sempre 100, ma ho 10 di capitale proprio e 90 di debito. L’anno 1 vendo sempre a 110, di questi devo usarne 90 per rimborsare il debito. Mi rimangono 20, che vanno a rimborsare 10 il patrimonio già investito, e 10 è l’utile dell’operazione. Finanziando l’operazione con capitale di terzi ho sfruttato l’effetto leva, e quindi ho avuto un rendimento del 100% perché ho investito 10 e mi sono tornati sempre 10. Nel caso in cui avessi delle perdite di valore si realizzerebbe la situazione opposte, l’effetto leva ha un effetto amplificatore sia nel bene che nel male, e in periodi in cui i valori sono decrescenti aumenta la perdita rispetto ad un’operazione finanziata totalmente da capitale proprio. Quindi i fondi di private equity cercano di sfruttare al massimo la leva finanziaria.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Valentina Minerva
[Visita la sua tesi: "Le strategie di contrasto al fenomeno del riciclaggio: tutela penale e tutela amministrativa"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Economia
- Esame: International Accounting - corso progredito
- Docente: Gozzetti Mario, Romeo Alberto
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