APPROFONDIMENTI
I Simpson ignorano Maometto.
Quando fu trasmessa in Italia la prima serie televisiva del fortunato cartone I Simpson, ricordo un articolo del critico Beniamino Placido su la Repubblica che confessava di aver dovuto guardare più episodi prima di capire il motivo del successo di questo cartoon negli USA. Il motivo stava là, evidente, ma non lo aveva subito capito: i Simpson sono lo specchio della società americana.
Passano gli anni e i Simpson sbarcano in diversi paesi del mondo e riscuotono successo. Passano gli anni, la cultura americana è sempre più esportata all’estero. Oggi nei Simpson non si rispecchiano solo gli americani ma, a grandi linee, tutte le società occidentali. Superate le particolarità della cultura statunitense, aiutati sempre più dalla globalizzazione, ritroviamo i caratteri comuni a tutto l’Occidente. I Simpson, lo vogliamo o no, siamo noi.
Ho guardato tutti gli episodi trasmessi in Italia, li guardo e li riguardo, come un bambino coccolato dai quei personaggi e incuriosito dalla loro esistenza e dai motivi che la conducono, rimango sempre più stupefatto dalla capacità analitica degli autori di questo cartoon. In esso ritrovo tutto il postmoderno, una messa in scena di quello che è realmente la società attuale senza veli, anche quando per un bisogno ancora irrinunciabile gli autori spruzzano qua e là un po’ di morale puritana, come per dire che in fin dei conti non tutto è perduto. I Simpson dissacrano perché siamo dissacrati, disincantano perché siamo disincantati. Fanno quello che facciamo noi e ce lo sbattono in faccia. E’ la cultura del nichilismo, della crisi dei valori assoluti, della morte di Dio, del relativismo. I Simpson sono quello che Papa Ratzinger non vorrebbe che noi fossimo. A noi piacciono i Simpson, siamo i Simpson e Papa Ratzinger lotta contro i Simpson, lo specchio più reale e fedele della società occidentale, come neanche il libro del miglior filosofo contemporaneo è riuscito a fare.
Tra i temi affrontati dai Simpson quello più presente è la crisi delle religioni e lo sberleffo di Dio. Il dubbio che Dio sia solo una nostra necessità accomodata di volta in volta secondo le nostre esigenze, è continuo. La persona di Gesù, la figura del Dalai Lama, la religione ebraica e i rabbini sono messi sulla graticola… e… poi chi resta? Ah, sì, Maometto… ma aspetta… Maometto non c’è, la religione islamica non c’è, i musulmani non ci sono, tutto l’Islam non c’è!! Toh, i Simpson non conoscono Maometto!
Anche in questo atteggiamento i Simpson ci assomigliano, nella critica alle religioni Maometto non va toccato. Forse perché suscita la sensibilità dei musulmani o perché Homer Simpson rischia di ritrovarsi addosso una fatwa, la condanna a morte islamica?
L’islamismo sembra non reggere il postmoderno, l’attacco di Nietzsche, l’invasione del “pensiero debole”, il relativismo, la possibile verità che esso sia solo una delle tante verità, per di più discutibile. C’è un islamismo più occidentale e più coraggioso che si apre al temibile confronto, mentre c’è un islamismo che ha paura, una notevole paura di perdere la forza spirituale e il controllo sui fedeli.
Se è vero che i Simpson debbano prevenire la violenza religiosa, prerogativa ormai superata dalle altre confessioni, è altrettanto vero che è un eccesso ignorare l’esistenza dell’islamismo. Forse che Oriana Fallaci aveva ragione? Se i Simpson sono lo specchio della nostra società, Oriana Fallaci aveva ragione, ignoriamo troppo chi vive tra noi.
La domanda che ci dobbiamo porre è: che senso ha che Homer Simpson continui ad ignorare tutti quei musulmani che abitano Springfield? Ma se Homer Simpson non dovesse più ignorali, cosa accadrebbe? Homer Simpson è quello che è, chi lo conosce lo sa.
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