Il cinema post-moderno
Con l'espressione cinema post-moderno si identifica nello specifico il cinema degli ultimi decenni, quindi dagli anni '80 fino ad oggi.
I registi post-moderni sono soliti imitare sequenze, cifre stilistiche e snodi narrativi dei film precedenti.
I film assumono così diverse connotazioni, dal remake di un testo cinematografico ai film di tipo seriale che si ispirano alle serie mandate in onda in televisione.
Ma soprattutto, quando si parla di cinema post-moderno, ci si riferisce alla rivoluzione tecnologica derivata dall'avvento del digitale. Il digitale ha investito fin dai suoi esordi tutti i rami dell'industria cinematografica.
Durante la lavorazione del film, per esempio, non è più necessario che il profilmico sia realmente/fisicamente presente davanti alla macchina da presa.
Tra le diverse innovazioni c'è ora la possibilità di produrre immagini con forme diverse e registrare il movimento attraverso marcatori e telecamere (motion capture).
Quindi caratteristiche del cinema post-moderno sono:
• Ibridazione, quindi la caduta del discrimine tra cultura popolare e cultura d'elite.
• Frammentazione sul piano narrativo che risponde alla crisi dell'individuo moderno, il quale sembra aver smarrito le prospettive sul piano ideologico.
• Abbondanza di citazioni e rimandi.
• Andamento a-cronologico del racconto: il racconto non è più verosimile ma risponde al diverso pubblico che gli si propone, quindi un pubblico fruitore della televisione e quindi abituato a ragionare secondo una dinamica che non è più lineare.
• Montaggio frenetico.
Ricorrenti sono la steadycam, ovvero una sorta di macchina a mano perfezionata grazie a un sistema di imbracature che la lasciano sospesa sul corpo dell'operatore, e la lauma, ovvero una gru perfezionata che permette movimenti di macchina flessuosi.
Film tra i più rappresentativi del cinema post-moderno è “Pulp fiction”, film del 1994 diretto da Quentin Tarantino.
Caratteristica di tutti i film di Tarantino è la sua capacità di ibridare alla perfezione una notevole quantità di stimoli e modelli cinematografici, pubblicitari ma anche letterari.
Questa capacità è sicuramente frutto della passione di Tarantino per il cinema, maturata dall'aver lavorato sin da giovane in un videonoleggio.
Nonostante questa tendenza all'ibridazione, Tarantino riesce a inserire nei suoi film la sua autorità registica.
In “Pulp fiction”, in particolare, si possono individuare dei topos sia a livello di ambientazione sia a livello stilistico:
• Inquadrature molto angolate dal basso
• Combinazione tra piano sequenza e steadycam
• Dilatazione temporale
Nella scena più celebre del film vediamo l'ingresso dei due protagonisti, Mia Wallace e Vincent Vega, in un ristorante. In questa scena sono racchiuse tutte le caratteristiche principali del film ma anche del cinema post-moderno.
Anzitutto è evidente l'attenzione maniacale posta nell'allestimento del locale, ricco di oggetti che rimandano alla cultura di massa e al gusto anni '50 americano.
L'intera scena è affidata a una sorta di pastiche stilistico: ricorrono in particolare elementi come la centratura compositiva, il campo contro campo e il decoupage analitico, tipici del cinema classico.
Il film in generale è affidato ai dialoghi, la cui caratteristica principale è il fatto che non portano da nessuna parte e ruotano attorno ad argomenti che non sono utili al fine dello sviluppo narrativo.
La costruzione narrativa del racconto si basa su un andamento a-cronologico: i macro-capitoli del film sono stati montati con la volontà di confondere lo spettatore, che comunque è abituato a questo tipo di frammentazione grazie alla televisione e alle pubblicità.
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Dettagli appunto:
- Autore: Roberta Carta
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Beni culturali
- Esame: Storia del cinema e analisi dei film
- Docente: David Bruni
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