Appunti delle lezioni del corso “Mobilità e Diaspore del mondo moderno”, dell'Università degli studi di Palermo. Il corso tratta con attenzione delle vicende riguardanti l'Inquisizione romana, con analogie e differenze tra questa e l'inquisizione spagnola. Si fanno riferimenti allo studioso C. Black.
Anno accademico: 2015/2016
Storia dell’inquisizione romana
di Federica Palmigiano
Appunti delle lezioni del corso “Mobilità e Diaspore del mondo moderno”,
dell’Università degli studi di Palermo. Il corso tratta con attenzione delle
vicende riguardanti l’Inquisizione romana, con analogie e differenze tra questa
e l’inquisizione spagnola. Si fanno riferimenti allo studioso C. Black.
Anno accademico : 2015/2016
Università: Università degli Studi di Palermo
Facoltà: Scienze Politiche
Corso: Mobilità e Diaspore del mondo moderno
Docente: Giovanna Fiume1. Il Santo Uffizio Romano: introduzione
Mentre per l'Inquisizione spagnola ci sono fonti chiare e certe, per quanto riguarda il Sant'Uffizio romano,
esso interviene nei processi di canonizzazione. Il processo di canonizzazione è una magistratura che prende
il nome di Santa Congregazione dei Riti, con sede in Vaticano, che deve valutare se un individuo (uomo o
donna) ha virtù eccezionali e da queste deriva la capacità di fare le "grazie" o miracoli se si tratta di santi.
Quando si riunisce la congregazione, c'è sempre qualcuno del Sant'Uffizio romano, dato che il problema
della santità ha un confine molto sottile, quello della falsa o "affettata" santità (affettazione è la
manifestazione finta, simulata di qualcosa che non c'è), ovvero la finta manifestazione della santità. Questa è
un reato di fede che il Sant'Uffizio giudica.
C'è una netta differenza tra un tipo di libri di divulgazione, come quelli di Black e degli anglosassoni che
scrivono per tutti, dunque hanno un approccio descrittivo e poco problematico, e soprattutto una capacità
narrativa che fa sì che i libri di storia siano maggiormente divulgati e letti; un altro tipo, di contro, è quello
dei libri di ricerca, tipici degli storici italiani.
TESI DI BLACK: l'inquisizione romana, nonostante il suo lato "oscuro", è stata anche una forza creativa ed
educativa, che ha contribuito a definire ed influenzare la cultura italiana almeno fino al XIX secolo.
L'inquisizione dunque ha sì un lato oscuro, però è anche una forza con una influenza che supera la sua stessa
condizione. La funzione, secondo Black, è pedagogica e si basa sulla sua capacità di persuasione,
convinzione. Insomma, per Black, l'inquisizione è un istituto che esercita una forza creativa e di
persuasione, quindi con funzione pedagogica.
Mentre ci fu una vera e propria Inquisizione spagnola, non ci fu un'inquisizione italiana, a causa della
frammentazione politica della penisola italiana in tanti staterelli (non ancora Italia unita). Non ci fu
un'inquisizione italiana perché ci fu un'inquisizione peculiare ai vari stati che componevano la penisola. Una
data importante è il 1542: considerato come l'anno fondativo.
Le tesi di Black si associano a quelle di Adriano Prosperi e John Tedeschi: essi sono curatori, insieme a
Vincenzo Lavenia, del dizionario storico del Sant'Uffizio (opera enciclopedica in cui c'è tutto di tutti i
Sant'Uffizi).
John Tedeschi ha per primo contraddetto la cosiddetta "Leggenda nera" del Sant'Uffizio. La leggenda nera è
un termine che allude al fatto che si è creata una tradizione interamente negativa e critica dell'inquisizione,
incitando questa leggenda forzata nella ricostruzione del Sant'Uffizio per cui esso era tutto nero, brutto,
sbagliato. Di contro alla leggenda nera, solitamente si contrappone una "leggenda rosea/aurea", speculare a
quella nera, in cui quindi si immagina l'inquisizione in maniera positiva (era tutto bello, tutto oro).
Di contro a una tradizione di leggenda aurea che sostengono gli storici spagnoli dell'800, c'è stata una
rivalutazione delle attività del Sant'Uffizio, che ha portato a una sua valutazione positiva.
Il Sant'Uffizio giudicava con equità e, più che punire, educava: l'aspetto educativo e pedagogico prevale
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Storia dell’inquisizione romana sull'aspetto repressivo. Black citando Tedeschi, dice: "il Sant'Uffizio ha offerto la migliore giustizia
criminale possibile nell'Europa dell'età moderna".
Lo studio dei tribunali dell'inquisizione è andato di pari passo con lo studio della giustizia punitiva in
generale, in rapporto con la formazione dello stato moderno. Uno dei personaggi più importanti di questo
studio è uno storico giurista di nome Paolo Prodi. Egli vuole dare uno sguardo al modello processuale
adottato dall'Inquisizione romana, soprattutto ai modi, all'organizzazione e accorgimenti che ne
caratterizzavano l'azione. "il processo praticato dall'Inquisizione romana non è diverso dal coevo processo
ordinario, comunemente usato per la sfera criminale dagli Stati italiani". Ciò significa che veniva usato lo
stesso processo penale. "Hanno stesse fonti ordinarie, stesse regole, stessa dottrina; il rito dell'Inquisizione e
il iudicium pubblico ordinario hanno in comune le loro lontane origini normative: usano le stesse regole
fondamentali, si fanno governare dalla stessa dottrina, prova ne sia che i manuali inquisitoriali sono costruiti
con le stesse fonti di diritto pubblico". Non c'è quindi differenza tra un giudizio inquisitoriale e giudizio
penale di un tribunale laico (iudicium publicum), perché attingono alle stesse fonti del diritto romano, hanno
le stesse regole e dottrina. I manuali che indicano le regole da seguire in un giudizio hanno le stesse fonti,
che siano giuristi, civilisti, canonisti, diritto romano, diritto canonico. scritture, qualche teologo. Hanno
anche la stessa biblioteca, che è fatta da teologi, giuristi, ecc.
Il processo inquisitoriale è strutturato allo stesso modo del processo penale pubblico; hanno la stessa
struttura, stessa azione che muove dall'accusa, dalla denuncia, dalla fama (notitia criminis). Segue le stesse
regole, le stesse prassi e cautele dell'interrogatorio, stesse regole della procura, stessi criteri per la
valutazione delle prove e degli indizi, lo stesso rapporto tra la raccolta di informationes e la definizione dei
testi. Sono due processi gemelli.
Arbitrium concesso al giudice in ordine alla irrogazione della pena: sia nel processo penale che in quello
inquisitorio, in presenza di una prova "non plena", c'è una ricerca di prove "semi-plene", in presenza di una
prova "non bastante" cioè non sufficiente, il giudice agisce "ad arbitrium", cioè secondo il suo arbitrio, come
gli pare, però calando l'entità della pena promulgata. Nel momento in cui non si ha nessuna prova plena e
non si riesce a raggiungere la confessione neanche sotto tortura, si arriva all'arbitrium, che è una pena
arbitraria, che nel gergo giuridico significa una sentenza formulata ad arbitrio del giudice, quindi inferiore
alla pena edittale, cioè alla pena che secondo gli editti, avrebbe dovuto essere ordinata.
Si è scoperto che le pene arbitrarie aumentavano in concomitanza con la necessità di remieri per la galera; la
necessità di condanne al remo condizionava l'attività dei tribunali.
Il sistema processuale mostra dei tratti peculiari dell'inquisizione romana, riguardo lo stile, le formalità e
l'organizzazione dell'apparato. In particolare, si pensi soprattutto a una caratteristica dell'attività del
Sant'Uffizio (sua e non degli altri tribunali): la centralizzazione e la gerarchizzazione dell'attività giudiziaria
(c'è un centro, come Roma o Madrid nei due casi, e c'è una gerarchia, cioè ci sono i tribunali di distretto e
tribunali nei vari Stati).
Questo rapporto gerarchico è realizzato in scala italiana dall'inquisizione, cioè nella penisola italiana, non
essendoci unità, non c'è nulla di centralizzato, eppure c'è il Sant'Uffizio. In qualche modo il tribunale
dell'inquisizione italiano è la prima unità d'Italia. Il processo di centralizzazione avviene all'interno dei
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Storia dell’inquisizione romana singoli Stati, producendo una unificazione giudiziaria, che ignora i confini delle giurisdizioni statali, avoca
(si arroga il potere) competenze di quelle giurisdizioni e le ricompone, prescrivendo agli inquisitori
periferici dei temi uniformi, ed esercitando un controllo ben organizzato sulle loro attività. Ad esempio, gli
inquisitori del granducato di Toscana si comporteranno non come dice il vescovo di Pisa o Firenze, ma
come prescrive il Sant'Uffizio romano. In questo modo avviene una centralizzazione che può comportare la
spoliazione di una giurisdizione locale, ovvero quella del vescovo. Così il concetto di unificazione diventa
anche un concetto di impoverimento delle istanze giurisdizionali locali.
Un'altra caratteristica è la legalizzazione dell'agire dei giudici, che sono vincolati a testi normativi certi e
orientati non dalla propria interpretazione, ma dalle regole della Congregazione del Sant'Uffizio. I testi a cui
devono far riferimento i giudici locali non devono essere interpretati direttamente da loro, perché c'è il
Sant'Uffizio che manda una normativa su come essi debbano comportarsi. L'agire dei giudici quindi è
dettato da Roma ed è uguale per tutti. Questo produce una professionalità del personale giudiziario: tutta
questa gente che si comporta alla stessa maniera, legge la stessa giurisprudenza e diretta dallo stesso centro
si professionalizza, creando qualcosa che somiglia quasi alla formazione di una struttura burocratica.
L'inquisizione poi ha come suo peculiare aspetto (e non dei tribunali civili) la mobilitazione di sinergie
esterne all'apparato di giustizia, a cominciare dagli organi pubblici dei singoli Stati: ci sono degli apparati
repressivi dei singoli Stati che collaborano all'attività dell'Inquisizione. Basta pensare al fatto che
l'Inquisizione non esegue direttamente le condanne a morte, ma esse sono eseguite dalla milizia dell'autorità
locale.
Al di là delle apparenze, si può dire che l'inquisizione non è classista (?); i suoi concordati e le sue dirigenze
sono finalizzati ai suoi scopi e niente è lasciato al caso. L'Inquisizione è molto attenta al rigore delle forme,
che tiene insieme le cautele che garantiscono il risultato, con le cautele che mostrano riguardo per l'accusato.
In questo spirito, viene data molta importanza al rispetto per la procedura: verbalizzazioni, conservazioni di
documenti, formazione di una rete di archivi, assicurazione di segretezza dei giudici.
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Storia dell’inquisizione romana 2. L'inquisizione romana
L'inquisizione romana si presenta come un tipo evoluto del sistema penale, un autentico modello esemplare,
per i tribunali non ecclesiastici.
All'interno della valutazione dell'attività dei tribunali in generale dell'Europa dell'età moderna, c'è una
particolare attenzione al tribunale dell'Inquisizione e, da questo tipo di comparazione, nasce l'idea di John
Tedeschi sul fatto che questo tribunale non meritasse la leggenda nera che gli è stata riservata. A questa tesi
di Tedeschi, Black aggiunge quella di Prosperi: egli è uno storico della cultura religiosa, ha scritto molti libri
come "il seme dell'intolleranza", in cui parla dell'espulsione degli ebrei dalla Spagna dove spiega come lì
nasca la razializzazione, la biologizzazione di una differenza religiosa che diventa un modo di caratterizzare
una razza e come all'interno di questo si crei il seme dell'intolleranza che continua fino ai nazisti. Inoltre, ha
scritto anche "la vocazione" che racconta come i gesuiti raccontino la chiamata alla fede; il libro più
importante per il nostro tema si chiama "i tribunali della coscienza": riguarda la confessione che è il
tribunale della coscienza, perché Prosperi sostiene che il confessionale è il monumento che rappresenta la
Riforma Cattolica (controriforma), il confessionale è l'obbligo della confessione è un momento in cui il
confessore è a contatto con l'intimità della coscienza del singolo credente ed è questo rapporto, questo
strumento che ha grandi capacità di trasformazione e di correzione dei comportamenti. Prosperi usa frase da
usare come slogan: "non si vince se non si convince" che significa che, con tutta la repressione più dura, più
sanguinosa, non si avrebbero mai avuti gli effetti desiderati se non si fosse passati attraverso il governo della
coscienza, quindi attraverso la confessione. Il tribunale del Sant'Uffizio è un tribunale di doppio foro, uno
interno e uno esterno: il fatto che nel Sant'Uffizio ci sia il foro interno significa che i giudici si pongono
come confessori anche se poi in seguito si comportano da giudici, quindi condannano. Tra le sentenze di
assoluzione, ci sono tante assoluzioni.
Il fatto che nel foro interno e nel doppio foro si possa assolvere, questo accentua l'aspetto pedagogico
dell'Inquisizione su quello repressivo. Questi sono una serie di elementi che concorrono alla definizione di
Black. La convinzione, la manipolazione delle coscienze che avviene attraverso il foro interno fa sì che il
tribunale possa avere anche una faccia educativa. L'assoluzione si può avere solo a condizione che si
dichiari il pentimento e si abbia l'intenzione di non commettere più l'atto. Il momento dell'assoluzione, che
passa attraverso la confessione, è un aspetto molto importante per l'inquisizione romana. Questa è la risposta
di Black, insieme a Prosperi e Tedeschi, schierandosi all'interno di questa corrente storiografica.
Definizione che utilizza Black: c'è un processo inquisitorio che differisce dal processo accusatorio, in
seguito parla di processo sommario.
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Storia dell’inquisizione romana 3. Differenza principale tra processo inquisitorio e processo
accusatorio
La differenza principale tra processo inquisitorio e processo accusatorio è che il processo accusatorio parte
da un libello accusatorio: c'è un'accusa formale da parte di una determinata persona, che appunto accusa
un'altra persona di aver fatto tale cosa; si aggiungono poi i nomi dei testimoni a favore e infine si presenta
questo libello al giudice. Il processo inquisitorio invece funziona in modo diversa: esso può funzionare e si
comincia a muovere non solo con la semplice "notitia criminis", ma si comincia a muovere il "fiscal"
quando arriva "ad aures" la fama che è ancora meno della notitia criminis (ad esempio, qualcuno ha portato
avanti l'idea che un tale sia un negromante). Una volta arrivata ad aures la fama, i giudici si muovono per
cercare chi possono essere i testimoni che possono appunto riportare l'informationes. È il solito tipo di
ordine giudiziario.
Di contro, il processo sommario (fotocopia) si dice che avvenga "sine strepitu iudici", cioè è un processo
breve che non ha tutte le formalità del giudizio né inquisitorio né accusatorio; non ha avvocati d'ufficio, è
per la maggior parte orale, è un processo che si conclude rapidamente ascoltando le due parti. Il processo
sommario è tipico del diritto commerciale, cioè è un diritto che riguarda persone straniere, non del luogo,
come i mercanti che se hanno bisogno di risolvere un contenzioso con un altro, essi vengono tutelati
attraverso il processo sommario, per fare in modo che essi abbiano tutelato il loro diritto che viene dalla
località. Il diritto sommario infatti è detto "alla mercantile".
Nell'accezione dell'inquisizione, i processi sommari sono processi più brevi; secondo Black sono la
maggioranza e riguardano gli sponte comparentes (anche se invece, per quel che sappiamo, questi possono
avere un processo inquisitoriale formale molto lungo).
Nell'inquisizione ovviamente c'è un processo inquisitorio, l'inquisitio, non perché tipico del Sant'Uffizio, ma
nel senso che il modo del processo è quello che comincia con l'editto di fede, le informationes e soprattutto
comincia con l'inquisitio. Questo tipo di processo non è accusatorio, anche se esso esiste e spesso quello
accusatorio viene fatto nei tribunali laici, anche se anche i tribunali laici usano l'inquisitio come
l'Inquisizione; infine, alcuni processi possono essere di tipo sommario: dal momento che questi processi
lasciano poca documentazione scritta, è probabile che alcune delle relaciones de causas di questi processi
siano riferiti a inquisiti che non escono in auto de fé, altro elemento secondo Black del processo sommario.
Dal momento che gli inquisiti non escono in auto de fé pubblico, in alcuni casi ad alcuni inquisiti in effetti si
fa un piccolo auto de fé privato (autillo). È probabile che alcuni di questi processi in cui gli inquisiti non
escono in normali auto de fé pubblici, possono essere anche dei processi sommari.
È plausibile che il processo inquisitorio e il processo sommario siano i due processi che il Sant'Uffizio
romano utilizza nella propria attività ordinaria.
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Storia dell’inquisizione romana 4. Inquisizione medievale
Esiste nel medioevo una inquisizione "legatina", esercitata da legati del papa, che appunto nominava
persone che lo rappresentavano nelle zone dove era richiesta la necessità della figura dell'inquisizione per
reati che si erano manifestati; questi legati avevano un incarico temporaneo e appartenevano ad ordini
religiosi (in particolare domenicani, ma anche gesuiti o francescani). Essi non rispondono ai capi dei loro
ordini, ma direttamente al papa e per questo legato papale. Black aggiunge a questo il tema della progressiva
professionalizzazione degli inquisitori: comincia a formarsi una categoria di esperti a cui il papa attinge per
le necessità dei vari luoghi. Questi inquisitori che con il tempo si professionalizzano, spesso usano questo
incarico come tappa di una carriera ecclesiastica (questo elemento c'è anche nell'inquisizione spagnola); fare
l'inquisitore, soprattutto in distretti importanti, serve per poter ottenere incarichi non soltanto all'interno del
proprio ordine, ma anche all'interno della Chiesa. Questo accade in Spagna e anche in Italia. Per far carriera,
bisogna essere stati inquisitori in una sede importante: ad esempio. la Sardegna non è una sede importante,
così come per l'inquisizione spagnola Palma de Maiorca non lo è allo stesso modo di Valencia o Siviglia.
Gli inquisitori dunque utilizzano questo incarico come una tappa per ascese successive.
I legati papali/ inquisitori nominano i propri vicari scegliendoli dal clero della zona, perché essi conoscono il
luogo, a differenza invece degli inquisitori che vengono da fuori e quindi hanno bisogno di una conoscenza
locale per poter rendersi conto meglio di cosa fare. I primi inquisitori dell'inquisizione legatina (di cui si
conoscono una serie di processi, soprattutto nelle zone alpine del nord Italia, come beneandanti), sono
domenicani e creano un sacco di problemi che producono un sacco di proteste, da parte delle autorità locali
sostanzialmente per la loro severità.
Citazione in cui si accusano i domenicani "abilissimi e presuntuosissimi", essi sono accusati di avidità, di
presunzione e inoltre vengono accusati di usare questo incarico come "simbolo di superbia e vanità", non
danno conto a nessuno, "quasi fosse un dominio temporale", perché esercitando il potere dimenticando che
l'ufficio è di tipo religioso. Sono anche accusati di portare avanti lunghi processi, proprio per non far finire
mai il loro potere; "procedono negli interrogatori usando la tortura (eccesso uso di essa), infliggendo dolore
e tormento su donne che sicuramente non sono bestie brute, per apparire in questo modo, come i guardiani
della fede cristiana". Stanno accusando i domenicani di abuso di potere; c'è una diffusione a macchia di
leopardo di questo tipo di interventi e, in particolare, i domenicani che se ne fanno interpreti, sono presi di
mira.
La storia medievale dell'inquisizione finisce nel 1478, quando Sisto IV concede l'organizzazione
dell'inquisizione spagnola, formando un tribunale permanente spagnolo, e da qui poi nasce il tribunale
romano.
A partire dal 1559, la Spagna ha il regno di Napoli, di Sicilia, Sardegna e Milano: c'è una espansione del
Sant'Uffizio spagnolo anche negli Stati italiani.
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Storia dell’inquisizione romana 5. Riforma protestante: controriforma cattolica
La riforma protestante comincia con le tesi di Lutero. La cosa che ha compreso è che tra la fine del '400 e il
primo trentennio del '500 c'è un grande fermento religioso di ordini religiosi del clero regolare (frati) e
secolare (preti) e di laici, che dibattono in maniera spesso molto appassionata, scrivono e leggono su temi
come libero arbitrio, la predestinazione, il problema della salvezza (se fatta per predestinazione quindi per
grazia oppure se fatta per libero arbitrio e quindi attraverso la scelta della volontà della persona e delle sue
opere). Di questi temi a cui Lutero dà una risposta, c'è un grande discussione dentro la Chiesa. Ci sono poi
una serie di personaggi e libri che influenzano molto questo dibattito. Uno di questi era uno spagnolo dal
nome Juan De Valdés, uno spagnolo figlio di una ebrea convertita e di uno spagnolo, ha uno zio materno
prete che tuttavia viene inquisito e bruciato dal Sant'Uffizio come relapso perché ricaduto nello stesso reato.
Valdés è un intellettuale, amico di Erasmo da Rotterdam e di Bernardino Ochino capo dei cappuccini (che
ha problemi con il Sant'Uffizio e deve lasciare l'Italia); è influenzato, come tanti che si pongono gli stessi
problemi da un libro molto importante, "Beneficio di Cristo" scritto probabilmente da un frate benedettino
Benedetto da Mantova e fu poi rieditato forse con aggiunte da Marco Antonio Flaminio, un altro intellettuale
dissidente. Juan De Valdés ha una spiritualità di tipo mistico ma, a differenza dei mistici, non concepisce
l'abbandono passivo a Dio; non condivide l'annullamento dell'identità come i mistici. Con il suo essere
amico di Erasmo fa sì che egli valuti il libero arbitrio del soggetto che lo fa sottomettere alla divinità. Valdés
rappresenta l'umanesimo cattolico di questi anni, dà molto valore all'uomo e all'umanità e troverà nel
profondo della sua intimità la forza per elevarsi a Dio. È un pensatore molto originale che dalla Spagna si
trasferisce a Napoli per fuggire al Sant'Uffizio e farà parte di questo complesso gruppo intellettuale che
cerca nuove strade per trovare la risposta alla salvezza.
Il "Beneficio di Cristo" è un libro che è giunto dal pensiero riformatore all'interno della Chiesa cattolica, è
un'opera collettiva lontana dalla dogmatica. Il Beneficio è un libro che viene messo all'indice dei libri
proibiti, viene eradicato dalle biblioteche, tanto che se ne ha conoscenza in maniera indiretta attraverso
citazioni. Tutti i teologi e intellettuali che cercavano nuove strade, godevano della protezione degli
aristocratici, di nobili che si pongono i loro stessi problemi e che li ospitano nelle loro dimore. Tutto quello
che succede a questi gruppi intellettuali è la riforma italiana: esiste una riforma di Lutero, ed esiste una
riforma del pensiero religioso in Italia. Non possiamo parlare di Riforma e Controriforma perché questa
definizione evidenzia l'esistenza della Riforma di Lutero e poi a questa si contrappone la Controriforma con
una serie di misure prese nel Concilio di Trento. La Controriforma è la risposta della Chiesa alle scissioni
luterane. La Chiesa fa le sue contromosse perché sa che molte delle cose criticate da Lutero esistono e sono
davanti agli occhi di tutti, prima tra tutte l'ignoranza del clero, i cattivi costumi (preti rissosi, giocatori
d'azzardo). Le proposte di Riforma del costume e del malcostume del clero sono due: i seminari, perché chi
vuole intraprendere il sacerdozio deve essere sin da piccolo istruito in luoghi appositi; la residenza dei
vescovi nella loro diocesi, perché i vescovi che erano cadetti delle famiglie aristocratiche. Questi
aristocratici non pensavano mai che un incarico di questo genere fosse pastorale, ma pensavano che fosse un
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Storia dell’inquisizione romana incarico di tipo politico (infatti tutti volevano stare presso la corte di Roma per fare politica per le loro
famiglie di provenienza). Il Concilio di Trento invece obbliga i vescovi a essere presenti nella diocesi, li
obbliga a celebrare dei sinodi diocesani ogni determinato anno e a occuparsi dell'istruzione dei parroci e di
altre attività. I vescovi devono risiedere e girare per le diocesi e fare delle relazioni che poi manderanno a
una congregazione che il papa istituisce presso la Santa Sede, in cui dicono cosa hanno trovato in disordine
diocesi per diocesi: queste sono le visite pastorali. Si può ben immaginare la ripugnanza, la repulsione degli
aristocratici ad essere mandati in diverse sedi. È una battaglia impegnativa che il Concilio di Trento si
assume, che fa pensare "contro"; così come, tra le altre riforme del Concilio di Trento al fine di riformare la
Chiesa, c'è l'organizzazione della Compagnia di Gesù, grazie a Ignazio di Loyola che crea un nuovo ordine.
Ignazio è stato un soldato e concepisce questo ordine come "i soldati del papa", è quindi un ordine
combattente non più con la spada ma con le armi della parola, della persuasione e dell'educazione delle élite.
Alla compagnia di Gesù infatti si deve l'organizzazione di collegi per l'istruzione elitarie europee.
L'educazione comincia fin da piccoli, nella compagnia si cerca di istruire e selezionare il nuovo personale
della compagnia, cioè scegliere i migliori affinché entrino nell'ordine, ma in generale vengono educate le
élite di tutta Europa. Non bisogna pensare però a un ordine militare, o una proposta non sofisticata, rozza,
perché la compagnia di Gesù da un lato si rivela un ordine missionario estremamente duttile e ha un
atteggiamento che parte dalla comprensione della lingua dei soggetti da evangelizzare e della conoscenza
del loro modo di pensare e della loro società. I gesuiti sono come antropologi delle missioni del Nuovo
Mondo, hanno le prime conoscenze dei paesi che vanno a scoprire, ma soprattutto delle religioni e delle
forme devozionali di questi popoli. È un ordine che vuole cercare di arrivare in profondità, per portare il
messaggio cristiano. Dall'altro lato è un ordine che ricerca la salvezza personale, che istituisce un percorso
di salvezza personale attraverso gli "esercizi spirituali". L'esercizio spirituale di Ignazio di Loyola è un
avvicinamento, una tappa di elevazione spirituale ma governata dal libro di Ignazio che propone, tappa dopo
tappa, delle riflessioni che ripercorrono la vita, il calvario e la risurrezione di Gesù.
Attraverso una riflessione non intellettuale ma spirituale, ci si identifica con Cristo fino alla risurrezione e
quindi al raggiungimento del massimo livello di coscienza spirituale e individuale. Questa Controriforma
non ha di per sé lati negativi: c'è un proliferare di esperienze religiose, una diffusione a macchia di leopardo
di esperienze, di gruppi che ragionano su queste cose e circolano per tutta la penisola italiana; sono persone
che girano per l'Italia e predicano. Questo tipo di esperienza coinvolge interi ordini religiosi.
Questa fase si chiude quando, con il famoso colloquio di Lisbona, il papa si rende conto che non ha spazi di
mediazione nei confronti di Lutero, e quindi che l'esperienza luterana non può essere recuperata all'interno
della Chiesa. Dunque avviene una scissione, con la Chiesa che entra sulla difensiva e comincia a vedere tutte
queste esperienze degli ordini religiosi come "simpatizzanti" di Lutero. La Chiesa dunque rompe con
Lutero, che diventa il nemico e ha paura di tutto ciò che stava succedendo nella penisola italiana, perché
avrebbe potuto significare la crisi, uno scisma all'interno del territorio. Quindi decide di coordinare
nell'attività inquisitoriale, che prima era sparpagliata nei vari Stati. Adesso occorre invece un coordinamento
fermo: nel 1542 nasce la Congregazione del Sant'Uffizio, con una breve papale di Paolo III che dice:
"a Roma c'è un tribunale, una magistratura di sei cardinali, che nascono per centralizzare la lotta alla eresia
protestante" (a differenza dell'inquisizione spagnola che nasceva contro gli ebrei). Qui nasce per
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Storia dell’inquisizione romana fronteggiare un'eresia protestante che in Italia non c'è, perché i "riformatori" della Chiesa e del pensiero
dogmatico prevalente (gli ordini religiosi, gli intellettuali) non sono protestanti, eppure vengono accusati di
protestantesimo, e quindi saranno repressi. L'inquisizione romana dunque nasce contro un non fatto, un
nemico che non c'è, solo per paura che tutto quello che succedeva in Germania ovvero un sovvertimento non
solo religioso ma di tipo sociale, potesse accadere anche in Italia. In verità, le idee di Lutero circolavano
anche in Italia, erano anche facenti parte di questo background che si era sviluppato in Italia. Non ci fu
nessun pericolo reale, probabilmente.
Il luteranesimo, secondo una studiosa, è assolutamente marginale; esso rappresenta lo 0,2% di tutti i
fenomeni di "risveglio" religioso. Però, c'era anche qui la paura del contagio, esattamente come se ne
parlava in Spagna con gli ebrei; c'è inoltre la paura del nicodemismo (cristiani che nascondono le proprie
convinzioni per paura che, se espresse, si rivelerebbero pericolose), perché dietro queste posizioni, si
nascondono invece simpatie o adesioni luterane. Sono dissimulatori, esattamente come i conversos o i
moriscos, e ha un'accezione positiva, come spiegava Torquato Accetto con il tema della dissimulazione
onesta.
Con la bolla papale del 1542, si forma una struttura burocratica centralizzata, con sede a Roma e si dirama in
tutta la penisola attraverso tribunali locali, esattamente come in Spagna. Ci sono sei cardinali, sotto la
supervisione del Papa (differenza con l'inquisizione spagnola, dove invece i tre inquisitori erano sotto la
supervisione del Re); il Papa inoltre presenzia alle riunioni del Sant'Uffizio; i tribunali locali che vengono
istituiti sono in concorrenza con gli altri presenti in loco, dal momento che i tribunali religiosi sono presenti:
in prima istanza il tribunale vescovile/arcivescovile che giudica i reati di fede. Quando si decide che in un
certo luogo c'è un tribunale del Sant'Uffizio, immediatamente il tribunale del vescovo si sente messo da
parte. Con l'inquisizione spagnola c'era lo stesso problema, con la presenza dei vescovi e arcivescovi, ma
questi risolvono il problema dei conflitti di competenza (che sono continuamente); questi conflitti si
manifestano come conflitti cerimoniali: si pone il problema di chi debba sfilare prima tra l'inquisitore e
l'arcivescovo negli autos de fé; o ancora, se l'auto de fé finisce in Chiesa, di chi è la sedia più altra tra le due
cariche; altro problema era se i magistrati delle magistrature secolari potessero tenere il cappello in testa di
fronte agli inquisitori oppure no; o se il viceré doveva fare l'incontro con gli inquisitori oppure li doveva
aspettare seduto. All'inizio gli storici non capivano queste procedure, poi si è capito che anche così
probabilmente si sviluppavano i conflitti giurisdizionali: dove finisce la giurisdizione del tribunale
arcivescovile nel giudicare i reati di fede rispetto al tribunale inquisitoriale? Ad esempio, i tribunali
vescovili in generale avevano il compito di giudicare la bigamia; successivamente avvenne l'usurpazione
della giurisdizione di un altro tribunale ecclesiastico presente nel luogo, da parte dell'inquisizione. Il
conflitto lo si supera mettendo il vescovo o il suo rappresentante all'interno del collegio giudicante come
carica di consultore/qualificatore. In questo modo, anche il vescovo ha voce nel giudizio inquisitorio, infatti
vota (se votò). Il conflitto può avvenire sia coi tribunali locali secolari che con quelli civili e penali;
solitamente i conflitti sono molto lunghi e sono continui, perché ciascuno tende ad affermare l'importanza
del proprio tribunale nei confronti di chi vuole arrogarsi fori di giurisdizione non propri. Inoltre, bisogna
considerare che si è in una situazione dell'antico regime di pluralismo dei fori giudiziari: la Messana in
Sicilia ha contato circa 50 fori, cioè 50 tipi di tribunali che sovrintendono ad aspetti inutili della giustizia e
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Storia dell’inquisizione romana spesso questi fori accavallano le proprie competenze. Tutto questo è un normale andazzo del momento
dell'istituzione del tribunale romano.
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