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La struttura del tribunale



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Maestro del Sacro Palazzo, una figura molto importante, è colui che dice l'ultima parola in materia di censura: non si pubblica nulla che il maestro del sacro palazzo non abbai letto o giudicato. È un personaggio nuovo rispetto all'inquisizione spagnola, ed è comprensibile perché stiamo parlando di un tribunale che nasce contro un proliferare di nuove idee religiose che si esprimono attraverso i libri, che vengono stampati e circolano.
Non ci meraviglia che ci sia questo aspetto, che altrove era minore. Infatti, anche il tribunale spagnolo si occupava di censura ma, dato che a Roma si organizza "l'indice dei libri proibiti", esso attinge all'indice. Nel 1543 vi è un editto sulla stampa che stabilisce proprio la nascita dell'Indice.
Man mano che si struttura il tribunale, si capisce il grande potere che ne deriva e si capisce anche che il papa non vuole lasciare tutto in mano ai 6 cardinali infatti, ad esempio, impone di essere avvertito preventivamente prima che si avviino inquisitiones contro vescovi e cardinali. C'è una presenza molto più stringente da parte del pontefice nei confronti dell'attività che si comincia.
Si comincia con un periodo di avviamento e poi, a 11 anni dall'istituzione, si avrà il primo giustiziato al rogo per eresia, un tessitore bolognese che non credeva alle indulgenze (lotta per le indulgenze era uno dei punti di Lutero, secondo cui se si paga una quota, si può accorciare la propria permanenza in purgatorio) e non credeva al Purgatorio e questo viene considerato un chiaro sintomo di luteranesimo.
La Congregazione del Sant'Uffizio a Roma si riunisce molto frequentemente (tre volte a settimana), ha un'attività frenetica; ad alcune di queste sedute c'è il papa presente (secondo Black): questo simboleggia ancora di più il fatto che sia il tribunale del Papa (non del Re). Ci si riunisce studiando, analizzando quello che succede; il fatto che ci sia il papa e che anzi voglia essere avvertito di quello che sarà l'attività nei confronti dei suoi cardinale, testimonia come il Sant'Uffizio sia uno strumento del potere papale. Potere che nel frattempo si sta deteriorizzando in generale. Ci si riunisce nella sede ufficiale del Sant'Uffizio in Vaticano, ma ci si poteva anche riunire nella Chiesa di Santa Maria della Minerva, una chiesa domenicana. Come accade frequentemente, anche nelle magistrature secolari, ci si poteva riunire anche nelle case private, a cui si aggiungono le case aristocratiche. Alle riunioni partecipano anche delle autorità della città di Roma (ad esempio il governatore), su invito. In ogni seduta si tratta delle cose più varie, ci si può anche riunire senza prendere alcuna decisione. Quando invece decidono, fanno un decreto. I "decreta" del Sant'Uffizio riguardano in generale ogni aspetto dell'attività del tribunale. I decreti servono soprattutto a rimuovere gli ostacoli di tipo giurisdizionale precedenti, oppure per trovare risorse finanziarie o ancora per inventarsi le misure per il radicamento locale del tribunale.

Le sedi locali sono tante. A Venezia c'era tre nobili più tre inquisitori.
Siamo in un momento di centralizzazione dell'autorità pontificia in generale: nel Concilio di Trento, una battaglia molto forte fu quella sull'importanza dei concili. Essi sono quelli ecumenici, dei rappresentanti dell'ecumene della Chiesa che decidono. Il Concilio, oltre il concetto, sfida l'autorità della centralizzazione della decisione nella figura del Papa. I concili dei vescovi e dei papi sono due spinte confliggenti. I vescovi spagnoli del concilio di Trento sono assolutamente ostili ad un aumento dell'autorità papale. Quest'autorità papale poi esce fuori dal Concilio di Trento e si realizzerà nei decenni successivi attraverso la centralizzazione della sede vaticana non solo del Sant'Uffizio, ma di tutte le organizzazioni della Chiesa. Ad esempio, fino a dopo il Concilio di Trento, la decisione di chi doveva essere definito santo apparteneva ai vescovi. Per fare un santo, ci vogliono tre cose: 1. un individuo con delle caratteristiche di vita particolari, 2. il riconoscimento dei "soci", cioè ci vuole che quelli che gli stanno attorno testimonino le virtù straordinarie della persona e grazie alle virtù sa fare delle cose innaturali (miracoli), 3. ci vuole poi una sanzione ecclesiastica, cioè ci vuole qualcuno della Chiesa che esprima una "sanctione" che definisce la persona un "sanctus". Prima del '900, l'autorità ecclesiastica era il vescovo/arcivescovo del luogo, il quale istituiva un "processetto", prendendo informazioni, constatava l'eccezionalità dei possibili miracoli e decideva con un decreto o sanzione in cui si faceva santo una persona. Tutto questo produce culti civici e culti dinastici, perché ogni casata voleva il santo della sua famiglia. A un certo punto, il Papa nel 1588, all'interno del riordino di tutti gli uffici della curia (che comincia nel 1542) decide di fare un tribunale centrale, la "santa congregazione dei riti" e decide pure che l'autorità ecclesiastica per fare i santi è proprio il Papa. Il conflitto è tra i vescovi e il Papa, sia nel fare i santi sia nel reprimere le eresie. In mezzo a tutto ciò c'è il principio della inerranza pontificia: il pontefice si arroga tutta una serie di funzioni perché lui non può sbagliare. Si comincia a costituire questa autorità papale svuotando quella locale. Il Papa crea il suo tribunale, che lavora per secoli per fare un santo e alla fine il tribunale consta la santità senza però emettere una sentenza da parte del papa, che invece si raccoglie in preghiera e coglie l'ispirazione dallo spirito santo. Il papa quindi fa il santo perché è ispirato dallo spirito santo e non perché c'è un tribunale dietro.

Lombardia e Napoli appartengono agli spagnoli. Mentre Filippo II vuole che il Sant'Uffizio si istituisca anche a Milano, trova l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo contrario; questo diventa santo, oltre a fatto che è nipote del papa, perché è l'ideale del vescovo tridentino: di grandissima famiglia, di grande carriera presso la Santa Sede, decide di dedicarsi alla sua sede vescovile, Milano. Borromeo organizza una serie di violentissime campagne contro le streghe: ci sono repressioni durissime ad opera sua, il quale vuole possedere l'autorità e la capacità di perseguire il crimine di stregoneria. Mentre a Milano Borromeo fa questa "pulizia tecnica" (streghe delle Alpi, della Valcamonica), a Lucca non si riesce ad instaurare il Sant'Uffizio perché i tribunali secolari ritengono di poter giudicare anche in materie di fede; vi è quindi un sistema di tipo medievale in cui l'autorità secolare incarica un uomo di Chiesa per affidargli il ruolo di varie inquisizioni. In particolare, a Lucca c'è un solo caso di stregoneria, perché c'è la condizione molto diffusa che la stregoneria non sia diabolica, ma sia terapeutica: quelle che vengono indicate come streghe, in verità sono guaritrici (come in Sicilia).

Napoli: anche qui vice-regno spagnolo, ma vi è una forte resistenza all'insediamento e all'istituzione del Sant'Uffizio: i problemi di fede si risolvono a seconda dei casi per cui ci si rivolge a un vicario del vescovo oppure ai gesuiti, si fa tutto in maniera pragmatica e si instaura una collaborazione tra potere ecclesiastico e potere secolare. La collaborazione funziona in maniera efficace contro i valdesi: essi non sono "valdesiani" (essi sono i seguaci di Juan de Valdes, l'umanista cattolico, anche chiamati erasmiani); i valdesi sono i seguaci di Pietro Valdo, sono un movimento pauperistico medievale (del '200). Pietro Valdo, prima di Francesco d'Assisi, vuole la sua stessa cosa: "sorella povertà". Comincia un percorso, una vita di preghiera e predicazione che gli fa raccogliere attorno a sé un sacco di seguaci. Questo suscita una reazione negativa da parte del Papa che gli vieta di predicare. Valdo organizza una specie di ordine religioso, non riconosciuto dal papa quindi non ufficiale ma somigliava a un ordine per la presenza dei voti di povertà, castità e obbedienza; la caratteristica di questo movimento è che potevano predicare sia i laici che le donne; inoltre, essi vivevano in comunità dove praticavano la comunione dei beni. Essi vengono scomunicati, e dopo la scomunica avviene uno scisma all'interno del movimento che nel frattempo si era molto diffuso. Lo scisma, indebolito per lo scisma, nel 1532 aderisce al luteranesimo. Diventa quindi una forma di protestantesimo e da quell'anno in poi verrà continuamente perseguitato. Si troveranno modi di resistenza alla persecuzione che fanno sì che i valdesi ci siano ancora oggi.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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