Nel riassunto si prende in esame il tema della natura e dell'evoluzione della scienza politica, oltre che le finalità e i metodi della scienza.
Nella seconda parte vengono trattai i regimi democratici e quelli non democratici, i sistemi elettorali, i partiti e sistemi di partito. Infine vengono forniti degli accenni sulla costituzione dei Parlamenti e dei I Governi.
Scienza politica
di Antonio Grisolia
Nel riassunto si prende in esame il tema della natura e dell'evoluzione della
scienza politica, oltre che le finalità e i metodi della scienza.
Nella seconda parte vengono trattai i regimi democratici e quelli non
democratici, i sistemi elettorali, i partiti e sistemi di partito. Infine vengono forniti
degli accenni sulla costituzione dei Parlamenti e dei I Governi.
Università: Università degli Studi della Calabria
Facoltà: Scienze Politiche
Titolo del libro: Pasqualino, G.
Autore del libro: Nuovo corso di scienza politica
Editore: Il Mulino - Bologna
Anno pubblicazione: 20041. Natura ed evoluzione della scienza politica
Paragrafo uno: Fin dall’inizio l’oggetto della scienza politica erano le Modalità di acquisizione e di
utilizzazione del potere, della sua concentrazione e della sua distribuzione, della sua origine della legittimità
del suo esercizio. Problema:Il potere è un fenomeno onnipresente in qualsiasi interazione sociale. La scienza
politica rischia di vedere estesi enormemente i confini del suo oggetto. I processi di modernizzazione e
differenziazione strutturale hanno imposto una distinzione fra potere politico e altre forme di potere. Ma
definire la scienza politica come studio del potere politico ci lascia al punto di partenza.
Il potere spesso coincideva con lo studio dello stato tramite il diritto costituzionale. Lo Stato è una peculiare
e cruciale costruzione politica della storia europea e occidentale. In questo caso l’oggetto per quanto
rilevante è fin troppo circoscritto. Quel che è politico non è necessariamente statuale. Una volta
consolidatesi le formazioni statuali, gli studiosi continentali (Mosca, Pareto Michels ) rivolsero la loro
attenzione alla classe politica, e alle modalità di formazione, di ricambio, di sostituzione di questa. (lo studio
dell’èlite).
Lo studio del potere deve essere qualificato come studio del potere politico ma potere politico non può
rimandare al concetto di Stato, dal momento esistono e sono esistite nella storia società senza stato ma con
attività che non esiteremmo a considerare politiche. Easton (1963) la Scienza Politica studia “l’assegnazione
imperativa di valori per una società” Vi è pertanto politica anche nelle società senza Stato, nei partiti e nei
sindacati ecc.
L’oggetto privilegiato dell’analisi politica diventa allora il Sistema Politico ossia “un sistema di interazioni,
astratte dalla totalità dei comportamenti sociali, attraverso le quali i valori vengono assegnati in modo
imperativo per una società..dunque il sistema politico viene visto così : La comunità politica(i governati)
manda degli IMPUT (richieste /sostegni)------alle autorità(i governanti), che governano attraverso un
Regime (norme istituzioni procedure)-----che produce degli Output(decisioni).
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Scienza politica 2. D. Easton e il comportamentismo
Easton e il comportamentismo : Accento posto sulla necessità di osservare e analizzare i comportamenti
concreti degli attori politici (individui, gruppi, movimenti, organizzazioni). Ricorso a tecniche specifiche
(interviste, sondaggi, analisi del contenuto, simulazioni, quantificazioni etc.).
Obiettivi di un’applicazione di questa visione alla Scienza Politica: 1)Rilevare regolarità che si prestino ad
essere espresse in generalizzazione o teorie esplicative e predittive. 2)Sottoporre queste teorie a verifica,
3)Elaborare rigorose tecniche di osservazione, raccolta, registrazione e interpretazione dei dati. 4)Procedere
alla quantificazione. 5)Tenere distinti i valori dai fatti. 6)Procedere ad una sistematizzazione delle
conoscenze e una maggiore interconnessione fra teoria e ricerca. 6)Mirare alla scienza pura (la
comprensione e interpretazione del comportamento politico precedono l’applicazione). 7)Integrazione con le
altre scienze sociali. In molti casi xò l’uso di queste nuove tecniche finisce x assecondare un ipertcnicismo a
discapito di un impoverimento di generalizzazioni teoriche.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Scienza politica 3. Le critiche al comportamentismo
Critica di Almond e Powel : la scienza politica degli anni 50 fatte poche eccezioni era tutta euro/americano
centrica, troppo preoccupata dagli aspetti formali , e troppo preoccupata a descrivere gli eventi senza
formulare generalizzazioni empiriche.
La scienza politica si distingue da … la filosofia quando si esclude dal proprio ambito i giudizi morali; il
diritto pubblico quando si giunge ad una distinzione tra processi reali e processi formali; dalla storiografia,
quando si utilizza il metodo comparato per mostrare che i dati non sono considerati unici ed esclusivamente
legati al tempo, al luogo ed alle circostanze specifiche. Secondo Bobbio Le condizioni per una scienza
politica empirica: Principio di verificazione come criterio di validità; La spiegazione come scopo;
L’avalutatività come presupposto etico dello scienziato.
La teoria politica , secondo alcuni una teoria generale del potere potrebbe ancora ispirare il punto centrale di
una teoria politica, secondo altri lo stato deve rimanere il perno di una teoria generale politica, secondo altri
il concetto centrale deve essere il sistema politico, di Easton tra gli anni 50 e 60.
In ultima analisi si è instaurato un duello tra 2 prospettive dominanti , 1) il neo istituzionalismo: riscopre il
ruolo delle istituzioni, 2) la scelta razionale: questa prospettiva bada ai comportamenti individuali degli
attori politici.
In Italia la scienza politica anche se interrotta dal fascismo può fare appello ad un illustre passato con nomi
quali : Machiavelli Pereto Mosca ma il peso del diritto e l’influenza della filosofia idealista (croce) sono i
principali responsabili del ritardo dell’evoluzione deal sc politica della sua istituzionalizzazione e
professionalizzazione.
CAP 2 I METODI DÌ ANALISI
Per studiare la politica lo studioso ha per lo più tre metodi: quello sperimentale, dell’osservazione
partecipane, e il metodo comparato(quello statistico non ha una sua autonomia). Resta però che i ricorsi ai
primi due metodi non numerosi. Chi vuole studiare i sistemi politici, o i loro più importanti sottosistemi,
deve far uso quasi esclusivamente del metodo comparato.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Scienza politica 4. L'origine dei partiti
origine dei partiti: Dobbiamo a Weber (1986, 282) una definizione analiticamente più precisa: «per partiti si
debbono intendere le associazioni fondate su una adesione (formalmente) libera, costituite al fine di
attribuire ai propri capi una posizione di potenza all’interno di una comunità, e ai propri militanti attivi
possibilità (ideali e materiali) per il perseguimento di fini oggettivi o per il raggiungimento di vantaggi
personali, o per entrambi gli scopi». Ritroviamo nella definizione di Weber i principali elementi
caratterizzanti il partito politico come fenomeno sociologico moderno. 1)L’elemento organizzativo dato
dalla struttura formale associativa, 2) teleologico i partiti sono orientati a realizzare obiettivi deliberati, 3)
competitivo, 4) istituzionale i partiti politici in senso moderno sono possibili solo all’interno di uno stato di
tipo liberal-democratico. Non va dimenticato, poi, che dalla definizione di Weber si ricava che l’azione dei
partiti si colloca tra gli strumenti della distribuzione della “potenza, Ciò, di norma, avviene attraverso tre
meccanismi di base (Blondel 1994): il controllo delle cariche pubbliche (office-seeking), la distribuzione
delle risorse pubbliche (patronage) e la possibilità di indirizzare le decisioni e le politiche pubbliche (policy-
seeking), i «comandi pubblicamente validi» di Weber.La definizione più contemporanea,Sartori: un partito
è qualsiasi gruppo politico identificato da un etichetta ufficiale, che si presenta alle elezioni ed è capace di
collocare attraverso le elezioni (libere o no) candidati alle cariche pubbliche. Quindi per far si che un
organizzazione sia partito bisogna che: sia dotata di strutture per consentire la partecipazione dei suoi
iscritti; sia in grado di formulare un programma di politiche pubbliche; sia in condizione di durare per più di
una tornata elettorale.(quindi non sono considerati partiti, i c.d. partiti flash. Si noti anche il realismo di
Weber in questa definizione: anche nel caso di un partito che rivesta sempre più una forma democratica,
comunque la massa, e per lo più anche gli iscritti stessi non vengono presi in considerazione per la
formulazione dei programmi, e i candidati vengono scelti commisurandoli alla loro capacità di attrarre
voti.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Scienza politica 5. La prospettiva socio culturale e lo sviluppo dei partiti
(Prospettiva socio culturale)Tornando all’origine dei partiti Rokkan ha formulato la più ricca e convincente
spiegazione genetica dei partiti. Secondo questo studioso , attraverso i processi di democratizzazione, nelle
società si sono venute a creare delle fratture sociali che hanno dato vita in effetti ai partiti di massa, che si
sono inseriti in quelle problematiche. Fratture: stato/chiesa, città/campagna, industria/agricoltura, datori di
lavoro /lavoratori. Per quanto riguarda la nascita dei partiti fascisti e comunisti un po’ ovunque dopo la
prima guerra mondiale, si tratta di nascite derivanti da fratture politiche, non sociali. Non è una reazione
diretta quella nascita della frattura nascita del partito, per far si che nasca un partito ci vogliono altre
caratteristiche (leader carismatico, alleanze, sistema elettorale). Tra l’altro molti conflitti non nascono da sé,
oggettivamente, o dalle condizioni economiche e sociali, alcune fratture o conflitti vengono creati dal
partito stesso che nasce per inserirsi nel conflitto che crea, un esempio è il partito padano la lega nord.
Possiamo guardare allo sviluppo dei partiti oltre che dalla prospettiva socio culturale botton-up, anche da
(Prospettiva istituzionale):una prospettiva top-down istituzionale, ovvero della risposta delle istituzioni , gli
output di adattamento delle istituzioni agli imput dal basso. Questi output istituzionali possono essere
considerati delle soglie da superare durante il processo di democratizzazione. 1)La soglia della
legittimazione: (partiti di notabili), implica il riconoscimento dei diritti di critica verso il regime , potremmo
parlare di riconoscimento delle libertà negative, la cittadinanza civile. 2) la soglia di inclusione : richiede la
comparsa dei diritti di partecipazione politica(estensione del suffragio universale, dunque nascita dei partiti
di massa). 3)Soglia di rappresentanza: (Partiti pigliatutto), I sistemi maggioritari vengono rimpiazzati da
sistemi proporzionali quasi in tutta Europa, il che rende accessibile la competizione elettorale a numerosi
nuovi partiti neonati, il che apre l’era dell’ingegneria elettorale. 4)La soglia del potere esecutivo(partiti di
cartello), si tratta del riconoscimento della responsabilità di governo ai partiti che riescono a controllare la
maggioranza dei seggi parlamentari. 5) un ultima soglia si può aggiungere ai tempi attuali: quella della
governance: che implica la domanda: A quanta rappresentanza della cittadinanza è disposta a rinunciare una
democrazia, allo scopo di assicurare certi livelli di efficienza e stabilità politica?.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Scienza politica