Le teorie sui regimi democratici

Le teorie sui regimi democratici

Proprio perché aumentato nel mondo il numero di regimi democratici, bisogna sempre con più interesse interessarsi alla qualità della democrazia. Un utile distinzione iniziale è tra : democrazie liberali: nelle quali i diritti civili e politici sono affermati, si è affermato il governo della legge, la magistratura è indipendente,  e anche le altre autorità amministrative, si è sviluppata una società pluralista, e i media non sono assoggettati al potere politico. Democrazie elettorali:Dove certamente si vota, ma uno o più principi elencati sopra, sono frequentemente violati.
Definizione: ha guadagnato molto consenso la definizione procedurale di Shumpeter,perché permette di favorire numerose osservazioni attorno ad essa: Il metodo democratico è quell’assetto istituzionale, per arrivare a decisioni politiche, nel quale alcune persone acquistano il potere di decidere, mediante una lotta competitiva per il voto popolare. Le critiche alla definizione sono state: 1)presunta riduzione della democrazia a competizione elettorale, 2) il popolo sarebbe inattivo, e libero solo una volta ogni 5 anni, 3)a questo tipo di democrazia i critici opponevano una democrazia piu partecipativa del popolo alle decisioni collettivizzate (Sartori). Ma i critici sono stati miopi, e hanno ignorato che nessuna democrazia partecipativa può esistere senza senza un buon fondamento di  democrazia procedurale. E quella di Shumpeter se (come fa notare Sartori) viene combinata col principio delle reazioni previste non è avulsa dalla partecipazione attiva del popolo. Infatti  le reazioni previste , prevedono che i rappresentanti del popolo, avranno un comportamento responsabile, perché al momento delle elezioni , dovrà rendere conto del suo operato agli elettori se non vorrà rischiare di non essere più eletto (e una volta arrivati lassù, difficilmente si vuole scendere).