Goffman - Rappresentazioni fuorvianti
La stessa tendenza del pubblico di accettare simboli, che fa rischiare all’attore di essere frainteso, può anche portare il pubblico a essere gabbato, in virtù di una rappresentazione fuorviante tesa a mettere in scena una rappresentazione fittizia, che è tanto più pericolosa quanto più si avvicina a quella vera, poiché mette in crisi il nesso che si crede esistente tra autorizzazione legittima a interpretare una parte e la capacità di farlo (l’impostore può essere benissimo in grado di interpretare una parte non sua).
Non tutti i tipi di rappresentazione fuorviante sono uguali: si danno diversi giudizi (si giudica meno grave l’impostore che finge una condizione inferiore di quella reale), inoltre, nei casi di status non controllabili oggettivamente (musicofilo, amico, credente), un individuo può vantare una competenza che non ha senza poter essere smentito ufficialmente. Ci sono anche diversi tipi di “bugie”: da quelle intenzionali e palesi, a quelle dette a buon fine, a quelle più sottili, volte ad omettere fatti importanti o simili per dare una visione differente dei fatti (ma non palesemente falsa), una manipolazione della realtà particolarmente evidente, ad esempio, nelle trattative di compravendita, ma “non esistono quasi attività legittime o rapporti quotidiani i cui attori non si impegnino in maneggi occulti”.
Una certa dose di occultamento può risultare necessaria, ma allo stesso tempo c’è il rischio che, se viene svelato anche un inganno parziale, la cattiva impressione si estenda a tutta l’attività dell’attore, e questo è un elemento fondamentale di cui tener conto nella rappresentazione.
Inevitabilmente, la rappresentazione risulta differente dalla vera attività del soggetto, e quindi, in una certa misura, la falsa (l’individuo non dà realmente sfogo alle sue passioni, ma le controlla in una rappresentazione ➔ possibili incongruenze), ma non c’è motivo di affermare che i fatti contrastanti con la rappresentazione siano più “veri” della rappresentazione stessa: interessa solo sapere che “le impressioni suscitate dalle rappresentazioni della vita di ogni giorno sono soggette ad alterazioni”. Anche per questo, risulta spesso necessario un certo distacco tra attore (soprattutto se è un personaggio importante) e pubblico, poiché la familiarità genera disprezzo, mentre la distanza, in genere, produce un senso di rispetto (oltre che di “mistero” e deferenza).
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Dettagli appunto:
- Autore: Luca Porcella
- Università: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
- Esame: SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
- Docente: Michele Sorice
- Titolo del libro: La vita quotidiana come rappresentazione
- Autore del libro: Erving Goffman
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1997
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