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Goffman - Idealizzazione


Una rappresentazione costituisce una forma di idealizzazione della situazione: un po’ tutte le professioni hanno un modo e un gergo particolari, assunti per lo più inconsciamente, che hanno un effetto “forte” sui non addetti ai lavori. “Il mondo è una cerimonia nuziale”: la deformazione espressiva delle rappresentazioni ha spesso l’obiettivo di mostrare una condivisione dei valori comunemente accettati, tanto più in contesti di elevata mobilità sociale, dove l’accesso – voluto e ostentato – a ranghi più elevati porta l’individuo prima ad acquisire familiarità con un sistema nuovo di simboli, poi ad usarlo quotidianamente per abbellire le proprie rappresentazioni ed adeguarle ad uno stile sociale più alto. È anche vero che:
1) si tende ad attribuire uno status più elevato in virtù degli accenti espressivi di una rappresentazione;
2) a volte una rappresentazione può esaltare valori ideali che diano un’idea di una posizione inferiore (es: forme esibizionistiche di povertà, accattonaggio).
Chiaramente, l’individuo che vuole esprimere norme ideali, in pubblico non può compiere azioni incongruenti con esse, anche se spesso poi le compie in privato. Sono molti gli oggetti di occultamento: piaceri sconvenienti, sforzi di far economia, attività lucrative, errori precedenti, lavori “sporchi” necessari per arrivare a un lavoro finito soddisfacente e apprezzato, aspetti inaccettabili a fronte di standard condivisi e manifestati, trascorsi degradanti prima di arrivare in una certa posizione.
È il pubblico che, in genere, tende ad esaurire l’individuo che ha davanti con il personaggio che viene mostrato, mentre ci può essere molto di più, che invece viene celato. Con la segregazione del pubblico l’attore si assicura che il pubblico non sarà lo stesso in una diversa rappresentazione, il che produce un “inganno” che scinde l’attore come è e l’attore come appare, accettato dal pubblico anche per comodità e risparmio d’energia emotiva. La rappresentazione è un qualcosa di abitudinario, ma l’attore tende sempre a mostrare una forma di “specialità” al pubblico, come se non stesse realizzando una rappresentazione come in tutti gli altri casi: mette in luce aspetti particolari e unici, ma “non esiste quasi rappresentazione che non faccia affidamento sul tocco personale per esagerare l’unicità del rapporto fra attore e pubblico”.

Tratto da LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE di Luca Porcella
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