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La terra di nessuno

Oltre tali limiti si apre la terra di nessuno, ciò che sta tra le due sponde, tra i margini di due paesi, tra due differenti realtà. Si tratta di una fascia marginale, per lo più disabitata ed inutilizzata, in cui le due parti che vi si affacciano possono addentrarsi di tanto in tanto, ma che non viene reclamata o controllata né dall’una né dall’altra. E’ il luogo ove le norme e la prassi stabilite dalla confinistica non valgono più. A volte la terra di nessuno è la semplice conseguenza dell’impossibilità di determinare limiti in zone desertiche, forestali o palustri. In altri casi può essere uno spazio neutrale che due o più parti stabiliscono reciprocamente e la cui dimensione varia in funzione dei rapporti tra loro esistenti. Più grande è la tensione o il sospetto nei confronti dell’altro, maggiore sarà la sua profondità. Si tratta di un concetto di confine assai rozzo che nel passato, come osservava Ratzel, dovette spesso risultare rischioso e talvolta letale per la sopravvivenza di molti popoli. L’utilizzazione di terre di nessuno è una consuetudine che ancor oggi può trovare riscontro in alcune zone della terra ove le tensioni tribali sono forti ed incontrollabili da parte del potere centrale. In Somalia, ad esempio, molti gruppi etnici erano, e sono soliti frapporre tra i loro territori zone neutre, costituite da aree aride ed incolte, chiamate genericamente haud, cioè deserto. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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