L'uso di confini in una prospettiva storica
Le testimonianze dell’uso di confini sono antiche quanto le stesse civiltà, ma la loro natura e lo stesso significato del termine sono mutati col trascorrere del tempo. Alcuni fanno riferimento all’antico Egitto, al mondo greco o a quello romano ove, in molti casi, le delimitazioni territoriali venero ad assumere anche un carattere tecnico. In linea di massima si trattava però di confini interni, ragionati soprattutto in funzione della proprietà terriera; quanto pertinente all’esterno era cosa ben diversa. Un qualcosa più assimilabile alla frontiera, che separava da un mondo esterno, , poco conosciuto ma soprattutto diverso e spesso considerato ostile; e ciò anche quando tali limiti erano manifestati da opere architettoniche come i limes romani o la stessa Grande Muraglia Cinese. I romani infatti erano soliti fissare i limiti del loro impero lungo i fiumi (Reno e Danubio in particolare), integrandoli con mura e terrapieni, o valli. Opere di tal genere non erano certamente molto efficaci dal punto di vista militare, ma lo scopo prioritario era quello di monitorare le tribù barbare che si trovavano dall’altra parte. Anche la Grande Muraglia, seppur molto più strutturata ed efficace in termini difensivi, aveva la funzione di dividere inequivocabilmente quanto era territorio, e civiltà, cinese da ciò che non lo era.
Allo stesso tempo, malgrado sia spesso evidenziato come il trattato di Verdun, stipulato tra Ludovico il Germanico, Carlo il Calvo e Lotario nella prima metà del nono secolo, sia il primo esempio di una divisione territoriale tra grandi unità politiche, bisogna ricordare che il concetto di sovranità nella società feudale era assai diverso dal nostro. Il sovrano medievale non aveva infatti un’idea precisa dell’entità e delle configurazione del suo territorio, quanto piuttosto delle popolazioni a lui fedeli che lo abitavano. I confini erano tracciai con chiarezza solo a tratti, laddove cioè si rendeva necessaria una maggiore precisione per qualche speciale motivo. Come ben osserva Pounds: una caratteristica propria della geografia politica dell’epoca feudale era la sua carta politica a chiazze; le proprietà frammentate erano comunissime ed erano rese possibili dalla natura decentrata del potere.
Un approccio nuovo verso la confinistica inizia quando, all’affacciarsi dell’idea di coscienza nazionale, i vari stati moderni cominciano a costituirsi in modo sistematico e sono quindi attenti a definire in termini puntuali i limiti del loro territorio.
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