Classificazione morfologica dei confini: confini naturali
La teoria dei confini naturali nasceva nell’Ottocento dalla convinzione che la natura stessa potesse fornire agli uomini i limiti e le direzioni entro cui muoversi. I confini naturali erano insomma un qualcosa di predestinato, un ideale da conquistare e realizzare quasi fosse un dono divino. Tale concezione dominava il pensiero del tempo facendo credere a lungo che i confini, o le frontiere, potessero trovare la loro vera origine e la loro applicazione ideale nelle barriere fisiche disseminate sulla Terra dalla natura. Così i Pirenei o le Alpi (per quanto riguarda l’Italia) furono considerati uno dei migliori esempi di confine. In base ad analoghe considerazioni, agli inizi del diciannovesimo secolo, Malte Brun assegnava ai monti Urali il ruolo di limite orientale dell’Europa, limite che, come noto, trova modestissimi riscontri in termini geografici, culturali, politici e che soprattutto non fu mai universalmente accettato se non nell’uso didattico.
Radicato saldamente alle fattezze del terreno il confine naturale è il più evidente, quello a cui ci si affida con maggior sicurezza, quello che pare meno discutibile, che è più evidente a chi sta dall’altra parte e che meglio può dissuadere da un eventuale passaggio. La storia passata e recente ha comunque sempre dimostrato che nessuna barriera naturale non può essere violata. Gli stessi deserti, che separano in modo netto i territori fertili che si trovano ai loro margini, non hanno impedito una pur difficoltosa sopravvivenza e comunque il transito di popolazioni nomadi. Le catene montuose che si oppongono agli spostamenti umani in modo maestoso, sono in alcune parti del mondo (Ande peruviane) luogo di popolamento e di sviluppo di civiltà. Le stesse Alpi italiane, con il loro dedalo di valli e crinali, sono il luogo dei Walser e dei Mocheni, popolazioni di origine e lingua germanica, che nel momento della loro massima espansione occupavano una porzione montana estesa dalla Savoia al Tirolo. Di riscontro i fiumi, che pur hanno rappresentato una sorta di confine ideale nel passato ed ancora oggi svolgono tale ruolo in molte parti del mondo, rappresentano in un certo senso un anacronismo confinario. Il fiume infatti ha sempre rappresentato un motivo di coesione piuttosto che un elemento di stacco o separazione. Le antiche civiltà si svilupparono sui fiumi, ed in ragione della presenza di acqua. Lo stesso bacino idrografico, il complesso cioè delle……., fu assunto da molti geografi del passato come esempio probante di regione naturale omogenea.
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