La situazione mediorientale tra gli anni '50 e '70
Dopo la crisi di Suez del ’56, il Medio Oriente continuò a rappresentare non solo le ostilità fra Israele e i paesi arabi ma anche un terreno di scontro fra l’URSS, divenuta grande protettrice dell’Egitto, e gli USA. Nel ’67 il presidente egiziano Nasser chiese il ritiro delle forze dell’ONU, proclamò la chiusura del golfo di Akaba, vitale per gli approvvigionamenti israeliani, e strinse un patto militare con la Giordania. Gli israeliani risposero sferrando il 5 Giugno un attacco preventivo contro Egitto, Giordania e Siria, distruggendo l’intera aviazione egiziana. L’Egitto perse la penisola del Sinai, la Giordania la parte orientale di Gerusalemme (la città venne successivamente annessa dallo stato ebraico e proclamata sua capitale). I movimenti di resistenza palestinese si riunirono nell’OLP che, guidato da Yasser Arafat, pose le sue basi in Giordania creando una sorta di Stato nello Stato. Il re di Giordania Hussein reagì con una sanguinosa prova di forza. Nel settembre ’70 mobilitò le sue truppe contro i fedayn e i profughi palestinesi che furono così costretti a riparare nel vicino libano. Da allora l’OLP avrebbe esteso la lotta terroristica sul piano internazionale con una serie di attentati clamorosi come quello attuato a Monaco contro gli atleti israeliani durante le olimpiadi del ’72. Il 6 ottobre ’73 le truppe egiziane attaccarono di sorpresa le linee israeliane dilagando nel Sinai. Ma Israele riuscì a capovolgere le sorti del conflitto grazie anche ai massicci aiuti americani. Al momento del cessate il fuoco, la guerra del Kippur aveva ottenuto scarsi risultati sul piano territoriale. Ne ebbe invece sul piano politico e psicologico: il canale di Suez venne chiuso e venne decretato dagli stati arabi il blocco petrolifero contro i paesi occidentali amici di Israele, danno alla crisi una dimensione globale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Cappuccini
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- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Adriana Roccucci
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