La situazione in Vietnam e Cambogia tra gli anni '70 e '80
Dopo la conquista di Saigon i nord-vietnamiti ignorarono tutte le promesse di autodeterminazione e di riconciliazione tra le due metà del paese e attuarono una politica di puro e semplice assorbimento del sud nel nord. Nella primavera del ’78 la numerosa comunità di origine cinese fu improvvisamente espropriata dei suoi averi. Nella vicina Cambogia, i kmer rossi sotto la guida di Pol Pot misero in atto fra il ’76 e il ’78 uno dei più radicali e sanguinari esperimenti di rivoluzione sociale mai tentati nella storia. Nell’intento di costruire una nuova società da zero, i comunisti cambogiani consumarono uno spaventoso massacro; il denaro fu abolito; templi, biblioteche e istituzioni di ogni genere furono distrutti, in omaggio all’utopia di uno spietato comunismo agrario. Il regime di Pol Pot costituiva un ostacolo ai piani del Vietnam, che intendeva ridurre l’intera indocina sotto il proprio protettorato. Nel Dicembre ’78, 20.000 soldati vietnamiti invadevano il paese e vi installavano un governo amico, rovesciando quello dei kmer rossi, i quali, col sostegno della Cina, avrebbero continuato per parecchi anni a dar vita ad un’ostinata guerriglia. Poche settimane dopo i cinesi effettuarono una spedizione punitiva nel Vietnam del nord, infliggendo notevoli danni al paese, senza però raggiungere lo scopo di costringere il governo vietnamita a ritirare le truppe di occupazione dalla Cambogia. Solo nell’88, grazie alla mediazione dell’ONU, le forze vietnamite cominciarono a ritirarsi dalla Cambogia e solo nel ’91 si giunse a un precario accordo di pacificazione. Le elezioni si tennero sotto il controllo dell’ONU nel maggio ’93 in una situazione ancora tesa e segnarono il successo dei sostenitori dell’ex sovrano Norodom Sihanouk, ma questo non bastò a riportare una vera pace nel paese.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Cappuccini
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- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Adriana Roccucci
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