La politica estera italiana nel 1870
Guarda crisi agricola della II rivoluzione industriale.
Anche per la politica estera italiana gli anni della sinistra segnarono una svolta decisiva quando venne abbandonata la linea di prudente equilibrio con tutte le grandi potenze e in particolare con la Francia e venne stipulata un’alleanza con Germania e Austria Ungheria la cosiddetta Triplice Alleanza. Pesarono nella decisione preoccupazioni di ordine interno in quanto l’alleanza con gli imperi conservatori del centro Europa sembrava la più adatta a dare solidità alle istituzioni dello Stato, ma il movente decisivo era il timore dell’isolamento diplomatico, situazione già apparsa durante il congresso di Berlino del 1878 e nei contrasti con la Francia per l’affare tunisino. La Triplice Alleanza era un alleanza di carattere difensivo che impegnava gli stati a garantirsi reciproca assistenza in caso di aggressione. L’alleanza venne ulteriormente rafforzata nel 1887 quando la Germania si impegnava a intervenire a fianco dell’Italia in caso di un conflitto coi Francesi in Africa.
Il principale protagonista delle vicende che portarono alla formazione del Partito Socialista Italiano fu Filippo Turati, che affermava l’autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese, il rifiuto dell’insurrezionismo anarchico e il riconoscimento del carattere prioritario delle lotte economiche. Sull’opposto versante politico i cattolici costituivano ugualmente una forza eversiva nei confronti delle istituzioni unitarie, nel 1874 un gruppo di esponenti del mondo cattolico diede vita all’Opera dei Congressi: un organizzazione nazionale controllata dal clero e ostile nei confronti della democrazia e del socialismo, qualche segno di apertura si ebbe in coincidenza dell’avvento al soglio pontificio di Papa Leone XIII sotto il cui pontificato il movimento cattolico accentuò il suo impegno sul terreno sociale.
Quando nel 1887 morì De Pretis gli successe Crispi che accentuò le spinte autoritarie e repressive ma si fece anche promotore della riorganizzazione dell’apparato statale: nel 1889 fu varato il nuovo Codice Penale (codice Zanardelli) che aboliva la pena di morte e non negava il diritto di sciopero. Questo atteggiamento di apertura era però temperato dalla nuova legge di pubblica sicurezza che lasciava alla polizia ampi poteri discrezionali. In ambito internazionale si puntò ad una politca coloniale che però risultava troppo costosa per il bilancio dello stato: messo in minoranza alla camera Crispi si dimise all’inizio del 1891 e gli seguì Giovanni Giolitti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Cappuccini
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- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Adriana Roccucci
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