Il terrorismo in Italia negli anni '80
L’esito delle elezioni de giugno ’76 lasciava aperto il problema di una nuova formula di governo. Visto che i socialisti non erano disponibili a una riedizione del centro-sinistra e che non esistevano i margini per un ritorno al centrismo, l’unica soluzione praticabile stava in un coinvolgimento del Pci nella maggioranza. Si giunse così al governo democristiano di Giulio Andreotti che ottenne l’astensione al parlamento di tutti gli altri partiti esclusi l’Msi e i Radicali. Il fenomeno terrorista intanto non era più solo di destra ma anche di sinistra. Opposti sia per matrice ideologica sia nel modo di operare. Il tratto distintivo del terrorismo di destra fu il ricorso ad attentati dinamitardi in luoghi pubblici che provocarono strago indiscriminate col probabile scopo di diffondere il panico nel paese, e di favorire una svolta autoritaria. Dopo la strage di piazza Fontana vi furono le bombe a piazza della Loggia a Brescia nel maggio ’74 e quelle sul treno Italicus nell’agosto dello stesso anno, l’attentato alla stazione di Bologna con oltre 80 morti nell’agosto ’80. l’immagine di uno stato debole, la presenza di un terrorismo di destra a la psicosi di un colpo di stato furono tra i fattori che contribuirono alla nascita del terrorismo di sinistra. L’azione armata si presentava come un atto esemplare destinato essenzialmente alla classe operaia, al fine di mobilitarla per il rovesciamento del sistema capitalistico e dello stato borghese. Fra il ’72 e il ’75 si verificarono sequestri di dirigenti industriali e magistrati e all’assassinio programmato nel ’76 del procuratore generale di Genova Coco e della sua scorta. Responsabili erano le brigate rosse, il primo e più pericoloso gruppo terrorista di sinistra attivo fino all’88. negli stessi anni il governo trova a confrontarsi con la crisi economica; il tasso di inflazione rimase molto elevato. Il problema più drammatico era la disoccupazione soprattutto quella giovanile, il malessere giovanile si espresse nel ’77 dando luogo ad occupazioni di università e scontri di piazza, per la prima volta con l’uso di armi da fuoco da parte dei dimostranti. Protagonisti degli scontri furono i gruppi di autonomia operaia. Bersaglio principale della contestazione fu la sinistra tradizionale: soprattutto il Pci ed i sindacati. A partire da questo momento si verificò una brusca impennata del terrorismo di sinistra. Gli anni tra il ’77 e l’80, quelli in cui il terrorismo sembrava non più arginabile, furono fra i più duri della storia della Repubblica. Nel ’78 la brigate rosse misero in atto il loro progetto più ambizioso: il 16 marzo, mentre Andreotti presentava un nuovo governo, un commando brigatista rapì Aldo Moro, presidente della Dc. A quella giornata seguirono 55 giorni di attesa e di polemiche di fronte alla sofferta decisione del governo di non trattare il rilascio di Moro con i terroristi. Il 9 maggio ’78 Moro fu ucciso e il suo cadavere lasciato per le strade del centro di Roma. In questo clima il nuovo governo cercò di riavviare il risanamento dell’economia che diede segni di miglioramento grazie anche agli effetti della riforma fiscale varata nel ’74. la riforma sanitaria che sanciva la gratuità delle cure per tutti e affidava la gestione della medicina pubblica ad appositi organismi (le USL dipendenti dalle regioni) si sarebbe rivelata fonte di inefficienza e di sprechi. Continuarono a verificarsi episodi di cattiva gestione o di vera e propria corruzione politica. Gli scandali giunsero a toccare la presidenza della Repubblica costringendo alle dimissioni Giovanni Leone. Al suo posto fu eletto il socialista Sandro Pertini, ottantaduenne, figura di indiscusso prestigio morale.
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Autore:
Marco Cappuccini
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- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Adriana Roccucci
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