Ispirazioni e origine di "Bowling a Columbine"
Michael Moore aria pacifica, stazza enorme, cappellino da baseball onnipresente: non si direbbe eppure è stato inserito tra i nemici degli Stati Uniti; è un personaggio così scomodo da non trovare né un produttore (il film è stato finanziato da produttori canadesi) e nemmeno una distribuzione negli Stati Uniti. Però è anche l'unico cineasta al mondo che può permettersi di fare un documentario, vederlo uscire nelle sale, premiare ai festival e guadagnarci.
Da quarantasei anni, dal 1956 (Il mondo del silenzio di Jacques-Yves Cousteau), il Festival di Cannes non metteva in concorso un documentario. E "Bowling a Columbine" è riuscito ad accaparrarsi non solo il Premio speciale della giuria al Festival del 2002, ma anche il Premio Oscar 2003 per il miglior film documentario.
Il progetto del film inizialmente concerneva di base la strage omonima, poi dopo soli sei mesi ci fu l’omicidio di Kayla Roland, la bimba di sei anni uccisa da un suo coetaneo a scuola, a Flint (città natale del regista). Ecco che il documentario viene ad arricchirsi sino l’11 settembre 2001 che, a detta di Moore, ha completamente cambiato il film.
Il fatto dal quale trae spunto è solo un pretesto per illustrare una tesi. Il titolo deriva dal fatto che i due assassini, quel fatidico mattino giocarono a bowling; un gioco “sospetto” (alla Columbine era considerato un’attività educativa). Moore ci scherza sopra facendo riferimento alle innumerevoli supposizioni di colpe e cause: si chiede perché non abbiano incolpato anche il bowling, vista l’assurdità di alcune ipotesi. Dal piccolo liceo di Littleton, lo sguardo viene allargato a tutta l’America e, conseguentemente, alla sua storia e alla sua gente.
L’argomento fondamentale dell’opera è un atto d’accusa contro la corsa all’armamento privato dell’americano medio e contro la causa di tutto questo: la cultura della paura (“The cultur of fear” di Barry Glassner). Il regista si chiede quali ragioni portino gli Stati Uniti ad avere il primato mondiale di omicidi con armi da fuoco, creando un divario enorme con gli altri paesi (381 in Germania, 255 in Francia, 165 in Canada, 68 nel Regno Unito, 65 in Australia, 39 in Giappone…11.127 omicidi l'anno negli USA). Le cifre parlano chiaro: 250 i milioni di armi nelle case degli americani. Sostanzialmente il numero di pistole supera il numero di televisori e di elettori. Il Secondo emendamento della Costituzione Americana prevede il libero possesso di armi per la legittima difesa. Recita testualmente: "Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di tenere e di portare armi non potrà essere violato".
L'ovvia correlazione tra diffusione non controllata di armi e omicidi viene però messa in discussione attraverso il confronto con il confinante Canada. Le abitudini in questo stato non sono troppo dissimili riguardo le armi, ma il numero di delitti è drasticamente inferiore. Cos'e' allora che fa la differenza? Cerca quindi di andare al di là del fenomeno della diffusione delle armi, cercando di capire, perché, ad esempio, la stragrande maggioranza degli abitanti dei quartieri residenziali dei sobborghi cittadini, gente normalissima, la sera va a letto con una 44 Magnum sotto il cuscino (vedi episodio con James Nichols).
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Caratteri del cinema contemporaneo
- Docente: Franco La Polla
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