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Informazione e mercato della salute


È fiorita negli ultimi dieci anni un'industria della salute i cui buoni affari si fondano sul progresso medico e a loro volta contribuiscono al benessere generale della popolazione. Le case farmaceutiche sono i protagonisti più visibili di questo settore economico ma sono affiancate da altri attori:

I produttori di strumenti e beni di consumo sanitari che impiegano ingenti risorse per promuovere la vendita della loro produzione.

I grandi ospedali, cliniche private, centri diagnostici e laboratori, che competono per richiamare il maggior numero di malati.

Le compagnie di assicurazioni e le casse integrative, che offrono nuove prestazioni per conquistare contratti.
Il richiamo del successo attira l'attenzione di ulteriori attori di primo piano: gli specialisti organizzati negli ordini professionali, e i cittadini nonché malati coordinati dalla associazioni di consumatori e da quelle nate per combattere questa o quella malattia. I due tipi di soggetti sociali si alleano spesso in campagne che si propongono di amplificare l'importanza delle singole malattie allo scopo di assoldare pazienti, ottenere finanziamenti, potenziare le strutture, sviluppare la ricerca.

Al di là delle differenze e spesso delle rivalità tra concorrenti, emerge una direzione comune: la pressione a reclutare sempre più clienti e a far loro consumare sempre più prodotti.

Tra gli strumenti più sfruttati per acquisire nuovi clienti vi sono gli strumenti di diagnosi precoce: solo due o tre possono considerarsi eticamente proponibili, tutto il resto di interventi di questo tipo è più tenente al danno che al beneficio. Nonostante ciò vanno moltiplicandosi inviti e controlli a questa o quella parte del corpo. I mezzi sono i più disparati in un crescendo in cui la fantasia sembra non avere più limiti.
 
Parallelamente un'altra tendenza si va affermando: un rimaneggiamento delle categorie utilizzate per classificare le malattie, che da un lato fa registrare la comparsa di nuove sindromi, dall'altro riduce sistematicamente lo spazio di ciò che è normale e dilata quello patologico. Ciò lo si potrebbe definire come riduzione della soglia, cioè limite oltre il quale inizia la malattia. È anche stato coniato il termine di pseudo - malattia poiché resta impossibile distinguere le non-malattie da quelle vere, nessuno è in gradi di risparmiare interventi inutili, e spesso dannosi.

Dietro al desiderio di prevenire e curare meglio le malattie giocando d'anticipo vi è purtroppo quella motivazione inconfessata di reclutare sempre più nuovi clienti e di indurli a consumare sempre più prestazioni sanitarie. Le strategie di promozione delle malattie e dei rimedi sono orchestrate con mezzi ingenti usati con disinvoltura e condotte in modo integrato su tutti i fronti.
Una inchiesta giornalistica negli USA circa la fobia sociale, ha fatto emergere la consapevolezza che le case farmaceutiche anziché limitarsi a cercare nuovi farmaci per le malattie che esistono, cercano ora nuove malattie per i farmaci che hanno da vendere.

Il British Medical Journal ha trattato il problema della medicalizzazione della società, nelle dimensioni assunte dal fenomeno negli ultimi anni e soprattutto nella peculiarità di alcune manifestazioni sinora inimmaginabili o per lo meno non descritte. La pi sconcertante è quella definita DISEASE MONGERING ovvero commercio di malattie.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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