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La bioetica tra ricerca e comunicazione: la sperimentazione sull'uomo


Sono continui, in quest'epoca ricca di scoperte per l'uomo, gli stravolgimenti dei paradigmi scientifici. Ciò che muta in profondità sono gli strumenti che ci consentono di riconoscere e di definire i confini del corpo, in altri termini cosa nel corpo è natura e cosa nel corpo è cultura; sappiamo benissimo che ciascuna cultura e ciascuna epoca produce una sua immagine del corpo che non è mai la stessa di un'epoca o cultura precedente ERGO le rivoluzioni scientifiche comportano delle rivoluzioni sociali del costume e dell'idea stessa dell'uomo.

Nella loro sostanza, i problemi del rapporto tra bioetica e mass media riguardanti la sperimentazione sul corpo umano sono tra i più rilevanti e controversi sia perché viviamo in un'epoca che vede da una parte una forte esaltazione e valorizzazione della corporeità, dall'altra una sua profonda manipolazione e mercificazione; e sia perché tali problemi riguardano l'intero arco della vita degli individui: dalla generazione alla nascita alla morte e coinvolgono esperienze quali la costruzione dell'identità personale, la malattia, il rapporto tra il corpo e la macchina e ora anche tra corpo e mercato. Ciò che appare importante è la definizione o ridefinizione dei valori che devono essere costantemente vicini alla scienza e alla ricerca scientifica, soprattutto quando essa coinvolge da vicino le sorti degli esseri umani e delle generazioni future.

La sperimentazione sull'uomo pone interrogativi inquietanti non solo per il mistero che spesso avvolge tali questioni ma per un vuoto legislativo attribuibile a una giustificabile reticenza del legislatore in merito a problematiche sempre in evoluzione e per questo poco adatte a modelli rigidi e predeterminati. Si è arrivati a un compromesso con la nascita di una nuova categoria morale: l'etica giuridica. Così la bioetica e il diritto cominciano a parlare la stessa lingua, arrivano alle medesime risposte e tentano la risoluzione degli identici conflitti. Sono tradotte cioè sul piano giuridico le regole morali valide in quel determinato contesto culturale e momento storico.

Il dibattito attuale vede contrapporsi da un lato una forma di sperimentalismo funzionale al progresso della medicina ma sottoposto alla pressione della tecnologia, dall'altro la necessità sempre più avvertita di una maggiore tutela del malato e dell'umanità: si auspica una forma d'armonizzazione tra medicina scientifico-tecnologica e antropologia medica e mezzi di comunicazione che sia più attenta alle esigenze delle persone.

Dopo i crimini nazisti e il processo di Norimberga emersero due linee di riflessione principali: una di natura giuridica con la formulazione dei diritti dell'uomo e un'altra di natura filosofica per la ricerca di una fondazione etica e razionale di tali diritti. Gli abusi nella sperimentazione sull'uomo tuttavia continuano nonostante il codice di Helsinki del ‘64 rappresenti un tentativo di regolamentarla. Nel ‘74 viene istituita la National Commission for the protection of Human Subjects of Biomedical and Behavioral Research, la quale nel ‘79 redigerà il Belmont Report che stabilisce i tre principi etici fondamentali per la ricerca biomedica:

1. il rispetto della persona, che richiede il coinvolgimento decisionale del soggetto di ricerca e la protezione dei soggetti più deboli.

2. Il principio di beneficenza, la quale richiede che il rischio sia ragionevole in relazione ai benefici attesi, il farmaco sperimentale deve avere qualche possibilità di successo o dove la terapia già esista deve avere possibilità di un incremento.

3. Il principio di giustizia, il quale esige che vi sia un consistente valore sociale della sperimentazione; esige inoltre il rispetto dei principi di uguaglianza e di giustizia distributiva.

Sempre nel ‘74 alla Istitutional Review Boards viene affidata la garanzia dei soggetti arruolati per le
sperimentazioni, attraverso il controllo e la revisione di tutte le ricerche effettuate sugli esseri umani.

Tali controlli mancano nel Terzo Mondo in cui si ripetono gli abusi si popolazioni malate non in grado di curarsi con farmaci spesso troppo costosi. Basti pensare al proliferare dei globetrotter della vena ovvero gli individui le cui vene vengono di continuo utilizzate per testare ogni tipo di farmaco.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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