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Comunicare e informare: quale empowerment per il cittadino?


La comunicazione è di casa in medicina, e da sempre. Diventa oggi sempre più forte la richiesta di un cambiamento in profondità nei rapporti tra coloro che erogano le cure e i cittadini che le ricevono, così da modificare la struttura stessa della comunicazione che intercorre tra di loro. Ci si riferisce così al fenomeno dell’empowerment del paziente. La parola inglese contiene la nozione di potere, qui non ci si riferisce a un potere di natura politica o nei rapporti interpersonali: tutte le relazioni di cura e assistenza prevedono un potere, utilizzato in modo benefico a vantaggio di un altro, il potere in questione è quello che, traducendosi in atto, si esprime in un atteggiamento di paternalismo benevolo. Il concetto di empowerment sostituisce quello di operatore sanitario come avvocato o alleato del paziente, empowerment sottolinea invece il concetto di autonomia: il senso di tale processo non è quello di mettere il paziente in posizione sovrastante (one up) e il medico in posizione sottostante (one down) in quanto non sarebbe un progresso se il medico diventasse l’esecutore nelle decisioni del paziente, anzi ciò costituirebbe una minaccia in quanta al paziente potrebbe anzi manca il bagagli di conoscenza medica proprie del sapere professionali.

L’empowerment è invece un cambiamento di rapporti complesso che ha luogo su diversi piani e prevede dei cambiamenti significativi su 3 diversi dimensioni: quella culturale, quella clinica e quella etica. L’empowerment in sanità non equivale all’acquisizione del potere da parte del malato! Il modello dell’empowerment che noi proponiamo concerne nell’indicare la tendenza a dare più coinvolgimento nelle decisioni ai pazienti, al di là del consenso informato. L’empowerment diventa effettivo solo attraverso un processo informativo sistematico: il paziente va informato se ciò che gli viene proposto si inquadra in un progetto di ricerca, in un’indagine diagnostica o in un trattamento terapeutico; l’informazione non è completa se non si includono le alternativi, i benefici attesi, gli effetti collaterali, i rischi e le possibili complicazioni. Grande peso acquista oggi il parere complementare, diritto del paziente. Sul piano propriamente etico l’empowerment comporta il passaggio dal modello ideale dell’etica medica a quello della bioetica: il paziente non può essere solo passivo, è chiamato a collaborare attivamente con il medico nella definizione degli obiettivi dell’intervento sanitario. L’empowerment è fortemente correlato con la responsabilizzazione dell’individuo per le decisioni che lo riguardano, nessuno meglio della persona stessa può interagire con i professionisti sanitari per giungere alla decisione che meglio salvaguardi tutti i valori in gioco. L’empowerment tende a valorizzare le preferenze individuali e a rispettarle anche al di fuori del contesto in cui hanno un valore giuridico.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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