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Anni di piombo e nuovi registi anni Settanta


Nel 1975 poco prima della morte di Pasolini, l’autore registra la vittoria della sinistra centrale come un chiaro segno di spoliticizzazione dell’Italia, altro non è se non un adattamento alla propria degradazione. Negli anni ottanta il cinema privilegerà questo aspetto mostrando la vittoria del privato sul pubblico, la celebrazione del consumismo superfluo e sulla perdita del valore di appartenenza ad una società civile. I tema del terrorismo sarà affrontato da pochi, sottolinearsi La tragedia di un uomo ridicolo (Bertolucci). Germana Margareth _Von Trotta proporrà con Anni di Piombo una visione diversa assumendo il punto di vista dei terroristi scandagliandone le ragioni psicologiche. Tuttavia in generale la tendenza è quella dell’evasione e dell’evitare l’argomento scottante del terrorismo che verrà trattato più avanti da un gruppo di giovani sceneggiatori.
Esordiscono autori colti che hanno saputo metabolizzare forme e modelli provenienti dalla letteratura.
Roberto Faenza neodiplomato al Centro Sperimentale che esordisce alla fine degli anni sessanta con un film sul 68 proponendo tipologie bellocchiane; più avanti raggiungerà una maturità stilistica mutuando dalla letteratura soprattutto con Jona che visse nella balena (1993) Sostiene Pereira (con mastroianni vecchio) 1995, da Yehoshua con L’amante perduto fino al 2003 con Prendimi l’anima.
Pupi Avati fa ancora parte di una generazione alimentata dal cinema americano e dalla musica jazz. Mira a comporre una sinopia della storia italiana collettiva esordisce con Jazz band 1978 e poi con Noi tre 1984 riprende la tematica musicale dedicando il film a mozart. Tra gli anni ottanta e novanta registra una quantità elevata di titoli che compongono una sorta di puzzle di tante piccole storie per sfociare nella somma delle sue doti di narratore epico in I cavalieri che fecero l’impresa 2001.
Nel 1975 esordisce Peter Del Monte e nello stesso periodo Mario Brenta, Emidio Greco, Fabio Carpi, Luigi Faccini, Carlo Di Carlo, Maurizio Ponzi.
Marco Tullio Giordana tenta di ricostruire la figura di Pasolini con il docu-film Pasolini un delitto italiano 1995, accreditando la tesi del complotto riprende anche temi caldi come il rapimento di Aldo Moro e la morte di tifoso juventini in scontri a Liverpool.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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