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L'accuratezza : fondamento di credibilità per i media


Scott Maier, Getting it right? Not in 59% of stories
Non è corretto il 59% delle storie locali.
L’inaccuratezza è sul contesto e molte informazioni essenziali sono lasciate fuori.
Accuratezza è fondamento di credibilità per i media. Anche i piccoli errori nutrono scetticità nel pubblico, riguardo la credibilità dei giornali. Per cercare lo scoop, spesso i giornalisti non verificano le fonti, così da una parte il giornale perde credibilità, dall’altra la ricerca letteraria tenta di evitare errori nei giornali.
C’è dunque una stretta correlazione tra “errori” e “fiducia del pubblico” nei giornali. Sono stati messi insieme due questionari:
1. Del The Raleigh N.C.
2. Della ASNE
entrambi sull’accuratezza dell’informazione negli ultimi 60 anni. Dalla combinazione dei due sondaggi si ha una prospettiva dell’accuratezza e credibilità dei giornali alla fine del millennio.
Gli errori più frequenti (chiamati “errori di fatto o fattuali”) sono stati classificati in:
1. Misquotes, citazioni errate;
2. Spelling, riferito a tutto;
3. Nomi;
4. Età;
5. Altri numeri;
6. Titoli;
7. Indirizzi;
8. Altri luoghi;
9. Ore e date.
Oltre agli “errori di fatto” ci sono anche gli “errori soggettivi” (eccessiva enfasi, poca enfasi, omissioni, titoli che conducono ad una interpretazione sbagliata), i quali sono a loro volta inseriti tra gli “errori di significato”.
Dal 40% al 60% è la percentuale delle storie che contengono errori.
Ma cos’è considerato un errore?
L’accuratezza nella comunicazione può essere concettualizzata come “accordo di/su un messaggio tra fonte e ricevente”, “riproduzione fedele di un evento o attività di pubblico interesse”.

Tratto da RESPONSABILITÀ DEI MEDIA di Marco Cappuccini
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