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Definizione di antonimia


Due unità lessicali sono dette antonime o contrarie quando hanno un significato contrario: bello/brutto, amore/odio. Esistono prefissi italiani come dis-, in- che premessi a una base danno il suo antonimo. L’antonimia può essere graduabile, raramente ve ne sono nel linguaggio di non graduabili, o complementari. Si può costriuire un complementare artificialmente, cioè negando un lessema: non nero è antonimo complementare di nero. Come contrari sono spesso indicate coppie di lessemi che sono piuttosto simmetrici o inversi, quali comprare/vendere, servo/padrone.

L’enantiosemia è invece il fenomeno per cui una parola può avere sia un significato, sia il suo opposto. Apparente: “che è evidente” e “che sembra e che non è”, cacciare “inseguire per raggiungere” e “mandare via, allontanare”, A volte un significato si è sviluppato da un altro, ma entrambi coesistono, come storia “resoconto vero di fatti reali” e “resoconto inventato”.

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