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Commedia grottesca italiana negli anni Sessanta


Negli anni sessanta la commedia all’italiana cambia segno, s’impegna del ritrarre in forma bozzettistica e caricaturale figure sociali sottratte a qualsiasi tipo di integrazione e sottomesse a spinte inarrestabili, dalla pressione dei desideri all’insostenibilità dei codici della vita comune. Il tempo del grottesco diventa il presente senza storia. Il grottesco crocefigge il soggetto, lo inchioda alla sua inanità e alle sue inadempienze: coglie il mostruoso nel sociale. Il colpevole non è l’individuo, è la società stessa ad essere colpevole e mostruosa. "I Mostri" di Dino Risi sanciscono il passaggio alla commedia grottesca attraverso la struttura ad episodi e la riduzione del personaggio a maschera. L’aggressione grottesca riduce il mondo ad una galleria di tipi, l’unico modo di sopravvivere in una società che ha deformato dall’interno i suoi connotati rendendola un incubo è l’indossare una maschera. Il grottesco satirico abbassa e smaschera gli ideali i valori, le forme di un vivere sociale radicalmente codificato e gerarchicamente imbalsamato. La nuova commedia s’incentra sulla rinuncia come condizione necessaria all’inserimento nel mondo adulto, la società fa si che il desiderabile e il doveroso coincidano. Il riso della nuova commedia è un riso orrido, tra comico e patetico. L’elemento stilistico fondamentale è il raccapricciante che sancisce il processo di passaggio tra il comico e l’orrido. Il grottesco ci mostra il processo di costruzione di una maschera e poi si articola nell’insostenibilità della stessa.

Tratto da CORPO E MASCHERA NEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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