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La distinzione tra arte antica, medievale e moderna di F. Wickoff

La distinzione tra arte antica, medievale e moderna di F. Wickoff


Le ipotesi di Wickoff sono oggi ampiamente superate, considerata sprattutto l'mportanza dei risultati dell'arte greca nell'area romana. Ma il grande merito di Wickoff fu quello di operare una rottura fondamentale con la concezione evoluzionistica dell'arte antica e di respingere la cesura, allora scontata, tra arte antica e arte medievale e moderna.
Wickoff invitava, invece, a studiare ogni momento dell'arte antica (dell'arte medievale, dell'arte moderna...) negli aspetti suoi specifici, autonomi; a considerare la continuità e i collegamenti esistenti tra mondo figurativo antico e moderno. La sensibilità storica di Wickoff si fondava sull'esigenza di dare una adeguata impostazione scientifica allo studio dei monumenti artistici e all'individuazione  dei dati formali interni costitutivi dei testi figurativi, che andavano verificati attraverso i mutamenti culturali e temporali, che diventano dati ancora più importanti e precisi dei documenti scritti per stabilire la cronologia di un'opera d'arte e quindi del suo significato culturale.  L'antico di Wickoff non è un mondo mitico. Non è una idealizzazione di una parte archetipica dela civiltà; non la parte primigenia e autentica dell'umanità, come la vedevano Burckardt, Klimt, Bocklin e Nietzsche. L'antico di Wickoff è una rivisitazione storica, filologica e formale fatta per cercare di individuare i tratti originali e autonomi alla luce degli studi condotti dagli archeologi di cultura tedesca in area mediterranea.
Arte medievale. L'attenzione per l'arte medievale è dimostrata già da alcuni saggi giovanili tra cui uno sulla figura d'amore nella fantasia del Medioevo italiano, e dall'interessa per la miniatura, che lo portò a catalogare tutti i codici miniati conservati in territorio austriaco. Lo studio della miniatura va riportato anche alla nuova attenzione che si dava a campi ancora considerati minori.
Arte risascimentale. Si dedicò ampiamente al Rinascimento italiano, specie a quello veneto e romano. In particolare si diede al tema della continuità dei motivi classici tra Quattro e Cinquecento (Durer, Botticelli, Michelangelo). Fu poi attratto dal disegno degli antichi maestri, esplorando sistematicamente pittori come Raffaello e Rembrandt, a cui dedicò una monografia ciascuno, e analizzando fittamente il patrimonio di disegni dell'Albertina di Vienna, di cui era direttore all'epoca Moritz Thausing, che probabilmente gli trasmise la passione per il disegno.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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