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La teoria evolutiva della storia secondo Vasari



E per quanto riguarda il prima del Rinascimento? Torna anche qui l'idea negativa del Medioevo. In lui troviamo però per la prima volta l'orrore, ripetuto fino al Romanticismo, delle tenebre medievali. La sua costruzione storica evidenzia una maniera antica, una maniera vecchia (quella medievale) e una maniera moderna (il Rinascimento) che si riflette come uno specchio con la prima. Troviamo anche qui una classifica ascendente. Più in alto l'arte romana, culmine dello sviluppo e della preparazione dell'epoca greca ed egizia, idea rimasta fino a Winckelmann. Poi comincia la solita irreparabile discesa coi Bizantini e Costantinopoli. Da notare come la sua critica all'assenza di rilievi nell'arco di Costantino sia stranamente uguale all'esposto sullo stesso tema che è stato attribuito a Raffaello nelle Vite.
Fu Vasari a diffondere il concetto della “teoria dei barbari” ma non è un concetto di cui possiamo rinconoscergli la paternità, dato che già si trova nella biografia di Brunelleschi di Manetti. Va detto che Vasari tenterà onestamente di districarsi nel mare storico dell'epoca, aiutandosi con le cronache di Paolo Diacono e ha seguito con interesse i loro monumenti. Nelle sue caricature sull'arte medievale troviamo una acuta osservazione: la caratteristica mancanza della dimensione spaziale, la maniera lineare, lo stare sulle punte dei piedi, gli occhi spiritati. Certo, Vasari le considerava rozzezze.
Il Rinascimento è dunque la reazione all'arte medievale, grazie al ritorno al modo naturale, iniziato nel Trecento, e all'influsso dell'antichità, stimolato dalle grandi scoperte archeologiche dell'epoca.
Vasari ha dunque una idea evolutiva della storia.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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