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La logica dei generi di Genette




Accingendosi a trattare le relazioni tra l’autore e il narratore per differenziare il racconto fattuale da quello fittizio, Genette si chiede se questa operazione resti nei limiti della narratologia, mentre a proposito del libro Die Logik der Dichtung di K. Hamburger, si potrebbe dire che fonda il proprio ragionamento sull’enunciazione, che è la fonte degli usi della lingua. La studiosa propone un approccio narratologico profondamente originale, fondando una logica dei generi a partire dagli usi letterari e non della lingua: l’enunciato in sé è meno importante del suo rapporto con il soggetto dell’enunciazione, e nell’uso corrente della lingua, in quello non letterario, ogni enunciato è un enunciato di realtà. Se adottare un vero rapporto referenziale significa partire dal presupposto che l’oggetto al quale ci si riferisce esista, che cosa succede quando l’oggetto dell’enunciato si rivela irreale, per esempio un sogno, una visione o una menzogna? È proprio perché l’elemento decisivo non è l’oggetto dell’enunciato, bensì il soggetto dell’enunciazione che anche un enunciato irreale è in ogni caso un enunciato di realtà.  

Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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