Secondo inizio di "Quarto potere". Il cinegiornale
Il secondo inizio del film è affidato alla proiezione di un cinegiornale. Il cinegiornale ci presenta il personaggio di Charles Foster Kane. Nella versione in lingua originale la magione in cui vive Kane si chiama Xanadu, mentre in italiano è stata tradotta Candalou. Inoltre il cinegiornale nella versione originale è preceduto da alcuni versi del poeta Samuel Taylor Coleridge. Nella versione originale la voce che commenta le immagini è assai enfatica con chiaro tono ironico e sarcastico. Il cinegiornale ha in primo luogo il compito di bilanciare la curiosità sulla grande magione intravista nel corso del primo inizio. In seguito viene presentato l’uomo Kane e in un certo senso risolto un mistero ne viene proposto subito un altro. Ora sappiamo che faccia ha l’uomo che abbiamo visto morire, ma non sappiamo ancora praticamente niente di lui. Per la prima volta vediamo il suo volto in occasione del cinegiornale che mostra alcuni giornali che annunciano la sua morte. Da sottolineare come nella versione italiana siano assenti le didascalie che scandiscono le varie fasi del cinegiornale presenti invece nel corrispettivo americano. Ci vengono mostrate le vaste proprietà di Kane e le immagini si accumulano come in una sorta di documentazione. L’accumulo di nozioni e di dicerie sul conto di Kane, le sue avventure e le sue contraddizioni dimostrano come non esiste una sola verità, ma diverse verità, una varietà così come varie sono le prospettive che illustrano la vita di Kane e che hanno avuto a che fare con lui. Una volta finito il cinegiornale notiamo l’illuminazione che fa d’appendice al secondo inizio. Tale luce è in penombra e favorisce un contrasto tra i volti umani e lo sfondo di luci. Il volto di Thompson rimane sempre coperto dell’ombra. Inoltre il volume della musica, dei rumori e dei dialoghi è sempre molto alto per dare un senso di complessità non solo visiva, ma anche auditiva, che interferisce con la facilità di comprendere ciò che i personaggi dicono, riproducendo quindi la realtà. La profondità di campo, poi, dispone i personaggi a forma di triangolo, collegandoli tra di loro in questa composizione emblematica.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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