Primo inizio di "Quarto potere". Rosebud
Abbiamo un doppio inizio. Il primo ci mostra la vicenda di Charles Foster Kane, magnate della stampa, ormai giunta a conclusione. L’uomo muore nel letto della sua maestosa casa e prima di esalare l’ultimo respiro si lascia sfuggire la parola Rosebud, dopodiché spira e lascia cadere a terra una sfera di cristallo con all’interno della neve. Rosebud è un espediente narrativo molto importante, in quanto stuzzica la curiosità e l’attenzione non solo degli spettatori, ma anche gli stessi personaggi del film si interrogheranno dall’inizio alla fine sul significato di quelle ultime parole di Kane.
La costruzione della storia ha l’originalità di dare al narratore il compito di riunire diverse storie e mostrare che se esiste una verità essa non può che essere complessa e contraddittoria, in quanto è presentata da più punti di vista. Viene messa in luce la particolarità della realtà e attribuisce la ricostruzione della storia della vita di un uomo attraverso le persone che lo hanno conosciuto e il rapporto che egli ha avuto con loro.
Il giornalista Thompson, mai inquadrato frontalmente, ricostruisce e unisce i fili della storia. Il suo essere sempre nell’ombra finisce con l’identificare Thompson con la macchina da presa e il suo punto di vista diventa il punto di vista della rappresentazione cinematografica oggettiva.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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