Bazin su Welles. Piano-Sequenza e profondità di campo
André Bazin è stato tra i primi ad occuparsi, con precisione e continuità, dell’opera di Orson Welles. Bazin elogia soprattutto la rivoluzionaria originalità espressiva e il genio formale, perché è lo stile nel cinema di Welles a creare il senso delle cose. Bazin sottolinea specialmente l’importanza di alcune invenzioni o reinvenzioni wellesiane, come: - il découpage in profondità (quest’ultima tecnica consente di allungare l’immagine in profondità, che «abbinata alla ripresa quasi costantemente dal basso, crea in tutto il film un’impressione di tensione e di conflitto, come se l’immagine rischiasse di squarciarsi»); - la tecnica del grandangolo; - l’intuizione del Piano-Sequenza. Il Piano-Sequenza (ovvero una sequenza realizzata in una sola inquadratura) per Bazin ha una triplice valenza: formale, storica, ontologica. Il Piano-Sequenza annuncia uno stile di regia innovativo, un concetto moderno della messa in scena cinematografica, che privilegia «la ripresa in continuità di un’intera azione, di un’intera unità drammatica, senza interromperla con la segmentazione del montaggio». Il Piano-Sequenza marca una rottura, una cesura, uno stacco tra il cinema classico e quello moderno. Segna l’evoluzione del linguaggio cinematografico, il superamento, se non il rifiuto, dei modelli di découpage messi a punto in precedenza. Il Piano-Sequenza è un superamento della disgregazione dello spazio-tempo imposta dal montaggio del cinema classico. Il Piano-Sequenza è un procedimento “realista” che mima la molteplicità irriducibile della realtà e ne restituisce allo spettatore la continuità percettiva, la sua intrinseca ambiguità. Se nel découpage del cinema classico, la ripresa aggredisce il fatto, lo spezzetta, lo analizza, lo ricostituisce, fino a snaturarlo, cioè a ricoprirlo di tutta una serie di astrazioni e finzioni, il Piano-Sequenza è quella forma linguistica che riporta in forma inalterata la continuità spazio-temporale della realtà e che dà allo spettatore la sensazione di trovarsi sulla scena. L'utilizzo del Piano-Sequenza è uno degli aspetti fondamentali di Quarto potere, che è considerato lo spartiacque tra il cinema in montaggio analitico e il cinema moderno, che non spezzetta la realtà, ma semmai ne mima la molteplicità e complessità.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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